Magnetica, felina, elegante: Miriam Leone sembra nata per interpretare Eva Kant. È lei la vera gemma di Diabolik, film diretto dai Manetti Bros. in sala dal 16 dicembre, ispirato all'omonimo fumetto creato dalle sorelle Giussani e pubblicato da Astorina a partire dagli anni '60.
Ricca ereditiera, Eva Kant arriva a Clearville con un diamante rosa gigante, che fa gola al ladro criminale. Galeotto fu il brillante: è così che i due si incontrano per la prima volta e da lì diventano immediatamente partner in crime. Antonio e Marco Manetti per il loro film, il primo di una trilogia, si sono ispirati al fumetto numero 3, proprio quello in cui entra in scena Eva e ruba il cuore di Diabolik (Luca Marinelli).
Abbiamo incontrato il regista Antonio Manetti e l'attrice Miriam Leone a Roma, all'anteprima stampa di Diabolik: ecco come l'attrice ha costruito il personaggio più iconico della sua carriera, almeno fino a ora.
La video intervista a Miriam Leone e Antonio Manetti
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Diabolik: la vera protagonista è Eva Kant
Possiamo dire che questo è il film di Eva Kant? C'è scritto Diabolik ma la vera protagonista è lei.
Antonio Manetti: Lo puoi dire. Probabilmente questo film è visto proprio da Eva Kant: è la protagonista. In qualche modo scopriamo tutta questa storia attraverso i suoi occhi. Non solo attraverso gli occhi, così sembrerebbe un personaggio passivo, ma diciamo che Eva è anche molto attiva, più di Diabolik in questo film. Noi pensiamo che i fumetti si potrebbero chiamare Eva e Diabolik, perché sono insieme e lei è protagonista quanto lui.
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Miriam Leone: Sicuramente dipende dal fatto che Eva Kant sia un personaggio creato da due donne, le sorelle Giussani, cui io ho dedicato tutto il mio lavoro, in un dialogo continuo, i Manetti lo sanno, per me era come se avessi un debito nei loro confronti. Hanno creato un personaggio femminile così forte, così completo, così interessante, affascinante, determinata ma anche dolce, amorevole verso il suo uomo. Una compagna di giochi ideale. Una femminista prima del femminismo super femminile. Leale compagna del suo compagno, ma spietata verso chi cerca di toglierle il suo potere. Un personaggio meraviglioso. Sono stata molto fortunata a poterla interpretare.
Tra Eva Kant e Diabolik c'è Ginko
Se Eva e Diabolik sono Eros e Thanatos, Ginko, che sta in mezzo, chi è?
Antonio Manetti: Tra amore e morte c'è solo amore e morte, è difficile trovare altro. Diciamo che Ginko è quel personaggio che cerca di fermare questo flusso. Probabilmente, analizzando i personaggi in modo psicologico, cosa che non c'è nei fumetti, in qualche modo Ginko è invidioso della loro libertà. È molto invidioso. Lui è legato alla legge, è un poliziotto, è tutto d'un pezzo e in realtà invidia quella libertà che Eva e Diabolik hanno.
Miriam Leone: diventare Eva Kant
Sono rimasta ipnotizzata dalle tue unghie, da come muovi le mani in questo film. Quanto hai lavorato su questo dettaglio?
Miriam Leone: Quando ho saputo che sarei stata Eva Kant ho deciso di farle crescere e ho decolorato i capelli. Ho cercato di dare a Eva dei micro movimenti molto, molto sottili, ma molto netti. Lavorare con i Manetti dà la possibilità di esprimersi liberamente. Hanno una capacità di ascolto rara, sono delle persone veramente intelligenti. Questo fa sì che il set sia un luogo di crescita artistica e di dialogo artistico. Un film con i Manetti è una vera e propria factory, in cui tanti talenti, di tutte le età, uomini e donne, si confrontano. Questo è un regalo per un artista: quando si faceva il cinema bello, il cinema italiano famoso nel mondo, veniva fatto da gruppi di persone. I Manetti sono una famiglia e questo per un attore è un'esperienza speciale.
Antonio Manetti: Miriam è un'attrice bravissima e preparatissima: si prepara molto. Spesso si giudicano gli attori per come fanno i dialoghi, lei li fa benissimo, però i movimenti a volte sono molto più difficili e molto più importanti per un ruolo. Miriam ha dei movimenti incredibili: mi ricordo che, sia sul set sia quando rivedevamo i giornalieri, rimanevamo a bocca aperta. Fa tutti movimenti perfetti. Perché li studia. Lavora: è una gran lavoratrice, è bravissima.
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