Comincia il countdown verso gli Oscar 2010 - tra esattamente una settimana saremo in questa stessa sede a discutere di vincitori, sconfitti ed eventuali sorprese dell'ultima ora - ma per gli appassionati di cinema americano raramente attesa fu più piacevole; nel giro di soli sette giorni, infatti, le sale italiane saranno raggiunte dai nuovi film di tre dei più amati autori USA degli ultimi decenni: è in sala già dallo scorso venerdì con ottimi risultati al botteghino Invictus di Clint Eastwood, e sono in arrivo Alice in Wonderland di Tim Burton (in Italia da mercoledì 3 marzo, in anteprima mondiale) e Shutter Island di Martin Scorsese, che debutterà nel Bel Paese venerdì 5 marzo dopo essere passato qualche settimana fa al Festival di Berlino.
Tre film profondamente diversi (così come diversi lo sono i tre registi in questione) ma con in comune - oltre che la ravvicinata data d'uscita - l'etichetta di progetto "su commissione", ovvero quella di opere meno personali rispetto a quelle ce hanno fatto la fama dei loro creatori. Sarebbe sbagliato però considerare soltanto in quest'ottica le tre pellicole ed etichettarle come "minori" all'interno della sconfinata (e spesso eccellente) filmografia dei tre autori; si tratta in realtà di tre film in cui semplicemente dei grandissimi cineasti si mettono a servizio del pubblico e della pellicola stessa, tre film in cui le immagini, l'aspetto più cinematografico per eccellenza, sono preponderanti rispetto alla storia, all'intreccio, ai significati politici e morali. Si tratta di puro cinema di genere - che sia esso uno sports movie, un fantasy (anche) per ragazzi o un thriller - che non si nasconde dietro i grandi nomi dei suoi autori ma anzi che proprio in questo modo vede l'esaltazione di un cinema troppo spesso considerato per il pubblico generalista e poco adatto ed amato dai cinefili, dagli addetti ai lavori o dai grandi premi e festival. L'Invictus di Eastwood per esempio paga rispetto a The Blind Side di John Lee Hancock (da noi ancora in inedito, ma si tratta di uno dei campioni d'incasso della scorsa stagione USA e del protagonista a sorpresa degli Oscar 2010) una maggiore esaltazione dell'aspetto squisitamente sportivo della vicenda raccontata e con essa il suo essere meno biopic, meno drammatico e (per questo) anche più lontano dalle aspettative dell'Academy of Motion Picture Arts and Science - che infatti l'ha quasi snobbato. Alcune delle critiche rivolte ad Alice in Wonderland - la contrapposizione tra la spettacolarità visiva ed immaginifica e la semplicità della struttura narrativa, il suo essere in fondo un film per famiglie più che per i fan del regista - ricordano per esempio alcune delle (tante) critiche rivolte ad Avatar, il blockbuster di Cameron. Lo stesso Shutter Island in fondo è stato recensito grosso modo così com'era stato per The Departed - Il bene e il male - grande tecnica ma pochi temi scorsesiani - con l'aggravante che questo Scorsese più mainstream ormai non rappresenta più una novità. Si tratta insomma di una settimana che terrà alta l'attenzione dei cinefili non solo grazie alla release di tre opere attesissime, ma anche per l'aderenza di alcune tematiche con gli imminenti Oscar: sarà la spettacolarità del film di James Cameron, il suo essere intrattenimento prima ancora di cinema autoriale, ad avere la meglio o a imporsi saranno i suoi avversari che vantano temi più impegnati (l'antimilitaristico in The Hurt Locker o il clima da crisi economica di Tra le nuvole)?E' in fondo il grande dualismo che da sempre divide non solo i membri dell'Academy ma anche il pubblico e che quest'anno in particolare - con le fazioni pro/anti Avatar e le insolite scelte dei tre grandi autori di cui sopra - è sempre più attuale.
(Leggi le recensioni di Shutter Island, Alice in Wonderland e di Invictus)