Eileen, la recensione: un thriller sensuale ma fin troppo compassato

La recensione di Eileen: la risposta dark a Carol di Todd Haynes? Un film carico di suggestioni cinematografiche, ma sospese in una dimensione fin troppo ovattata. Protagoniste Thomasin McKenzie e Anne Hathaway.

Eileen, la recensione: un thriller sensuale ma fin troppo compassato

In Eileen è tutto al suo posto. L'atmosfera, il cast, le suggestioni, a metà tra il fascino e la perversione. C'è anche una veloce digressione sull'accavallamento temporale e sociale degli Stati Uniti d'America. Dalla visione ferrea e maschile del dopoguerra, agli ideali via via più liberali, tra emancipazione, progresso, nuove ambizioni, quasi in risposta alla Cortina di Ferro che divideva (ed è tornata a dividere) l'Occidente con l'Oriente. Insomma, è tutto al posto giusto, e il regista, William Oldroyd, sembra sbagliare pochissimo, appoggiandosi tanto alla protagoniste - Thomasin McKenzie e Anne Hathaway - quanto allo script tratto dall'omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh. Tuttavia, se comprendiamo il discorso generale, e restiamo fortemente affascinati dall'estetica, in Eileen c'è qualcosa che non torna.

Eileen William Oldroyd
Il regista del film William Oldroyd

Addosso, resta una strana sensazione incompiuta, come se fossimo stati testimoni di qualcosa di enorme che, però, viene smorzato della sua potenza, venendo compressa e in qualche modo standardizzata, senza avere il necessario spazio d'azione. Un processo narrativo particolare, perché dall'altra parte, ogni parola e ogni sguardo, pare spingano verso un senso opposto, cercando di suscitare un'audacia a tinte nerissime, dove i riverberi di Alfred Hitchcock e di Douglas Sirk si incontrano con quelli di Brian De Palma e di Todd Haynes (ci troviamo d'accordo sull'opinione generale che Eileen è la risposta dark a Carol), venendo però dissipati in un gioco che non confonde mai del tutto, incastrandoci in un'attenzione poco a poco più smussata e fragile.

Eileen, la trama: l'incontro tra Thomasin McKenzie e Anne Hathaway

Nel freddissimo New England degli anni Sessanta, che si sta preparando al Natale, incontriamo la protagonista, che dà il titolo al film: Eileen Dunlop. Interpretata da una grande Thomasin McKenzie - talmente brava da offuscare addirittura la Hathaway -, Eileen lavora nella segreteria di una prigione minorile. Sua madre è morta, sua sorella se n'è andata e ora vive con il padre ubriacone (Shea Whigham, sempre una garanzia), dai modi burberi ma dall'anima, diciamo, buona.

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Eileen, una scena del film

Eileen, un po' per l'età, un po' per la sua voglia di "sbocciare", è alla ricerca di una dimensione nuova. Una dimensione che potrebbe trovare in Rebecca (Anne Hathaway), la fascinosa psicologa del carcere. Tra le due nasce una sorta di relazione sfumata, contorta e dai riverberi indefiniti nella sua sostanza. Una relazione, per certi versi, anche pericolosa: nella voglia di superare l'ingenuità, Eileen accetta di immergersi nelle ossessioni di Rebecca, finendo per essere trascinata dalla corrente.

Atmosfera cozy, thriller nero, svolte compassate

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Eileen: Anne Hathaway in una scena del film

Se l'atmosfera contorta risuona già nella trama di Eileen, dovremmo essere più precisi riguardo il pretesto che infuoca la storia. Più che trascinata da Rebecca, Eileen accetta infatti consapevolmente uno squilibrio emotivo perfetto per essere il giusto pretesto cinematografico, e per questo caricato di una forte impronta visiva curata nei minimi dettagli (citiamo la fotografia di Ari Wagner, decisamente cozy). Come detto all'inizio della recensione, Eileen di William Oldroyd, passato prima al Sundance e poi alla Festa del Cinema di Roma, è materiale che scotta, aggirando i classici generi cinematografici - su tutti il thriller psicologico, il noir e il melò - per concentrarsi sul processo di crescita di una protagonista irregolare.

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La ragazza con la pistola...

Ogni inquadratura del regista trasuda una voluta sensualità, tanto smaccata quanto mascherata, facendoci quasi sentire il profumo invadente di una Anne Hathaway decisamente perversa, o facendoci sentire lo stomaco in subbuglio di Thomasin McKenzie, quando sfiora - tentata - la pistola di suo padre. In fondo, Eileen è un thriller di pazze idee, di follia condivisa, di ammiccamenti e di stereotipi, figurativi quanto reali (e di coinvolgente contesto storico e musicale, con una soundtrack che va da Art Neville a The Exciters). Ciononostante, l'insieme complessivo - o almeno quello che arriva - è compassato nello sviluppo, preferendo l'apparenza invece che la sostanza, e per questo influendo sull'impatto finale. Molto meno esplosivo di quanto avrebbe meritato.

Conclusioni

Toni neri, sensualità, suggestioni perverse. Protagoniste, Thomasin McKenzie e Anne Hathaway. Ecco Eileen, thriller oscuro che si allunga verso atmosfere cozy, mettendo in scena una follia biforcata. Tuttavia, come scritto nella recensione, il film di William Oldroyd si blocca sul tono, fermandosi su una sceneggiatura fin troppo compassata.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Thomasin McKenzie e Anne Hathaway.
  • L'atmosfera cozy...
  • Le suggestioni perverse.
  • I toni noir...

Cosa non va

  • ... che si incastrano in una sceneggiatura compassata.
  • Alcune suggestioni restano irrisolte.