Chi segue le vicende professionali di Joss Whedon sa già che le buone notizie sono sempre molto rare, e quando ci sono spesso si accompagnano a news meno piacevoli. E' ovviamente questo il caso di Dollhouse, serie sfortunata che - e questa è la buona notizia - ha dimostrato con questo inizio di seconda stagione di essere in una fase crescente dal punto di vista creativo e qualitativo: gli episodi Instinct, Belle Chose e Belonging non solo sono l'ennesima prova della flessibilità che si cela dietro al complesso concept della serie, ma anche esempio di notevole fattura tecnica e artistica per quanto riguarda regia, scrittura e anche recitazione. La brutta notizia è che questa crescita qualitativa è accompagnata da un preoccupante, e probabilmente inarrestabile, calo degli ascolti, con numeri perfino inferiori a quelli già tristemente preventivati al momento della riconferma della serie per il secondo anno. Da qui la decisione di sospendere temporaneamente la messa in onda fino a dicembre, quando si riprenderà con due episodi a sera fino a Natale, e poi chissà...
I motivi di questi pessimi risultati in termini di ascolti sono numerosi - magari cercheremo di analizzarli meglio al termine di questa, presumibilmente ultima, stagione - ma una cosa è certa, Dollhouse non è una serie "facile" e soprattutto al contrario della maggior parte dei prodotti medi di oggi (basti pensare ai tantissimi franchise del genere crime) non è una serie che permette di familiarizzare con i suoi personaggi o con i suoi temi, vista la sua camaleontica essenza. I tre episodi trasmessi recentemente esprimono perfettamente questo concetto attraverso stili e temi sempre differenti che hanno come unico punto in comune la base di partenza e delle lievi sottotrame che procedono lentamente e sottotraccia e che probabilmente veicoleranno insieme negli episodi finali.
Nel secondo episodio della stagione, Instinct, gli autori Michele Fazekas e Tara Butters affrontano un tema molto delicato come quello della maternità e degli istinti primordiali con la nostra Echo chiamata a una missione molto particolare: quella di sostituire una madre morta di parto accanto ad un uomo che si è scoperto incapace di amare il proprio bambino. Quando il bizzarro ménage familiare si rivela, prevedibilmente, un fallimento, il solito trattamento di cancellazione dei dati non basta ad eradicare da Echo l'istinto ancestrale e l'amore smisurato per il bambino che le è stato trasmesso con una procedura in cui Topher, agendo sui suoi recettori mentali, è persino riuscito a renderla in grado di allattare al seno. Il terzo episodio, Belle Chose (scritto e diretto dai whedoniani Tim Minear e David Solomon), inizia su una nota particolarmente inquietante introducendo uno psicopatico che rapisce donne di età diverse per poi immobilizzarle con delle droghe e manipolarle per le proprie fantasie - spesso finendo per ucciderle. Mentre è in cerca di una nuova vittima perché ha appena massacrato una prigioniera ribelle, viene investito da un'auto e condotto, in coma, nella Dollhouse dallo zio (la guest star Michael Hogan, carismatico XO di Battlestar Galactica ed ennesimo membro del cast dello show di Ron Moore ad approdare in quello di Joss Whedon). Qui la sua personalità viene momentaneamente insediata nel cervello di Victor nella speranza di ottenere le informazioni necessarie a salvare le altre prigioniere (e l'onore della sua potente famiglia, che ha sempre insabbiato le prove a suo carico).E' qui particolarmente interessante come la dirigente della Dollhouse, Adelle DeWitt, sia palesemente scontenta di doversi occupare di un simile caso, ma allo stesso tempo costretta a prendere atto del parallelo che emerge tra il destino delle vittime del killer e quello dei suoi active. Belonging, quarto episodio (lo script è firmato da Maurissa Tancharoen e Jed Whedon, cognata e fratello di Joss, mentre l'ottima regia è di Jonathan Frakes, veterano della tv sci-fi) di questa seconda stagione, è anche uno dei più riusciti dell'intera serie, e vede assoluta protagonista la active Sierra (una sorprendente Dichen Lachman). In esso viene indagato il passato di Sierra, e le ragioni particolarmente tenebrose che l'hanno condotta, contro la sua volontà, nella Dollhouse (un accenno a questi fatti c'era già stato con l'episodio Needs della prima stagione, e l'esperimento della dottoressa Saunders sulle esigenze intime delle doll). Con Belonging si torna ed esplorare il tema dell'abuso sessuale, spesso associato a Sierra, in maniera particolarmente efficace e con grande forza emotiva, e accanto ai tragici trascorsi di Sierra ricompare anche il motivo della sua affinità elettiva con il tenero e devoto Victor.
Al fianco dell'ottima Lachman, si fa notare anche Vincent Ventresca, nei panni di un dirigente della Rossum Corporation, che riesce a rendere perfettamente ripugnante. Ma compare in Belonging, in un piccolo ruolo, un'altra guest star d'eccezione, il grande Keith Carradine, che con ogni probabilità ritroveremo nel prosieguo della stagione. Guardando al quadro generale, tutti gli episodi di questa tranche presentano dettagli ed elementi che alludono in qualche modo al futuro scenario tracciato nell'episodio-goiello di Dollhouse, Epitaph One: dai progressi incredibili della tecnologia di Topher, all'intenerirsi dei rapporti di questi con Adelle, fino ai primi riferimenti al possibile utilizzo dei mezzi della Dollhouse per provocare stragi a distanza.
Continua inoltre il percorso di Echo/Caroline, active anomala che riesce a trattenere tracce emotive di tutte le vicende che il suo destino di doll la porta a vivere, e che si prepara, in maniera più o meno inconscia, ai terribili eventi a venire.
Se ne accorge in questa fase anche il suo ex handler - ora responsabile della sicurezza della Dollhouse - Boyd Langton, il quale, come Paul Ballard, non sembra avere la minima intenzione di ostacolarla. Che il nemico più pericoloso per Echo sia proprio la stessa Fox?
Movieplayer.it
4.0/5