Non c'è pace per la Dollhouse di Joss Whedon. Negli ultimi giorni sono circolate tante voci sulla questione del tredicesimo episodio, ma a prescindere dal fatto che l'episodio venga o non venga trasmesso in tv, si tratta di un nuovo spavento per tutti i fan della serie che vedono una seconda stagione sempre più come un miraggio. E mentre oltreoceano si infuoca il dibattito - lanciato da molti dei più noti critici televisivi statunitensi - sul futuro della serie e di Whedon (in molti si augurano che questa "lezione" possa servire a portarlo verso la tv via cavo abbondonando definitivamente i network), con l'episodio n. 9, Spy in the House of Love, la serie dimostra di essere al suo meglio e soprattutto in continua crescita.
Diretto dal solito David Solomon e sceneggiato dal talentuoso esordiente Andrew Chambliss (autore anche del prossimo Haunted), questo episodio utilizza espedienti narrativi che non possono non far pensare ad una serie come Alias, ma allo stesso tempo continua ad allargare l'universo della Dollhouse mostrandoci anche aspetti inediti di alcuni personaggi come ad esempio le scappatelle di Adelle DeWitt con l'active Victor, con il quale, ironicamente, intrattiene un rapporto non solo sessuale ma anche "intellettuale" attraverso il quale sfoga le frustrazione del suo lavoro e
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Noi spettatori sapevamo già tutto questo grazie alle (dis)avventure dell'ex agente FBI Paul Ballard, ma a ricordarcelo c'è una scena letteralmente brividi in cui mentre Paul si trova in intimità con la sua Mellie, la ragazza di colpo "cambia" e incomincia a trasmettere (così com'era già successo precedentemente con Caroline) un messaggio proveniente dalla Dollhouse. Paul, che non sapeva della vera natura di Mellie, riesca a fatica a riprendersi dallo shock ma ascolta con attenzione quello che November ha da comunicargli: Mellie esiste per una ragione soltanto, spiare le sue azioni e la sua indagine, adesso che Paul ha scoperto il sistema di sorveglianza elettronica, la Dollhouse farà maggiore affidamento su Mellie per sovergliarlo, e Paul deve quindi stare particolarmente attento a non rivelarle nulla di importante - anche perchè Mellie non è una active come tutte le altre ma una sleeper, ovvero una killer che (come abbiamo toccato con mano nell'episodio 6) può essere attivata a comando con esiti letali. Questo di November è probabilmente l'ultimo messaggio che Paul potrà ricevere attraverso una bambola poichè nella Dollhouse è stato appunto scoperta la presenza di una spia.
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Contemporaneamente nella Dollhouse la nostra Echo, pur nella sua dimensione bambolesca, non riesce a stare con le mani in mano e offre il suo aiuto a Topher dicendogli: "Tu rendi le persone differenti. Tu puoi fare in modo che io possa aiutare". E' così che mentre Sierra fa la sua parte da agente segreto, Echo in versione Sherlock Holmes interroga tutti coloro che sono nella Dollhouse sempre alla ricerca del colpevole.
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Movieplayer.it
4.0/5