Il calcio, la vita, il destino. Come raccontato nella nostra recensione, l'esordio alla regia di Lorenzo Borghini convince per struttura e per interpretazioni. Una storia di provincia, quella di Doppio passo, che esplode quando "il capitano" della Carrarese resta senza un contratto, nonostante la promozione in serie B. Apre un ristorane, facendosi aiutare da un vecchio amico, ma il debito diventa insanabile, e pericoloso*. Ad interpretare capitan Claudio, un grande Giulio Beranek** che, nella nostra intervista, ha raccontato: "Il calcio è un pretesto, questa è una storia di precarietà, che si può legare a tutti. Interpreto un calciatore che si trova davanti delle scadenze mensili. C'è un livello poi di calcio dilettantistico, che è quello più conosciuto, perché non tutti arrivano in serie A. Un film sul passato, un film sul destino ineluttabile. Spesso si è predestinati. Questa è la storia di due persone che non ce l'hanno fatta...".
L'altra "persona", in questo caso, è il co-protagonista di Doppio passo, ovvero Sandro, interpretato da Giordano De Plano, colui che presta i soldi a Giulio, portandolo nel fondo di un baratro da cui è impossibile risalire: "Sandro e Claudio sono le facce della stessa medaglia. Sono legati. Sono persone anche inadatte a percorre certe strade. Sandro rappresenta il passato di Claudio, e gli presenta il conto. Sono due precari che si trovano ad affrontare un incaglio", spiega De Plano.
Doppio Passo: video intervista a Lorenzo Borghini, Giulio Beranek, Giordano De Plano
Sceneggiatura coesa, lo sport che spiega la vita - diventando un pretesto - e una regia presente ma invisibile. Un film sull'ineluttabilità della vita, continua Lorenzo Borghini: "C'è una visione non ottimistica: puoi scappare dalle tue origini, ma poi ci sono degli eventi che se ti travolgono è la fine. Difficile uscire dal fatalismo della vita. Alcune cose arrivano e basta". Destino, e impreparazione alla vita, in una miscela di estremi resi coesi dalla cornice del calcio di provincia: "Gli sportivi vengono protetti da una bolla, ad alti livelli. Poi quando esci fuori ti trovi a doverti confrontare con problemi enormi", continua il regista. Sulla stessa linea, Giordano De Plano, "Un calcio lontano dai contratti milionari. Qui si parla di impiegati del calcio, la fanteria. Copre un raggio molto più ampio".
Doppio passo, la recensione: un bel film sull'impreparazione alla vita
Sul set
Ma come sono riusciti, Giulio Beranek e Giordano De Plano, ad essere così organici nelle interpretazioni? Merito della sceneggiatura, spiega Beranek: "Io e Giordano siamo d'accordo nel riconoscere al regista di averci messo nelle condizioni di lavorare con estrema tranquillità. Nonostante i ritmi fossero alti. Eppure, tra piani sequenza e macchina a mano, abbiamo avuto libertà di lavorare su una sceneggiatura solida e scritta bene. Questo ci ha permesso di realizzare delle scene madri, girate poi in pochi take. Tutto molto organico, ed è sintomo della scrittura". "Ci è capitato di improvvisare, due o tre volte, e quando è successo arrivava tutto dalla sceneggiatura, con una fiducia che ci ha portato ad affrontare i personaggi", dice De Plano.
Sport e cinema
Sport e cinema vanno sempre molto d'accordo, e se il pretesto calcistico per Doppio passo è solo una suggestione in grado, come detto, di raccontare ben altro, quali sono i titoli sportivi di riferimento? Nessun dubbio per Giulio Beranek, che ripensa alla rovesciata di Pelé: "Fuga per la vittoria. L'unico film che riesce a farti vedere il calcio giocato in un certo modo". Per Lorenzo Borghini, invece, lo sport movie di riferimento è targato Scorsese: "Toro Scatenato... assoluto". Giordano De Plano, dal canto suo, ripensa ad Al Pacino: "Ogni maledetta domenica di Oliver Stone. C'è il football ma anche lì si parla di altro".