"Mi interessa moltissimo il rapporto tra mamma e figlia, tra due sorelle: le donne sono esseri superiori e quando stanno insieme, che siano in conflitto o che ci sia un grande amore tra di loro, mi interessa molto ciò che avviene. In questo film ho messo sul set 18 donne: volevo vedere cosa succedeva". Ferzan Özpetek con Diamanti, in sala dal 19 dicembre, ha dato un bello scossone al cinema mondiale.
Con questo film ha infatti decisamente superato il test di Bechdel, ovvero il metodo utilizzato per valutare l'importanza dei personaggi femminili in un'opera: se la storia in questione contiene almeno due donne che parlano tra loro di un qualsiasi argomento che non riguardi un uomo, allora il test è superato. E in Diamanti ci sono moltissime protagoniste che affrontano gli argomenti più diversi.
Siamo nella Roma degli anni '70 e tutto ruota attorno alla sartoria Canova (omaggio alla sartoria Tirelli), gestita dalle sorelle Alberta e Gabriella. Le due guidano una squadra di sarte che confeziona costumi per cinema e teatro. A interpretarle sono Luisa Ranieri e Jasmine Trinca. Nella nostra intervista, così come nel film, si spazia dalla sindrome dell'impostore alla forza delle formiche. Sì, avete letto bene.
Diamanti: intervista a Ferzan Özpetek, Luisa Ranieri e Jasmine Trinca
In Diamanti le numerose protagoniste affrontano le difficoltà più diverse: c'è chi ha un figlio che non vuole uscire dalla sua stanza, chi invece ha un marito violento. E chi, come la grande costumista Bianca Vega (Vanessa Scalera), nonostante i riconoscimenti internazionali, ha una chiara sindrome dell'impostore. Quando si è artisti è più difficile superarla?
Özpetek: "Nessuno di noi si sente, in tanti momenti della sua vita, all'altezza. Quando ho preso il David di Donatello per La finestra di fronte mi sono comunque chiesto se me lo meritassi veramente. E ogni volta, è stato così per tutti i premi che ho preso nella mia carriera, ho avuto quella strana sensazione. Anche quando per strada mi fermano, come se fossi un famosissimo attore, e mi fanno i complimenti, penso sempre che non li stiano facendo a me. D'istinto mi viene da guardare dietro, che magari li stanno facendo a qualcun altro. Però questa è anche la nostra forza: nella carriera di uno che fa un lavoro creativo secondo me è fondamentale non sentirsi sicuri al cento per cento. L'imperfezione per me è perfetta".
D'accorto Trinca: "Il dubbio è anche un motore per fare qualcosa". Ranieri invece: "Assolutamente. Il dubbio crea. La certezza non crea. Perché è lì dove c'è un po' di dissesto che trovi una strada creativa emotiva. Se uno si sente pieno, fuori non arriva niente".
Diamanti o formiche?
Il film gioca molto sul titolo: i diamanti sono ovviamente le sue protagoniste, ma anche una tinta, il rosa diamante, che il personaggio di Nicole Grimaudo inventa per un'occasione importante. A un certo punto loro stesse si definiscono formiche: da sole non sono niente, ma tutte insieme sono fortissime. Questa storia è ambientata 50 anni fa, ma oggi, nel 2024, è arrivato il momento di sentirsi non più formiche e, magari, leonesse insieme?
Trinca: "Però la formica è laboriosa. Ti dà questa idea di comunità. E poi le formiche possono distruggere le travi: come ci insegna Luisa Ranieri che ristruttura casa di continuo!".
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Un brindisi al cinema
Si fa anche un bel brindisi nel film: alle donne, al cinema e al teatro. Che cosa vogliono augurare a questi ultimi due, data la situazione di difficoltà in cui si trovano? Sempre Trinca: "Intanto non facciamolo da soli questo brindisi: iniziamo a considerare l'arte e la cultura patrimonio di tutti. Perché a partire da questo c'è costruzione d'immaginario, c'è arricchimento: questa cosa deve arrivare a chi ha il potere di decidere delle sorti di un intero popolo che in quella forma di cultura trova un orizzonte".
Per Ranieri invece: "La mia vita si nutre di cinema e il cinema che faccio si nutre della mia vita! Non potrei fare a meno del cinema. Per me è stato una grande finestra sul mondo, che da ragazzina mi ha aperto la testa. Mi ha dato una direzione".