Quando l'ipotetico film (o serie) sul dietro le quinte della realizzazione di una pellicola sarebbe molto più interessante della pellicola stessa, vuol dire che qualcosa non va. La recensione di Don't Worry Darling non può non tenere conto di tutto il rumore che si è creato attorno al secondo film diretto da Olivia Wilde, qui anche attrice. Presentata in anteprima a Venezia 79, e in sala dal 22 settembre, questa storia ambientata in una città anni '50 tirata a lucido (forse troppo), in cui tutti sembrano appena usciti da una pubblicità, è diventata la più chiacchierata della Mostra per via di tutto quanto è accaduto fuori dal set.
In principio fu l'allontanamento di Shia LaBoeuf, poi sostituito da Harry Styles. All'epoca Olivia Wilde era stata accolta come un'eroina, perché aveva cacciato un attore (tristemente noto per comportamenti violenti) dal suo film pur di proteggere la sua protagonista, la brava Florence Pugh. Poi, l'amore nato sul set galeotto: Wilde e Styles sono diventati una coppia e lei ha lasciato il marito Jason Sudeikis (protagonista della serie Ted Lasso, che le ha fatto portare i documenti per il divorzio mentre era sul palco del Caesar Palace di Las Vegas a parlare del suo film). Poi, la storia infinita: Shia LaBoeuf, a pochi giorni da Venezia 79, ha dichiarato di non essere affatto stato licenziato, ma di essersene andato di sua volontà, perché non era stato previsto abbastanza tempo per le prove. A corroborare le sue dichiarazioni un video in cui Wilde lo supplica di ripensarci, chiamando Pugh "Miss Flo", con un tono non proprio amichevole. Si è diffusa quindi la voce che tra le due sia in atto una guerra fredda: Wilde ha smentito, ma l'attrice non ha mai condiviso nulla del film sui suoi profili social, ha parlato della troppa importanza data alle scene di sesso con Styles, si è lamentata della relazione di regista e co-protagonista sul set (che avrebbe portato Wilde a concentrarsi meno sugli altri attori) e di essere stata pagata meno del cantante, quando di fatto è lei la vera protagonista di film.
Insomma, un putiferio, che non si è affatto fermato una volta che tutti sono sbarcati al Lido di Venezia. Anzi! Florence Pugh ha annullato ogni attività stampa legata al film tranne il red carpet, Harry Styles avrebbe sputato addosso al collega Chris Pine davanti a tutto il pubblico della Sala Grande, dove si è tenuta la prima di Don't Worry Darling. Una storia incredibile. Di cui probabilmente non sapremo mai davvero nulla, a meno che davvero non se ne faccia un altro film o una miniserie di almeno cinque episodi. Magari con ogni puntata raccontata dal punto di vista di un personaggio (saremmo molto curiosi di vedere quella dedicata a Shia LaBoeuf). A realizzarla vedremmo bene un Ryan Murphy. Se ci volesse pensare, noi intanto abbiamo gettato l'idea.
Viviamo nel migliore dei mondi possibili?
Messo in ordine tutto il rumore, di cosa parla questo Don't Worry Darling? Siamo negli anni '50 dicevamo, in una piccola città residenziale, Victory, dove i vetri sono pulitissimi, i vestiti impeccabili e le case arredate in modo da ostentare benessere. E in effetti i suoi abitanti vivono per questo: gli uomini lavorano tutti per Victory Project, azienda che sviluppa materiali destinati a cambiare il mondo. O almeno è quello che dice a tutti i suoi dipendenti Frank (Chris Pine), capo della società. Tra le coppie che vivono a Victory ci sono Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles): senza figli, innamoratissimi e perennemente attratti l'uno dall'altra.
Don't Worry Darling, Harry Styles: "Tutti noi viviamo in una bolla protetta"
Ogni giorno, dopo aver fatto colazione insieme, preparata rigorosamente da Alice, Jack sparisce insieme agli altri uomini nel deserto. Alla donna non resta quindi che pulire la casa, fare la spesa, e rendersi bella per quando il marito varcherà di nuovo la soglia. Nel 2022 una vita del genere non può che far pensare all'Inferno. Anche la più scintillante delle prigioni a un certo punto diventa stretta. E Alice effettivamente comincia a pensare che forse qualcosa non quadra. Che ci sia forse del marcio dietro tutto quel lusso? Farsi troppe domande a volte è pericoloso, eppure lei continua a farle. A cosa sta lavorando davvero Victory Project? Dove vanno tutti gli uomini?
Don't Worry Darling e il grande debito nei confronti di altri film
Costato 20 milioni di dollari, un budget abbastanza modesto per una produzione americana, Don't Worry Darling è comunque un passo ambizioso per Olivia Wilde regista: il suo esordio, Booksmart (ribattezzato in italiano con l'infelice La rivincita delle sfigate), era infatti un progetto molto più piccolo, ben accolto dalla critica. Alla seconda prova invece le ambizioni si sono impennate: scene oniriche, scene di lotta, set che diventano dei labirinti, inseguimenti in macchina. Tutto è più complesso. E Wilde non se la cava male, giocando con le simmetrie, creando anche immagini che rimangono impresse (come quella del cellophane o del ballo inquietante di Harry Styles). Purtroppo però le fonti di ispirazione, moltissime, a un occhio appassionato di cinema risultano fastidiosamente evidenti. C'è un po' di tutto: La fabbrica delle mogli, The Thruman Show, Black Mirror, Matrix, Thelma e Louise... E purtroppo, l'unica idea davvero originale del film, quella più interessante (che non vi sveliamo per non rovinarvi la sorpresa), non viene sviluppata. Alla fine di Don't Worry Darling rimane un senso di incompiuto, come se la parte importante della storia dovesse ancora cominciare. Un peccato.
Meno male che c'è Florence Pugh
Tra loro ci saranno anche questioni irrisolte, ma per Don't Worry Darling è una fortuna che la protagonista sia Florence Pugh. L'attrice carica su di sé l'intera responsabilità del film, diventandone la forza trainante. Ormai lo ha dimostrato più volte: non soltanto buca lo schermo, ma possiede un carisma in grado di dare maggior fascino a qualsiasi progetto in cui è coinvolta. Lo stesso non si può dire di Styles, che, senza una direzione precisa, sembra un po' perso.
Florence Pugh, ritratto di una piccola donna, grande attrice
Nonostante le difficoltà, probabilmente (e glielo auguriamo, visto il grande momento di crisi che vive il cinema) il film andrà anche bene, visto il cast e tutto il chiacchiericcio che si è creato attorno. Adesso però vorremmo vedere la parte che non viene raccontata. Sempre dopo la miniserie sul racconto del dietro le quinte di Don't Worry Darling, è ovvio.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Don't Worry Darling, il secondo film da regista di Olivia Wilde ha grandi ambizioni, ma non riesce a mantenere quanto promesso. Costato 20 milioni di dollari, usa bene costumi e scenografie, ma non riesce a incidere quanto potrebbe. L'immaginario è debitore di tanti altri film e serie precedenti e la parte davvero interessante e originale della storia viene appena accennata, senza essere approfondita. La forza trainante del film è Florence Pugh, che, ancora una volta dimostra di essere una delle attrici contemporanee più interessanti e brave.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Florence Pugh.
- L'uso di costumi e scenografie.
Cosa non va
- Il film impiega troppo tempo per arrivare alla svolta.
- La parte più interessante e originale della storia non viene approfondita.
- L'immaginario del film è debitore di moltissimi altri film e serie tv.