I parchi dei divertimenti, quelli progettati con intelligenza e passione, possono offrire una pausa dalla monotonia di tutti i giorni, una via di fuga verso un luogo di fantasia, tra personaggi colorati, scenografie fuori dal comune, attrazioni adrenaliniche e tanti contenuti per passare una o più giornate in compagnia di amici o famiglia. C'è però una grossa differenza tra i grandi parchi mondiali, i Disneyland della situazione, e i piccoli lunapark locali che, se gestiti male e in economia, possono ingrigirsi di un'aurea di decadenza che ne riduce nettamente in fascino.
È uno di questi parchi ad essere nel cuore del piccolo Terry, giovane protagonista di È arrivato il Broncio, produzione della messicana Ánima Estudios che adatta la serie omonima andata in onda sulla NBC tra il 1969 e il 1970. Si tratta di un film vivace e divertente, rivolto soprattutto al pubblico più giovane che apprezzerà i personaggi e le ambientazioni ricche di dettagli, ma che, proprio per questo motivo, paga lo scotto di una lunghezza un po' troppo dilatata.
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Perdere il Sorriso
Prima di Terry, però, prima anche del Broncio del titolo, c'era stato il Sorriso. Un sorriso cercato, voluto, quasi imposto, dal mago che rispondeva a tal nome e che ad ogni visita al regno donava felicità e gioia ai sudditi con i suoi incantesimi. Questo però creava non pochi problemi nel regno, per le controindicazioni che l'esplosione di energia del popolo felice provocavano, causando ira da parte del Re e provvedimenti nei confronti del Mago Sorriso... e la sua amata Mary, che finì esiliata in una dimensione parallela. Lì Mary cercò di ricreare quel mondo di fantasia in cui era vissuta, fondando il parco dei divertimenti in cui suo nipote Terry era solito passare le sue vacanze estive e che, ora che la donna non c'è più, rischia il fallimento.
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Terry non ci sta ad accettare il declino del parco che aveva dato tanta gioia a lui e a tante persone, ma per puro caso scopre che una delle attrazioni del luna park ha in sé ancora un briciolo della magia che aveva portato lì sua nonna e che lo trasporta nel regno di fantasia da cui lei era arrivata. Lì però non trova il luogo felice e spensierato che aveva immaginato, ma un paese reso grigio e triste da un mago brontolone che risponde al nome di Broncio. Un mondo guidato dalla Principessa Alba che avrà bisogno dell'aiuto di Terry per riportare la felicità al suo popolo.
La vivacità dei personaggi
Il viaggio di Terry nel mondo di fantasia di È arrivato il Broncio è un cammino ricco di personaggi pittoreschi, dal design vivace e buffo al punto giusto, capaci di colpire l'immaginazione del pubblico con la sua varietà e ricchezza di dettagli, e che si concedono anche un paio di look più estremi nel tratteggiare le versione depresse di alcuni dei caratteri in scena, come è esemplare nel caso della Principessa Alba. Quello che vien fuori è un universo costruito con creativa varietà ed un'attenzione nell'ottimizzare i mezzi a disposizione, ovviamente inferiori a quelli di produzioni degli studi più blasonati, ma sufficiente a fornire al regista Andrés Couturier la materia prima per plasmare un mondo narrativo che cerca di stupire e intrattenere ad ogni passo. Un mondo che è, per tenerci in linea con lo spunto del film, l'equivalente cinematografico di una divertente giornata al luna park.
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L'attenzione per i giovanissimi
E come capita per molti parchi di divertimenti, si tratta di tipo di esperienza che dà più gioia ai bambini che agli adulti che li accompagnano. È un primo difetto che ci sentiamo di ravvisare in È arrivato il Broncio!, un'attenzione eccessiva al pubblico più giovane, che lo tiene un passo indietro le produzioni dei rivali più potenti che riescono a coinvolgere anche una fetta di spettatori adulti. A questo si collega una durata un filo troppo lunga per il suo pubblico, che rischia di mettere alla prova la soglia dell'interesse del suo target ideale. Se il primo nasce da una scelta che è evidente sin da subito, dal look dei personaggi al tipo di umorismo scelto, il secondo è invece figlio di una gestione dei tempi narrativi non impeccabile, che però si fa perdonare nel finale, quando mette in scena una sequenza di chiusura che sa stimolare le corde dell'emozione.
Movieplayer.it
3.0/5