Dollhouse: ecco Epitaph One, l'episodio perduto

Tredicesimo episodio e finale mai trasmesso della prima stagione di Dollhouse, Epitaph One è indubbiamente il migliore della serie e inizia a dispiegarne, su diversi piani temporali, le autentiche potenzialità.

Chi segue, o ha seguito, Dollhouse, l'ultima creazione televisiva del geniale Joss Whedon, avrà sicuramente sentito parlare di alcune controversie sorte tra l'autore e il network Fox fin dalla realizzazione del (primo) episodio Pilot. Considerato anche come era finita la precedente collaborazione (Firefly), col senno di poi (ovvero dopo l'inaspettata conferma di Dollhouse per una seconda stagione) possiamo dire che in fondo ai fan di Whedon e all'autore stesso è andata più che bene, anche se è rimasto l'amaro in bocca per due questioni: il primo Pilot non accettato dal network e la questione del misterioso tredicesimo episodio, intitolato Epitaph One.

Qualche giorno fa con la presentazione de il dvd e il blu-ray della stagione uno di Dollhouse al Comic Con di San Diego e con l'uscita degli stessi sul terriorio americano, abbiamo potuto finalmente saperne di più su questi due misteri che aleggiavano intorno alla serie. E se per quanto riguarda il primo Pilot (che è stato successivamente "cannibalizzato", con scene recuperate ed inserite negli episodi successivi) non c'è molto da dire se non che forse quello riscritto da Whedon e di cui abbiamo già parlato è sicuramente diverso ma forse anche migliore; c'è invece molto da dire su questo tanto pubblicizzato Epitaph One, che riesce a mantenere le promesse e si dimostra non solo il miglior episodio della serie, ma anche uno dei migliori episodi televisivi visti da diverso tempo a questa parte.

Ma per capire meglio il vero valore dell'episodio in questione bisogna innanzitutto ricordarne le origini: il network Fox aveva commissionato alla Mutant Enemy di Whedon & co. 13 episodi e per altrettanti episodi la casa di produzione si era accordata per le vendite internazionali ed homevideo. Con la questione del primo pilot, quello mai andato in onda, sorgeva un problema: il network aveva avuto i 13 episodi richiesti - che poi in onda ne sarebbero andati solo dodici poco importava - ma, come già detto, il primo Pilot finora inedito è stato in gran parte riulitizzato durante il corso della stagione e quindi impossibile da commercializzare; per il mercato estero serviva comunque un nuovo episodio ma ormai non c'erano abbastanza fondi perché di fatto gli episodi prodotti erano già stati 13 e quindi il budget previsto era praticamente finito.
Mentre ancora si dovevano girare gli ultimi episodi previsti della serie, Whedon ideò così un episodio atipico, che avrebbero potuto girare anche in contemporanea con le riprese degli altri episodi, con un cast in gran parte nuovo, qualche sequenza presa in prestito del vecchio pilot e delle comparsate ridotte all'osso per molti dei regular impegnati sull'altro set.
Come talvolta succede quando si lavora in condizioni di stress spesso i risultati sono addirittura migliori e questo di Epitaph One è un caso davvero eclatante, perchè l'idea di Whedon (poi sviluppata, per questioni di tempo, dai fedeli compari - nonché fratello e cognata - Jed Whedon e Maurissa Tancharoen) è geniale nella sua semplicità ed aggiunge un tale livello di profondità alla serie da poterne virtualmente garantire una durata pressoché illimitata. E lo fa, per assurdo, portandoci avanti di dieci anni rispetto alla normale ambientazione mostrandoci la fine della serie, della Dollhouse e probabilmente dell'umanità intera.
Ci troviamo infatti in una Los Angeles post-apocalittica dove uno sparuto gruppo di uomini e donne cerca di fuggire nei sotterranei della città allo scopo di nascondersi da una sorta di zombie assassini, i "macellai". Scopriremo ben presto che non sono degli zombie ma degli "imprinted", ovvero umani a cui è stata uploadata questa necessità impellente di uccidere chiunque abbia ancora un cervello vergine, come appunto i protagonisti in fuga (tra cui riconosciamo per esempio l'attrice Felicia Day).

Quello che rende la situazione particolarmente grave è che questo upload non è avvenuto attraverso la tradizionale tecnologia della dollhouse, ma è stato effettuato in remoto (possibilità già introdotta nel quarto episodio della serie, Gray Hour) attraverso cellulari, computer ed in generale oggetti tecnologici avanzati colpendo migliaia, milioni di persone. Un evento fatale che ha inevitabilemte precipitato il pianeta nella catastrofe.
I fuggiaschi approdano in una installazione sotterranea che non tardiamo a riconoscere: è la dollhouse che abbiamo visitato nel corso della prima stagione, quella gestita da Adelle DeWitt. Attratti dai comfort della struttura, i nostri si fermano, ma molto presto un misterioso assassino inizia a mietere vittime tra le loro fila; nel frattempo, una serie di elementi li porta a individuare la funzione della dollhouse e dei suoi archivi, i quali, con l'aiuto di una presenza inaspettata, forniranno loro una speranza di salvezza.

Lo sviluppo della vicenda, gestita in maniera eccellente nonostante le ristrettezze tecniche ed economiche, ci permette di cogliere alcuni dettagli (non molti, ma sufficienti a destare una viva curiosità) sui fatti accaduti negli anni tra la fine della prima stagione di Dollhouse così come è stata trasmessa e quelli di Epitaph One. Per i fan, infatti, è questo l'aspetto più intrigante: cosa è accaduto? Quando è accaduto? Qual è stato il ruolo delle dollhouse in questa grottesca apocalisse? Ma lo script non fornisce alcuna collocazione precisa: gli eventi potrebbero essere precipitati settimane o mesi o anni dall'ultima volta che abbiamo visitato Miss DeWitt, Topher, Echo e gli altri, e gli elementi più affidabili per ricostruirli sono dei flashback che procedono senza ulteriori indicazioni temporali. Questi flashback ci mostrano interessanti evoluzioni nella psicologie e nelle relazioni tra i personaggi, e soprattutto elementi narrativi che - se Whedon, come sembra plausibile, non farà di Epitaph One una sorte di esperimento a sé stante ma lo integrerà all'interno del serial - in un momento o nell'altro faranno la loro comparsa nella storyline principale di Dollhouse.
In questo senso, la prospettiva sull'intera sembra mutare decisamente: avevamo seguito la vicenda di Echo/ Caroline e della sua battaglia per ottenere la propria libertà e per fermare la dollhouse, ma ora sappiamo che la dollhouse sopravviverà, finendo per causare addirittura la distruzione della vita così come la conosciamo.

Tra l'altro il livello narrativo proiettato nel futuro, quello con protagonisti Felicia Day e i suoi compagni, reintroduce un tema che erà già emerso in uno degli episodi della serie (Haunted), quello della possibilità di utilizzare la tecnologia della dollhouse per migrare da corpo in corpo conseguendo l'immortalità; un elemento la cui inclusione ci era sempre sembrata inevitabile, ma anche decisamente fruttifera. Ora scopriamo che proprio questa possibilità, che faceva gola, prevedibilmente, ai ricconi senza scrupoli che erano anche i maggiori investitori nonché clienti delle dollhouse, ha originato la rovina.

Dunque, Epitaph One funziona molto bene come episodio a sé stante, grazie all'ambientazione intrigante e alla scrittura efficace, ma funziona soprattutto all'interno della serie, di cui sviluppa in maniera coerente elementi e personaggi. E il fatto che sia stato realizzato in tempi tanto rapidi e senza mezzi è l'ennesima prova della lucidità del genio di Joss Whedon, della sua facilità di creare mondi e scenari ma anche della flessibilità di una serie da molti data troppo presto per spacciata, e che invece potrebbe avere appena iniziato a dispiegare il suo potenziale. E' evidente d'altronde che l'idea di Whedon non fosse quella di realizzare semplicemente una serie action, ma di creare qualcosa che stimolasse la riflessione su temi come l'identità e i confini etici dello sfruttamento della tecnologia: Epitaph One porta questa tendenza al suo estremo nell'ambito dello show, dimostrando la serietà delle intenzioni del suo creatore.

Movieplayer.it

5.0/5