È stata la mano di Dio, la recensione: il ritorno a Napoli di Sorrentino emoziona e commuove

La recensione di È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino presentato in Concorso a Venezia 78, su Netflix dal 15 dicembre.

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È stata la mano di Dio: Filippo Scotti in una scena

Che il premio Oscar Paolo Sorrentino sia un regista napoletano lo sanno tutti. D'altronde Napoli, in tutte le sue accezioni, è sempre stata presente nei suoi film attraverso i suoi personaggi e i suoi attori. È proprio per questo motivo che fa così strano realizzare che dall'ultimo film di Sorrentino ambientato nel capoluogo campano, l'esordio al lungometraggio de L'uomo in più, sono passati invece esattamente 20 anni. Una lontananza che però il regista ha scelto di farsi perdonare nel migliore dei modi, visto che, come vedremo in questa recensione di È stata la mano di Dio, proprio la città di Napoli è tra i grandi protagonisti di questo suo nuovo splendido film. Alla pari del regista stesso e del cinema.

C'era una volta un ragazzo che sapeva solo osservare

Ma partiamo appunto da Napoli, dove è nato e vissuto il regista per tutta la sua infanzia e adolescenza. E dove vive insieme ai suoi genitori e ai suoi fratelli il protagonista del film di Sorrentino, Fabietto Schisa, interpretato dal giovane Filippo Scotti, semplicemente perfetto nell'incarnare l'alter ego del regista. Siamo negli anni '80 e in questa città dai mille problemi - "na' carta sporca e nisciuno se ne importa" cantava Pino Daniele - gira una voce al limite dell'incredibile: Diego Armando Maradona, da molti considerato il calciatore migliore di tutti i tempi, starebbe per approdare in città, lasciando il Barcellona per giocare nel Napoli. Sono in tanti a non credere a quella che sembra davvero solo una fantasia, ma non Fabietto. Il ragazzo non ha desiderio più grande che veder giocare il calciatore argentino nella propria squadra del cuore. Non sapendo, però, che in realtà il campione, seppure solo indirettamente, toccherà la sua vita in un modo inimmaginabile, cambiandola per sempre e costringendolo invece a cercare nuovi sogni che possano soppiantare una "realtà scadente".

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È stata la mano di Dio: il cast al completo del film

Visto che in questo caso la storia del film coincide con un episodio tragicamente reale e molto noto del passato del regista napoletano, non pensiamo di fare alcuno spoiler nel dirvi che un fatale incidente casalingo ucciderà i genitori di Fabietto mentre lui era lontano proprio per assistere ad una partita del Napoli. Ma invece è importante sottolinearlo perché, sebbene rappresenti il momento cardine e più toccante e doloroso di È stata la mano di Dio, questo non è un film su quel terribile avvenimento. E di certo non è un film su Maradona. Piuttosto è l'opera più personale e toccante di un regista che ha deciso di mettersi a nudo, raccontarsi con uno sguardo ironico ma anche straordinariamente sincero.

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Il regista è nudo

Vedere È stata la mano di Dio è come assistere ad una sorta di confessione/seduta psicologica in cui Paolo Sorrentino prima ricorda i momenti più belli della sua giovinezza e poi, dopo quell'orribile accidente che l'ha cambiato per sempre, (psico)analizzarsi fino a capire/spiegare i motivi che l'hanno portato a scegliere la professione di regista cinematografico. Il tutto con lo stile che da sempre lo contraddistingue, e quindi unendo ironia e poesia, e mostrandoci una versione (certamente romanzata se non addirittura idealizzata) della sua famiglia e del suo percorso artistico e personale.

Il risultato è davvero strabiliante. Non solo da un punto di vista cinematografico, ma anche e soprattutto umano: poche volte ci è capitato, e non solo al cinema ma in generale nell'arte, di vedere un ritratto dei propri genitori che fosse così tenero, così innamorato, così profondamente grato. È il ritratto di un artista che, al contrario di quanto gli viene detto nel film, non li ha mai dimenticati, ma anzi li ha portati con sé per sempre, e li ha costantemente inseriti nei propri lavori. Ma se nei film precedenti di Sorrentino era possibile solo immaginare e intuire certi aspetti della sua personalità e della sua poetica, in È stata la mano di Dio non sembrano esserci né freni né tabù. Tanto che tutta la filmografia di Sorrentino potrebbe, anzi forse dovrebbe, essere rivista in una nuova ottica dopo questo film. E probabilmente diventare ancora migliore.

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Napule è mille paure

"Ma è mai possibile che 'sta città nun te fa veni' in mente niente 'a raccunta'?" Questa frase viene detta a Fabietto nel film da Antonio Capuano, storico regista napoletano che è stato importantissimo per la carriera di Sorrentino. Un regista conosciuto soprattutto per la sua libertà, per il suo essere fuori dagli schemi, per sfidare continuamente le convenzioni e l'industria cinematografica. Tutte cose che in qualche modo Sorrentino ha fatto anche sue. E infatti noi spettatori conosciamo benissimo la risposta a quella domanda, la conosciamo da tempo. Abbiamo visto Paolo Sorrentino diventare uno dei registi più importanti della storia del cinema italiano. L'abbiamo visto addirittura alzare l'Oscar. Ora possiamo dire di averlo visto tornare a raccontare Napoli, e quindi se stesso, come non aveva mai fatto. E il risultato è un'opera splendida, fieramente imperfetta, che forse potrebbe segnare un nuovo inizio per la carriera del regista pur confermando lo stile che da sempre lo contraddistingue.

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Una scena di È stata la mano di Dio

Perché E' stata la mano di Dio è un film che vive di contrasti: un film in cui Maradona è prima un simbolo di speranza e poi rappresentazione dell'impossibilità di potersi godere la realtà che ci circonda. Un film che parla di morte e solitudine eppure è pieno di vita e ci mostra una famiglia numerosa e vibrante. Un film in cui il protagonista non sembra sapere e capire nulla delle donne eppure ha al suo interno i personaggi femminili più belli della filmografia di Sorrentino. Un film che ci mostra di come un ragazzo scoprì l'interesse verso il cinema senza aver quasi mai messo piede in sala (il continuo rimandare la visione di C'era una volta in America è uno dei passaggi più significativi della pellicola) ed è oggi uno dei registi dallo stile più riconoscibile al mondo. Un film che è un nuovo capolavoro del cinema italiano, ma che senza alcun dubbio troverà tantissimi detrattori. Ma anche questo, da sempre, è la grande bellezza del cinema di Paolo Sorrentino.

Conclusioni

Come detto nella recensione di È stata la mano di Dio, non si tratta solo del film più personale di Paolo Sorrentino, ma anche uno dei più belli in assoluto della sua carriera. Un film in cui emergono temi a lui cari da sempre ma adesso arricchiti da nuove prospettive e un'ambientazione napoletana che rende il tutto più autentico e sincero. Ancor più che la "solita" funambolica e straordinaria regia, questa volta emerge una sceneggiatura solidissima, ricca di personaggi (anche secondari) bellissimi e momenti molto emozionanti e commoventi. Forse non sarà la mano di Dio, ma quella di Sorrentino si sente di sicuro.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • La sceneggiatura emoziona, commuove, diverte e ci fa capire meglio Paolo Sorrentino e il suo cinema.
  • La Napoli filmata da Sorrentino è autentica, viva e a tratti davvero bellissima.
  • Il lavoro sul casting è strepitoso, in particolare il giovane Filippo Scotti è un alter ego perfetto per il regista.
  • Il ritratto dei "genitori del regista", interpretati dagli ottimi Toni Servillo e Teresa Saponangelo, scalda il cuore.

Cosa non va

  • Chi non ama i film di questo regista e il suo stile potrebbe non apprezzare nemmeno questo film. O forse cambiare idea, chissà...