L'anno scorso, agli Emmy Award, era stata l'edizione dei record de Il trono di spade: lo show fantasy della HBO aveva conquistato infatti dodici Emmy, un primato assoluto nella storia del premio, su ben ventiquattro nomination. E il prossimo 18 settembre, la sesta stagione della serie fantasy ispirata ai romanzi di George R.R. Martin potrebbe addirittura bissare il trionfo di un anno fa, almeno a giudicare dalla quantità impressionante di candidature.
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Sono ventitré in tutto, infatti, le nomination per Il trono di spade alla 68° edizione degli Emmy Award, fra cui la candidatura come miglior serie drammatica, due candidature per la miglior regia e ben sei nomination per i suoi interpreti (un record per Il trono di spade): il pluripremiato Peter Dinklage è in compagnia del Jon Snow di Kit Harington fra gli attori supporter, il leggendario Max von Sydow è in lizza come miglior attore guest star, mentre fra le migliori attrici supporter troviamo ben tre interpreti della serie, ovvero Emilia Clarke, la 'perfida' Lena Headey e la giovanissima Maisie Williams. Ma al di là del preannunciato successo de Il trono di spade, andiamo ad analizzare la panoramica che si profila per i prossimi Emmy Award...
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Game of Emmys: new entry Mr. Robot, ma la vera sorpresa è The Americans
Cinque grandi ritorni e due importanti novità nella categoria che da sempre attira maggior attenzione, ovvero quello per la miglior serie drammatica. Con la 'dipartita' di Mad Men e con Orange Is the New Black quasi del tutto ignorato, a restare invece in gioco per il "trono degli Emmy", assieme appunto al campione in carica targato HBO, sono la quarta stagione di House of Cards con tredici nomination, incluse quelle per i co-protagonisti Kevin Spacey e Robin Wright, entrambi ancora in attesa di una vittoria (ma attenzione: ben sei candidature per House of Cards sono distribuite fra attori e attrici guest star); la sesta e ultima stagione di Downton Abbey, serie amatissima dai giurati degli Emmy, con dieci nomination, compresa quella per l'immancabile Maggie Smith come miglior attrice supporter; la seconda stagione di Better Call Saul con sette nomination, fra cui un'altra candidatura per lo spregiudicato avvocato di Bob Odenkirk (occhio a un possibile duello fra lui e lo spietato Presidente di Spacey) e una per l'attore supporter Jonathan Banks; e la quinta stagione di Homeland con quattro nomination, fra cui la candidatura d'ordinanza per l'intensa protagonista Claire Danes.
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L'attesissima novità di quest'anno agli Emmy è ovviamente Mr. Robot. La serie evento della scorsa estate, tornata ieri notte sugli schermi americani, dopo il trionfo ai Golden Globe è ora in gara anche agli Emmy con sei nomination, fra cui quella per l'attore protagonista Rami Malek. Ma se l'ottimo risultato riportato da Mr. Robot era stato pronosticato un po' ovunque con largo anticipo, tutt'altro che scontato, invece, era il successo riscosso - dopo un'attesa fin troppo lunga - da The Americans: lodatissima dalla critica ma finora tenuta piuttosto in disparte dai giurati degli Emmy, la serie spy thriller ha messo a segno invece cinque nomination di primo piano, fra cui quelle per entrambi i protagonisti, Matthew Rhys e Keri Russell, finalmente in gara per l'Emmy grazie a uno dei titoli migliori e più sottovalutati del panorama televisivo. Difficile che questi sei candidati riescano a contrastare lo strapotere de Il trono di spade, ma il livello medio delle serie nominate per il 2016 è davvero stellare (e questo ci fa enorme piacere)... insomma, aspettiamoci sfide serrate e potenziali sorprese in tutte le categorie.
Un election year tutto da ridere fra Veep, Silicon Valley e Transparent
Passiamo dal settore drammatico a quello brillante, dove l'anno scorso a imporsi sugli altri candidati era stato Veep, vincitore di cinque Emmy. La serie a sfondo politico della HBO torna in pole position per la sua quinta stagione, forte di un lauto totale di diciassette nomination, fra i massimi risultati mai conseguiti da una serie comica, mentre la sua protagonista, la strepitosa Julia Louis-Dreyfus, tenterà di aggiudicarsi la quinta statuetta consecutiva come miglior attrice. Ma lo status di frontrunner per Veep non è affatto scontato: ci sono altri due titoli, infatti, che si ripresentano nell'agone degli Emmy con uno stupefacente numero di candidature. Il primo è Silicon Valley, la cui terza stagione ha incassato un totale di undici nomination, fra cui quella per Thomas Middleditch, e il secondo è Transparent, che per la sua seconda stagione si presenterà ai nastri di partenza con dieci candidature, inclusa la nomina come miglior attore per Jeffrey Tambor, reduce dal premio di un anno fa per il ruolo della transessuale Maura.
Gli altri quattro titoli in gara come miglior serie comica sono la novità Master of None, che schiera anche l'attore protagonista Aziz Ansari, il 'classico' Modern Family, giunto ormai alla sua settima stagione (in passato è stato uno dei campioni incontrastati agli Emmy, mentre ora deve accontentarsi di quattro candidature), la seconda stagione di Unbreakable Kimmy Schmidt, che vede in lizza pure la giovane star Ellie Kemper, e la seconda stagione della sitcom familiare Black-ish, che vede schierati i protagonisti Anthony Anderson e Tracee Ellis Ross. Per il trofeo principale si prevede una sfida all'ultimo voto fra Veep, Silicon Valley e Transparent, ma ancora più incertezza regna nelle categorie riservate agli interpreti, laddove l'unico grande favorito è probabilmente Jeffrey Tambor, con ottime chance per un meritato bis.
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American Crime Story in pole position fra le miniserie
È stato uno dei prodotti più acclamati di quest'anno di televisione: una serie antologica capace di ripercorrere, nell'arco di dieci episodi e con una tensione invidiabile, uno dei più famigerati casi giudiziari dell'ultimo quarto di secolo, ma anche un capolavoro di scrittura e di recitazione con l'ambizione di adoperare la cronaca nera per offrire un ritratto della società americana e delle sue contraddizioni. Con uno strepitoso totale di ventidue nomination, è American Crime Story l'incontrastato favorito fra le migliori miniserie, con un totale di sei interpreti in lizza fra i candidati: una doppietta di co-protagonisti, l'O.J. Simpson di Cuba Gooding Jr e il leader della difesa Courtney B. Vance, una magnifica Sarah Paulson, in prima fila come miglior attrice nella parte del magistrato Marcia Clark (ma la Paulson ha anche un'altra candidatura, come miglior attrice supporter, per la quinta stagione di American Horror Story), e ben tre attori supporter, ovvero Sterling K. Brown, David Schwimmer e John Travolta. E a settembre sarà lecito aspettarsi una pioggia di Emmy su American Crime Story, incluso quello - sacrosanto - per la Paulson.
American Crime Story non è però l'unica miniserie di rilievo in un'edizione che vede in gara pure la seconda, ottima stagione di Fargo, il cui intreccio fra thriller, dramma e grottesco (perfino con un pizzico di fantascienza) ha portato a un totale di diciotto nomination: fra i candidati la protagonista Kirsten Dunst e la perfida matriarca di Jean Smart come miglior attrice supporter. Dodici nomination per la britannica The Night Manager, racconto di spionaggio da un romanzo di John le Carré per la regia di Susanne Bier, con l'idolo delle folle Tom Hiddleston in gara come miglior attore, affiancato nelle categorie per i supporter dai comprimari Hugh Laurie e Olivia Colman. Roots, nuova trasposizione televisiva del classico letterario Radici, guadagna sette nomination, mentre la seconda stagione della serie antologica American Crime (da non confondere con la quasi omonima rivale della FX) incassa quattro nomination, di cui due per le attrici protagoniste Felicity Huffman e Lily Taylor e una per l'attrice supporter Regina King, già premiata un anno fa.
Fra gli attori protagonisti, beniamini del pubblico come il succitato Tom Hiddleston e lo Sherlock di Benedict Cumberbatch, candidato per Sherlock - L'abominevole sposa, tenteranno - senza troppe speranze - di sfilare l'Emmy dalle mani del lanciatissimo Bryan Cranston, che dopo la nomination all'Oscar per la parte di Dalton Trumbo al cinema è tornato sul piccolo schermo con un altro ruolo biografico: il Presidente Lyndon Johnson nel film All the Way, otto nomination complessive.
Le omissioni, da Oscar Isaac a Lady Gaga
Come al solito, e a dispetto di rose di sei o sette candidati a categoria, anche agli Emmy non manca una lunga lista di omissioni, più o meno giustificate e più o meno contestate. Alcune, per quanto possano scatenare le ire dei fan, appaiono non solo più che comprensibili, ma addirittura doverose: sarebbe stato imbarazzante, ad esempio, far piovere candidature su una serie molto seguita, ma di livello assai misero come Empire, candidato solo per l'attrice Taraji P. Henson, o eliminare una delle candidate a miglior attrice di film/miniserie per far posto a Lady Gaga in versione vampiressa: American Horror Story: Hotel ha totalizzato otto nomination (un minimo storico per la serie), ma Lady Gaga, a dispetto di un discutibile Golden Globe, non ha trovato posto fra i candidati. Prevedibile, ma solo in parte la diminuzione di candidature per titoli come Orange Is the New Black e per l'ultima stagione di The Good Wife, che non riesce a riportare in gara neppure la pluricampionessa Julianna Margulies.
Se il fantasy de Il trono di spade continua ad avere il vento in poppa, generi come l'horror, il fantastico e i cinecomic rimangono invece perlopiù ignorati dai giurati degli Emmy: The Walking Dead, Outlander, Daredevil e Jessica Jones raccolgono appena due nomination a testa nelle categorie tecniche, soltanto una per lo splendido Hannibal. Va molto meglio alla seconda stagione di Penny Dreadful con sei nomination, ma tutte in categorie minori (e un'altra doccia fredda per la protagonista Eva Green). Solo due candidature minori per la delusione Vinyl, 'deceduto' dopo un'unica stagione, mentre fra gli interpreti supporter colpisce l'assenza clamorosa di Christian Slater per Mr. Robot, Christine Baranski per The Good Wife ed Alison Wright per The Americans. Lo 'snobbato' più sorprendente, tuttavia, è probabilmente Oscar Isaac, al quale non sono bastate la vittoria del Golden Globe e un'annata trionfale fra piccolo e grande schermo per figurare fra i candidati all'Emmy come miglior attore per la miniserie politica Show Me a Hero.
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