Dracula di Bram Stoker: dopo 25 anni, scorre il sangue, resta l’amore

Era il 13 novembre del 1992 quando il sontuoso adattamento di Francis Ford Coppola arrivava nelle sale americane. Il cinema riscopriva così l'affascinante figura del Conte Dracula, dando nuova linfa vitale al genere vampiresco grazie ad un'opera viscerale, disturbante e romantica.

Oldman con Keanu Reeves in una scena di Dracula di Bram Stoker
Oldman con Keanu Reeves in una scena di Dracula di Bram Stoker

Ci sono film che sembrano vampiri. Film che attraversano il tempo senza invecchiare mai, film in cui scorrono desideri, pulsano paure, pompano frustrazioni. Film che sanguinano amore per il cinema, grondano passione per i grandi personaggi grazie alla forza vigorosa delle storie senza tempo. Questi film dannatamente assetati della nostra stima e della nostra riconoscenza ci sussurrano nell'orecchio di voler essere ammirati ieri come oggi, adesso e per sempre, ancora e ancora. Lo fanno mentre succhiano via il nostro tempo senza che lo spettatore provi mai davvero dolore per quei canini sul collo, perché, in realtà, c'è solo l'ennesimo piacere nell'abbandonarsi ancora a quel meraviglioso morso cinematografico. Succede così, ogni maledetta volta, quando ci si trova davanti a Dracula di Bram Stoker. Un film ingordo di amore, di morte e di vita, con un titolo fuorviante eppure rispettoso.

Di Bram Stoker rimane la devozione per la parola scritta, per la ricercatezza letteraria e l'attenzione ai dettagli della messa in scena, ma allo sguardo visionario di Francis Ford Coppola non interessa affatto rimanere fedele all'ultimo grande atto dei romanzi gotici, a quel Dracula scritto nel 1897 da un barbuto irlandese con la passione per i vampiri. Per questo Dracula di Bram Stoker racconta una storia nota seguendo scie impreviste, lasciandosi trasportare da un turbinio di suggestioni visive, dando forma ad un'opera viscerale quando narra dell'ossessione, disturbante quando mette in scena il suo putrido teatro di morte e di orrore, romantica nel mostrare senza alcun freno la forza immane degli amori più disperati. Dracula di Bram Stoker parte nel sangue e finisce nel sangue. Parte da un uomo che rinnega Dio per aver perso in modo beffardo la sua amata sposa, e finisce con un atto liberatorio. Parte dalla follia omicida di un principe-impalatore che dà fuoco al mondo perché del mondo non sa davvero più che farsene, e finisce con quello stesso uomo che, dopo aver ritrovato quella sposa, può finalmente trovare la sua pace. In mezzo scorre un melodramma che ha ridato nuova linfa vitale al genere vampiresco, un film dal retrogusto antico che riesce a far convivere cinema, teatro e letteratura in modo sublime.

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Gary Oldman in Dracula di Coppola
Gary Oldman in Dracula di Coppola

Dosando con maestria la presenza scenica dell'affascinante Dracula di Gary Oldman, Francis Ford Coppola racconta la perdita dell'innocenza sporcando i volti ancora immacolati e inconsapevoli di Keanu Reeves e Winona Ryder con il sangue, il fango e i desideri più proibiti. Vincitore di tre Premi Oscar (Migliori Costumi, Miglior Trucco e Miglior Montaggio Sonoro), Dracula di Bram Stoker usciva nei cinema americani il 13 novembre del 1992. Oggi, a 25 anni di distanza, questi 300 mesi ci sembrano davvero ridicoli se paragonati agli "oceani del tempo" attraversati da Dracula per ritrovare la sua sposa. Dunque, non rimane che celebrarne il mito, pronti a farci contagiare ancora una volta dal torpore di un amore limpidissimo. Con buona pace di paletti, crocefissi e collane d'aglio.

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Se questo è un vampiro

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Libero e prigioniero, spietato e innamorato, affascinante e mostruoso. Quante cose riesce ad essere il conte Dracula. Incarnazione suprema del paradosso, il vampiro più celebre di sempre trova nel film un caleidoscopio capace di celebrarne le mille facce. Parte del fascino eterno di Dracula è proprio questa sua perenne ambivalenza, questa capacità unica di rispondere solo e soltanto alle sue pulsioni seguendo un istinto violento. Non a caso legato al mondo animale, abile nel trasformarsi in pipistrelli, lupi, topi e creature mostruose, Dracula risponde solo alle ragioni del suo cuore assetato. In lui non c'è mania di grandezza, non esiste la cattiveria di chi vuole dominare il mondo e assoggettare gli altri al proprio volere, no. Dracula è un mostro che vuole solo andare avanti verso la sua metà e verso il suo obiettivo. Dotato di una sua nobiltà d'animo, il Dracula di Coppola ci viene mostrato come anziano mellifluo, come elegante dandy e come mostro spietato. Grazie ad un Oldman abile nel mostrarsi sia serafico che vendicativo, il film ce lo fa temere, ma anche comprendere. Come condannare davvero l'anima dannata di un uomo beffato? Come non aver paura della sua carneficina? La ragione del fascino di Dracula, forse, è proprio dentro questa tensione, dentro questo inestricabile dilemma che lo rende un personaggio destinato a beffare il tempo da qui all'eternità.

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L'orrore, l'amore e tutto il resto

Gary Oldman in una scena di Dracula
Gary Oldman in una scena di Dracula

Ci sono storie che non hanno bisogno di essere sorrette dai generi. Il genere, per alcuni capolavori, non è che un'etichetta comoda solo per il pubblico e mai un argine dentro il quale muoversi, mai un muro invalicabile. Succede anche per Dracula di Bram Stoker, un film che sfugge ad una sola definizione con la stessa abilità di un ratto viscido. Ricco di sfumature e di chiavi di lettura, l'opera coppoliana è stratificata, complessa e trasversale. Facile e giusto iscriverla negli annali dell'horror, grazie alle atmosfere cupe e deliranti, grazie alla tensione regalata da quelle magnifiche sequenze in soggettiva che ci mostrano il punto di vista esagitato e ansimante del mostro alla ricerca disperata della sua preda. Però, oltre all'eleganza dell'horror d'autore, questo Dracula cede al fascino dello splatter con tutto il suo sangue ingurgitato e sputato, con le sue creature esasperate nei rantoli e nei gesti. Il tutto raccontato attraverso un dramma epistolare che mette al parola al centro del racconto, come se ogni lettera fosse davvero intinta nella massima ispirazione di Stoker. E come dimenticare, infine, il lato romantico di questo film spietato, senza alcun pudore dei sentimenti, avvinghiato ad una storia di ossessione e di sentimenti invincibili? No, semplicemente non si può.

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Di luci e di ombre, di castelli e di tombe

Una sequenza di Dracula di Bram Stoker
Una sequenza di Dracula di Bram Stoker

Dal fascino gotico e oscuro dei castelli della Transilvania allo squallore fetido dei manicomi. E poi gli eleganti salotti londinesi, le gelide cripte, i boschi attraversati dalla nebbia più fitta, di cui sembra persino di avvertire l'odore e l'umido nelle ossa. Non c'è elemento scenico di questo film che non ci immerga dentro quel tramonto d'Ottocento così pieno di paure e di fascino, così vulnerabile e furioso. La cura maniacale della scenografia, delle ambientazioni e dei luoghi ci restituiscono alla perfezione i sentimenti dei personaggi e ci invitano a smarrirci dentro un film dove non c'è ragnatela, tomba o candela messa lì a caso. Strabordante ed espressionista, Dracula di Bram Stoker è esaltato da una fotografia che si nutre della stessa natura del suo ineffabile protagonista: di luci e di ombre. Specchi, riflessi, anfratti oscuri, luci lunari dalle finestre e fuochi roventi dai campi di battaglia. Nella sua incessante battaglia tra Bene e Male, bianco e nero, questo film fa del grigio e delle commistioni il motivo del suo esistere.

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Nelle pieghe del romanticismo

Gary Oldman e Winona Ryder in una sequenza di Dracula di Bram Stoker (1992)
Gary Oldman e Winona Ryder in una sequenza di Dracula di Bram Stoker (1992)

Non di solo sangue si alimenta il conte Dracula. No, perché dietro ogni morso c'è un rimorso antico, dietro ogni vittima c'è la frustrazione di un uomo che ha perso il senso della sua vita. Dracula si nutre di un'attesa infinita, di ostinazione, di speranza, di un cieco e folle atto di fede blasfemo. Dracula di Bram Stoker è, in fondo, una straziante storia d'amore in cui Coppola non si sofferma solo sul desiderio del conte, ma si dedicarsi ai due estremi del suo amore tormentato. Dall'altra parte c'è il conflitto vissuto da Mina, la sua destabilizzante familiarità provata nello stare con Dracula pur essendo promessa ad Harker, la sua attrazione irresistibile pur essendo diventata moglie di qualcun altro, il suo accettare e poi abbandonarsi ad un legame atavico. Non c'è niente di facile in questo film, tutto passa dallo strazio e da difficoltà insormontabili, raccontato attraverso penne che scrivono di pene d'amore. Un amore tipico del romanticismo ottocentesco, che non è più quello illibato e candido del dolce stil novo. È finito il tempo delle donne angelicate, perché nel romanzo gotico anche i sentimenti passano dal sangue, dal fango, dal sesso, dalla carnalità e dal proibito.

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La forma del desiderio

Gary Oldman con Winona Ryder in una sensualissima scena del film Dracula di Bram Stoker
Gary Oldman con Winona Ryder in una sensualissima scena del film Dracula di Bram Stoker

Sfuggente e beffardo. Così è Dracula. Personaggio mellifluo, capace di mutare forma, di trasformarsi in animali, nebbia, pura ombra. La grandezza di Coppola risiede proprio nella capacità con cui riesce a filmare l'astrazione, a mostrare l'invisibile. E non ci riferiamo solo al suo protagonista. Dracula di Bram Stoker riesce a fare una cosa difficilissima: dare forma al desiderio. Attraversato da una carica sessuale perenne e insistita, l'opera di Coppola è una tempesta di baci, di corpi che si attraggono e si bramano, di rantoli molto simili ad amplessi. È, insomma, un film composto in ogni sua sequenza della stessa incessante passione che muove Dracula. Il film ha sete come lui, ha l'affanno come lui, è violento come lui. I due hanno lo stesso gruppo sanguigno. È forse questa mimesi a rendere grande Dracula di Bram Stoker. È forse per questo che ci facciamo mordere e contagiare da lui, perché riesce a mettere in scena con spietata eleganza la deriva dei nostri più reconditi desideri.