Ero in guerra ma non lo sapevo, la recensione: la storia vera di Pierluigi Torregiani

La recensione di Ero in guerra ma non lo sapevo, il nuovo film di Fabio Resinaro con Francesco Montanari e Laura Chiatti che racconta la storia vera di Pierluigi Torregiani.

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Ero in guerra ma non lo sapevo: Francesco Montanari in una sequenza del film

Il ticchettio del tempo che scorre. Gli ingranaggi che muovono le lancette dell'orologio. Un meccanismo. È così che iniziamo la nostra recensione di Ero in guerra ma non lo sapevo, il nuovo film di Fabio Resinaro tratto da una storia vera, avvenuta a Milano alla fine degli anni Settanta. Attraverso una semplice quanto profonda metafora sul tempo, la storia degli ultimi giorni di vita di Pierluigi Torregiani, gioiellere padre di famiglia che, durante gli anni di piombo, venne ucciso in un agguato dai Pac, i Proletari Armati per il Comunismo, si mostra allo spettatore.

Mantenere il controllo

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Ero in guerra ma non lo sapevo: Francesco Montanari in un'immagine

Gioielliere od orologiaio? Pierluigi Torregiani è un uomo di successo. Sta per aprire una seconda gioielleria, è capace di vendere collane e altri preziosi attraverso le televendite con numeri record (addirittura togliendo pubblico ai quiz condotti da Mike Bongiorno), sembra l'uomo più soddisfatto del mondo. La vita è un meccanismo e Torregiani ce l'ha costantemente sotto controllo. Anche tra le mura domestiche, dove nonostante si senta un padre amato dalla moglie e i tre figli (a cui compra regali costantemente), si percepisce subito che qualcosa non va per il verso giusto. Forse è questa ossessione per il controllo che, da uomo invincibile, lo rende padrone della vita degli altri. Piedi per terra e sforzarsi di sorridere: questa è la legge che lo governa. Il fragile equilibrio è destinato a cambiare repentinamente quando, la sera del 22 gennaio 1979, durante una cena in un ristorante, il protagonista è vittima di una rapina che si conclude nel sangue. Uno dei rapinatori viene ucciso e anche se non è stato Torregiani a sparare, sia i giornali che il gruppo di terroristi con a capo Cesare Battisti, lo considerano il "bandito" che si è fatto giustizia da solo. E, per i secondi, diventa un obiettivo da punire. Torregiani dovrà fare di tutto per mantenere il controllo sulla propria vita e sul proprio ingranaggio esistenziale.

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Una storia di conflitti

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Ero in guerra ma non lo sapevo: Francesco Montanari e Juju Di Domenico in una scena del film

Raccontando una vicenda di cronaca attraverso il punto di vista del protagonista, mantenendo l'occhio della macchina da presa costantemente puntato su di lui, Ero in guerra ma non lo sapevo riesce a caratterizzare Torregiani donandogli un'ambiguità di fondo che funziona e crea drammaturgicamente il racconto. Infatti, lontano dall'essere rappresentato come un uomo perfetto, Torreggiani appare come un maniaco del controllo, a tratti davvero soffocante nei confronti degli altri, soprattutto nei confronti dei familiari. È qui che il film presenta il conflitto maggiore, evitando l'agiografia pura e donando profondità all'intero racconto, capace di travalicare l'ambientazione storica del periodo e parlare allo spettatore di oggi. L'assenza di precise risposte, nonostante le canoniche didascalie finali, tipiche di film di questo tipo, tradiscano una posizione, dona al film una danza di luci e ombre volte verso il personaggio, atte a scoprirne il lato più umano e, quindi, non privo di difetti. È uno degli aspetti più interessanti del film, al di là del racconto di cronaca: la storia di un uomo a tratti narcisista che smette di essere orologiaio e si accorge, poco a poco, di essere solo l'ennesimo ingranaggio.

Metafore e linguaggio

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Ero in guerra ma non lo sapevo: Francesco Montanari, Laura Chiatti, Juju Di Domenico, Alessandro Tocchi in in una scena del film

Resinaro pone molta attenzione nel riuscire a comunicare questo valido aspetto del personaggio e dell'opera stessa. Di conseguenza il film abbraccia un linguaggio chiaro ed espositivo, persino nell'uso delle metafore. Il ticchettio dell'orologio, metafora che corrisponde non solo all'ingranaggio del mondo, ma anche all'appartenenza di una precisa temporalità, viene quindi urlata attraverso scelte di regia e di montaggio che non lasciano spazio a dubbi, attraverso le riprese dall'alto delle strade, che si piegano verso destra come le lancette degli orologi, ma anche attraverso dialoghi a volte sin troppo didascalici. In questo senso, unita a una fotografia di chiaro stampo settantiano che tende a prediligere i primi piani, si nota la dimensione più televisiva dell'opera, ideale come film di qualità e di ampia divulgazione. Va sottolineato, in ogni caso, la regia di Resinaro, parecchio virtuosa, che propende per movimenti di macchina lunghi e decisi ed evita un certo immobilismo (coerentemente con la visione di un tempo che scorre). Va segnalato, infine, l'inserimento di filmati d'archivio che contestualizzano l'epoca in cui la storia è ambientata e che costruiscono un legame funzionante al look del film. L'unico aspetto narrativo un po' fuori luogo è nella ricerca di un collegamento con la nostra contemporaneità e la situazione in cui la famiglia del protagonista si riflette nei vari lockdown e nelle restrizioni che, per motivi di salute, siamo invitati a rispettare in questo periodo. Qui il legame appare un po' troppo semplicistico e, senza il giusto spazio di approfondimento e ponendo sullo stesso piano due storie molto diverse, potrebbe dar adito a interpretazioni non del tutto riuscite che -a nostro parere- non c'entrano pienamente il bersaglio.

Un cast che funziona

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Ero in guerra ma non lo sapevo: Laura Chiatti e Juju Di Domenico in una scena del film

Assoluto protagonista è Francesco Montanari, che si ritaglia un ruolo sicuramente non facile e che risulta sfaccettato e sfumato. Non ci meraviglieremmo se, infatti, il protagonista non dovesse incontrare totalmente le simpatie del pubblico. Merito di un'interpretazione che funziona e che dà il meglio in una delle scene finali, dove la vita privata e quella pubblica di Torregiani si confondono, dove l'attore diventa esso stesso attore. Nonostante il ruolo parecchio più marginale Laura Chiattii nel ruolo della moglie di Torregiani riesce a esprimere tutto il turbinio interiore del personaggio, mantenendosi sempre un passo indietro rispetto all'ostentazione dei sentimenti e risultando davvero naturale. Il resto della famiglia Torregiani non riesce a spiccare come dovrebbe, a causa del poco spazio a disposizione, anche se va sottolineata la naturalezza di Juju Di Domenico e la silenziosa Maria Vittoria Dallasta.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Ero in guerra ma non lo sapevo non possiamo che consigliare la visione di questo film, tratto da una storia vera, che non si limita a raccontare passivamente un fatto di cronaca, ma a concentrarsi sulla figura del protagonista. Il risultato è un film che richiama il look degli anni Settanta, virtuoso nella regia, sorretto da un buon cast che si concentra sulla caduta di uomo che credeva di essere invincibile. L’attenzione posta sul tempo e sull’ingranaggio rendono il film interessante, ma -essendo dedicato a un pubblico eterogeneo e generalista- a volte queste metafore sono sin troppo insistite e didascaliche, smorzando la forza del racconto.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • L’attenzione posta sull’uomo prima che sul fatto di cronaca.
  • Le interpretazioni degli attori protagonisti sorreggono il dramma.
  • Il look fotografico ricrea gli anni Settanta con una regia virtuosa che cerca di scardinare l’immobilità tipica di questi racconti.
  • La metafora sul tempo e sul controllo degli ingranaggi rende il film interessante…

Cosa non va

  • …anche se a volte si eccede con il didascalismo, lasciando che il film perda parte della sua forza.
  • Non sempre il film centra il bersaglio quando prova a collegare la storia con la nostra contemporaneità, lasciando spazio a interpretazioni troppo ambigue.