L'ultima (per il momento) triade di delitti del temibile Trinity killer si è conclusa con l'omicidio di un mite barista. L'inafferabile assassino, terminato il suo lavoro, si ritira in una quotidianità tanto idilliaca e normale da sconvolgere Dexter Morgan, sulle sue tracce dopo che Trinity ha spezzato il sogno d'amore di sua sorella Debra con Frank Lundy.
"Trinity" si chiama in realtà Arthur Mitchell, è uno stimato professore con moglie e figli che si dedica, nel tempo libero, a opere di bene con la comunità religiosa di cui è membro attivo e popolare. Di questo Dexter approfitta per avvicinarsi alla sua prossima vittima. Si presenta a Mitchell con un nome falso e la storia convincente di una dolorosa separazione dalla moglie, che lo ha lasciato senza casa e con un gran bisogno di risposte, e si trova presto in intimità con il veterano dei serial killer - da cui, prima dell'inevitabile olocausto, capisce di avere molto da imparare.
Nel frattempo, la povera Deb cerca di rimettersi in piedi dopo la traumatica perdita dell'uomo che amava; non l'aiuta il fatto che la donna arrestata per gli omicidi dei turisti, Nikki, ha confessato tutti i crimini tranne l'omicidio di Lundy. Non attraversano un momento sereno neanche i focosi amanti Maria Laguerta e Angel Batista, costretti a scegliere tra la carriera che vogliono, quella nella sezione Omicidi, e la loro relazione.
If I Had a Hammer, dunque, è un episodio fondamentalmente espositivo dedicato all'esplorazione del mondo di Trinity, personaggio inquietante affascinante e interpretato con mirabili chiariscuri dall'ottimo John Lithgow. Tutto lascia pensare che sarà per Dexter un avversario ben più degno del deludente Scorticatore della terza stagione, anche se non più temibile delle incognite che il nostro deve affrontare sul versante domestico, con Rita bellicosa e Debra convalescente ma ormai un passo dal sanguinoso segreto delle sue origini.