"Siamo stati in grado di indagare nello stesso film l'amore, la vita e la morte." Così Ben Kingsley descrive Elegy, film tratto da L'animale morente di Philip Roth e presentato ieri in concorso al Festival del cinema di Berlino. Nella pellicola diretta dalla spagnola Isabel Coixet, Kingsley interpreta un anziano professore di critica letteraria che intraprende una relazione sessuale con una sua giovane e attraente allieva, una situazione che ben presto gli scivola di mano sconfinando in un amore tragico, destinato a lasciare nei due cicatrici difficilmente rimarginabili. Una storia che avrebbe potuto facilmente cadere nel torbido, ma che grazie alla sensibilità di una regista che ha già dimostrato in precedenza di saper raccontare le difficili relazioni interpersonali dominate dal dolore, si presenta invece come un delicato percorso di conoscenza tra due anime sole dal disperato bisogno d'amore. A Berlino per presentare il film alla stampa sono arrivati la regista Isabel Coixet e i due attori protagonisti, Ben Kingsley e Penelope Cruz.
Isabel Coixet, come mai la scelta di adattare un romanzo di Philip Roth per il suo nuovo film?
Isabel Coixet: Ho letto L'animale morente appena è stato pubblicato, perché sono sempre stata una fan di Philip Roth, e mi ricordo che pensai subito che mi sarebbe piaciuto farne un film. Quando i produttori hanno cominciato a rendere il progetto più concreto ero così felice, ma anche spaventata perché temevo di non essere all'altezza di un romanzo così bello. Poi mi sono tranquillizzata, anche perché la sceneggiatura di Nicholas Meyer cattura in modo intelligente e sensibile lo spirito del libro. E' stata una grande sfida per me, ma anche una splendida esperienza.
Il libro di Philip Roth contiene scene sessuali molto esplicite che per il film sono state eliminate. Perché questa scelta?
Isabel Coixet: E' vero, le scene erotiche nel libro sono più esplicite, ma non erano così rilevanti per i personaggi o per la costruzione della storia e abbiamo preferito perciò eliminarle. E' stato un lavoro molto intimo il nostro, ci siamo sentiti liberi di lavorare così. Abbiamo puntato su altre cose, come la scena in cui il protagonista scatta le foto al corpo nudo della ragazza. Quando l'abbiamo girata c'era un silenzio quasi religioso. E' una scena molto lunga ed importante, che dice tutto ciò che c'è bisogno di sapere.
Quali sono stati i rapporti con l'autore del libro durante la lavorazione del film? Ha partecipato in qualche modo alla stesura della sceneggiatura?
Isabel Coixet: Philip Roth non ha mai letto lo script, ma abbiamo fatto delle lunghe chiacchierate insieme. Il giorno prima di iniziare a girare mi ha chiamata, intorno a mezzanotte, per dirmi "ricorda, il corpo ha più potere del cervello". Comunque, non ha ancora visto il film, ma spero tanto che gli piaccia.
Come definirebbe questo film?
Isabel Coixet: Qualcuno ha detto che è un film sulla malattia, ma per me invece è una riflessione sull'amore, sulla bellezza, sulla morte e sull'immortalità. Non è una commedia. E' il mio panorama, e in esso mi sento a mio agio. Ho sempre sognato di dirigere una commedia, ma non penso di avere gli strumenti adatti per farlo.
Nel realizzare il film si è ispirata per caso a L'uomo che amava le donne di François Truffaut?
Isabel Coixet: Amo i film di Truffaut, sono stati molto importanti per la mia formazione, ma devo ammettere che L'uomo che amava le donne non è il mio preferito. Un regista porta sempre con sé un bagaglio di conoscenze e preferenze in merito a film, libri e dischi, ma non mi sono ispirata certo a questo film nella realizzazione di Elegy.
Ben Kingsley, come ha lavorato per costruire il suo personaggio?
Ben Kingsley: Volevo essere il più vero possibile per questo ruolo e quindi ho suggerito di poter recitare con la mia voce, nel mio accento originale, nonostante il personaggio fosse americano e io invece inglese. Isabel è stata molto brava nel creare un ambiente in cui fossimo entrambi vulnerabili, sia io che Penelope, l'uno verso l'altro e ognuno verso i propri sentimenti, uno spazio di grande distensione tra noi che ci ha permesso di avere fiducia totale in lei. Isabel e Penelope mi hanno permesso di essere il più vicino possibile al personaggio.
Le è stato utile il suo passato di attore teatrale per preparare un ruolo del genere?
Ben Kingsley: Tutto il lavoro che ho fatto in teatro mi è servito molto per il cinema, soprattutto quando ho recitato Shakespeare che mi ha aiutato spesso nella comprensione dei personaggi che ho interpretato sul grande schermo. Ho passato quindici anni a recitare in teatro e tutto questo mi è servito per prepararmi meglio per il cinema. Ogni volta che comincio nuovi lavori sono nervoso e sempre più critico nei miei confronti. Ultimamente sto operando un lavoro di sottrazione nel mio modo di recitare, mi sento una sorta di poeta giapponese di haiku. La qualità del tuo lavoro però dipende spesso dalle persone con le quali stai sul set. Alcune ti fanno sentire più vecchio, altre più giovane, ed è superfluo dire quali sono quelle che mi fanno stare meglio.
Penelope Cruz, aveva già letto il libro di Philip Roth prima che le venisse offerta la parte per il film? Cosa ne pensa?
Penelope Cruz: Ho letto il libro sei anni fa, essendo un'appassionata lettrice di Philip Roth, e sapevo già da tempo di un progetto su un film tratto dal libro, così mi sono messa a studiare per bene il carattere di Consuela per prepararmi nel migliore dei modi. Il libro nel frattempo è diventato la mia Bibbia e ogni volta che lo sfoglio trovo le risposte a tutte le mie domande.
Com'è stato per lei lavorare con un attore come Ben Kingsley?
Penelope Cruz: Ben Kingsley è il miglior partner che un'attrice possa desiderare, ti spinge ad essere coraggiosa e a non aver paura di quello che fai. E poi è sempre disponibile e riesce a metterti sempre a tuo agio.
Elegy è anche un film sul diventare vecchi. Lei ha paura di invecchiare?
Penelope Cruz: Ci sto pensando spesso in questo periodo, perché non voglio morire, voglio continuare a fare le mie esperienze.
Cosa ne pensate dell'enorme differenza di età tra i due protagonisti della storia?
Ben Kingsley: La differenza di età tra i due è irrilevante, perché penso che i due si trovino in realtà sullo stesso piano. Questa differenza è semplicemente il contesto entro il quale si muovono i due. Ma chi è l'animale morente della storia? Sono io o lei? E' questa l'ironia.
Penelope Cruz: Elegy è un film sulle paure di due persone innamorate l'uno dell'altra. Lui può giustificare le sue insicurezze ricorrendo a questa differenza d'età, ma ad un certo punto questa si annulla per via degli eventi. C'è addirittura un momento in cui il mio personaggio confessa all'uomo che si sente più vecchia di lui. La differenza d'età è semplicemente un modo per creare un conflitto che possa rivelare i loro sentimenti.