Tre nuovi episodi per la Dollhouse di Joss Whedon, serie che tra ascolti poco esaltanti e il persistente incubo della cancellazione da parte del network va avanti mantenendo il giusto equilibrio tra la storyline principale - che rimane per il momento l'aspetto più interessante anche se finora sempre e solo accennato - e le varie missioni autoconclusive della sua eroina Echo.
Il terzo episodio Stage Fright è diretto da David Solomon, produttore e regista storico di Whedon per Buffy l'ammazzavampiri e Firefly e scritto da Jed Whedon (fratello di Joss) e Maurissa Tancharoen, coppia di musicisti che aveva già collaborato alla sceneggiatura e al canto di Dr. Horrible's Sing-Along Blog, folle e geniale progetto per il web autoprodotto dal team Whedon. E la musica è infatti al centro dell'intero episodio poiché Echo viene assunta per fare da corista per Rayna, giovane popstar a metà tra Beyoncé e Rihanna. Il compito di Echo non è solo quello di cantare ma soprattutto di proteggere Rayna che è perseguitata da un fan maniaco che, come Guardia del corpo insegna, ha un inaspettato mandante, in questo caso la cantante stessa, stufa della vita da popstar e ansiosa di raggiungere la fama eterna. Echo riuscirà nella sua missione mostrando però una capacità di adattamento superiore a quella sospettata dai suoi "datori di lavoro" alla Dollhouse e proteggendo nel vero senso della parola la vita di Rayna, ovvero annientando la minaccia del maniaco ma anche mostrando alla bella cantante il suo inconscio desiderio di vivere.
Per Gray Hour, quarto episodio della serie, Whedon si affida a Rob hardy, uno specialista della regia di serie tv come Battlestar Galactica ed X-Files, e alle sceneggiatrici Sarah Fain e Elizabeth Craft, che già avevano lavorato ad alcuni episodi delle ultime due stagioni di Angel. L'episodio parte come una sorta di adrenalinico heist movie in cui Echo "interpreta" la pepatissima Taffy, una ladra infallibile e molto cool incaricata di rubare un antichissimo fregio appartenente al Partenone. Grazie alle notevoli abilità di Taffy, il team riesce ad entrare nel caveau della banca passando dal sotteraneo dell'hotel adiacente e aprofittando della "gray hour", ovvero un'ora di tempo in cui il sistema di sicurezza viene temporaneamente interrotto per un upgrade. Tutto sembra andare per il verso giusto finché un mebro del team ruba il fregio e scappa chiudendoli nel blindatissimo caveu, e per di più Echo riceve una telefonata a cui segue un segnale acustico elettronico: a sorpresa la personalità di Taffy viene completamente cancellata e Echo torna nella sua condizione di "bambola" vuota. Alla Dollhouse capiscono subito la gravità della situazione e mentre i tecnici pensano alle conseguenze di questa cancellazione a distanza e soprattutto all'identità del colpevole, la direttrice Adele DeWitt deve intervenire e in fretta: decide di attivare nuovamente la personalità di Taffy all'interno di una nuova bambola, Sierra, chiedendole di interagire con Echo per farla uscire dal caveu. Nel frattempo anche Boyd, l'handler di Echo, cerca di fare il possibile per liberare la sua protetta, ma è soltanto grazie ad una sorta di presa di coscienza da parte di Echo e all'aiuto di uno dei colleghi di rapina che la situazione (un po' frettolosamente a dire il vero) si sbroglia. Con il quinto episodio True Believer approda nell'universo di Dollhouse un po' di quell'umorismo tipico dei prodotti whedoniani e parte del merito va sicuramente allo sceneggiatore Tim Menear, uno dei collaboratori più preziosi di Whedon dai tempi di Angel e Firefly. La regia è di Allan Kroeker, altro veterano della tv fantascientifica (Dark Angel, Battlestar Galactica e soprattutto molto Star Trek) anche se qui elementi di tipo fantastico c'è veramente poca traccia: Echo è infatti chiamata ad infiltrarsi in una setta religiosa segreta che nasconde in realtà un traffico di armi ed azioni illecite. Il problema è che la squadra di agenti ha un mandato che vale solo per 48 ore - ottenuto in seguito ad una misteriosa richiesta di aiuto da parte di un membro del culto - quindi bisogna agire e velocemente, ma come infiltrasi in una setta in così poco tempo? La soluzione è mandare sì Echo ma con una personalità ben precisa: quella di una ragazza non vedente che crede che sia stato Dio a dirle di raggiungere la comunità e soprattutto il suo leader, Jonas Sparrow. Echo davvero è non vedente, ma attraverso delle microcamere installate nei suoi occhi sia Boyd che il leader della squadra di agenti riescono a vedere quello che Echo (non) vede. Nonostante i sospetti iniziali, Jonas accetta il nuovo membro del gruppo e così riusciamo ad avere prova della presenza delle armi, ma in più egli stesso comincia a credere che ci sia la volontà di Dio dietro a tutto. Ed è così che quando anche gli agenti circondano la loro comunità Jonas rinchiude tutti in una chiesa a cui dà fuoco: se la volontà di Dio è con loro non hanno nulla da temere. Nel frattempo Echo ha recuperato la vista in seguito ad un colpo (e di conseguenza le microcamere non funzionano più), ma nonostante il "miracolo" non crede nel sacrificio portato avanti da Jonas ma cerca di convincere tutti i credenti che si tratta solo di un suicidio di massa. Riesce a far scappare tutti, ma a quel punto Jonas sta per vendicarsi su di lei, quando interviene a sorpresa Dominic, capo della sicurezza della Dollhouse, che uccide Jonas ma lascia anche a morire la giovane 'active' che con questi suoi "malfunzionamenti" gli sta dando più guai che altro. Boyd in extremis riesce a salvare la sua Echo ma le tv che nel frattempo sono sopraggiunte sul luogo sono testimoni della presenza di Echo e quindi della sua esistenza. Dei tre "casi" singoli nessuno eccelle particolarmente, non sono dei veri e proprio riempitivi ma servono quasi esclusivamente a dimostrare la potenziale versatilità di un format come quello di Whedon (quasi a voler rovesciare l'immobilità di molte serie di oggi, che non fanno altro che riptersi all'infinito cambiando solo interpreti e situazioni) e della sua brava protagonista Eliza Dushku effettivamente chiamata settimana dopo settimana ad un lavoro non da poco. Quello che è più interessante è tutta la sottostoria che contestualmente va avanti episodio dopo episodio e che riguarda la continua e sempre maggiore presa di coscienza di alcuni active (Echo certamente, ma anche Sierra e Victor, quest'ultimo sappiamo che ha anche delle "reazioni maschie" sotto la doccia) o l'investigazione di Ballard che procede sempre lentamente ma comunque aiutata o da qualche misterioso benefattore (che gli ha inviato la videocassetta con un video di Caroline prima che diventasse Echo) o dal caso (le televisioni che riprendono Echo durante l'ultima missione) e che soltanto adesso sembrerebbe essere sulla strada giusta. In tutto questo si inserisce poi soprattutto la presenza, invisibile ma minacciosa, di Alpha, il pericolosissimo ex active che, da quanto ci viene detto, aveva avuto non poche somiglianze con la nostra Echo e il cui piano non ci è ancora chiaro. Probabilmente saprmeo qualcosa di più con il prossimo episodio, Man On The Street, scritto dallo stesso Whedon e pubblicizzato dalla Dushku come l'episodio di svolta della serie.Movieplayer.it
3.0/5