Il sogno è quello di una idilliaca vita suburbana, con una moglie innamorata e tre bimbi magnifici. Ma il sogno è anche quello di un serial che, arrivato alla quarta stagione nonostante premesse narrative che sembravano davvero difficili da tenere in piedi a lungo, dimostra una freschezza stupefacente.
Così Dexter sfiora il miracolo: speriamo che per gli autori (e per noi) non si tratti di hubris, come per il loro eroe, convinto di poter fare coesistere due vite tanto diverse e destinato a vedersi servire un conto salato dalla realtà dei fatti.
Ma procediamo con calma: in questo Living the Dream, premiere della quarta stagione della serie ispirata ai romanzi di Jeff Lindsay, ritroviamo il killer gentiluomo Dexter Morgan a qualche mese dalle sue nozze con la dolce Rita. La coppia si è trasferita con i due figli di lei, Astor e Cody, e con il nuovo arrivato Harrison, tre mesi, in una bella villa poco fuori Miami. Dex è un marito devoto e un padre attento per il neonato, che sta dando qualche grattacapo ai genitori, coadiuvato dalla prepubescente Astor che interrompe i suoi sporadici sonnellini suonando dischi heavy metal (lo scopo è quello di estorcere un iPod a Rita). Il nostro non ha avuto una notte di pace in tre mesi, e il suo lavoro di perito forense presso il dipartimento di polizia di Miami Metro ne sta risentendo, al punto che un suo abbaglio durante un processo causa l'assoluzione di un ex pugile colpevole di diversi barbari omicidi. Quinn, il detective che l'aveva arrestato, gliela giura ma Dexter confida di pareggiare i conti facendo dell'assassino la sua prossima vittima. Peccato che la sua attuale routine - e i colpi di sonno di cui inevitabilmente soffre - rendano parecchio più avventurose le sue consuete manovre preparatorie. Lui resta fiducioso: dovrà essere più rigoroso, più cauto, più che mai rispettoso del codice di Henry, ora che ci sono nuove responsabilità nella sua vita, ora che è un padre e "uccide per due". Ma può farcela, può avere tutto, o almeno questo è quello che crede fino alla notte in cui effettivamente allestisce la fine del vile pluriomicida, e in cui la sorte lo attende al varco.
Come per le precedenti premiere di stagione, Living the Dream pone le premesse per un nuovo corso (sempre più malagevole) per le gesta dell'eroe eponimo dello show ma anche per diverse storyline parallele che coinvolgono gli altri personaggi, tutti reintrodotti con efficienza ed economia, e naturalmente ci consegna un nuovo villain con cui avremo a che fare fino al gran finale: l'Assassino della Trinità, autentico veterano dei serial killer, che è interpretato da un inquietante John Lithgow e che è anche responsabile del ritorno a Miami del detective Frank Lundy (e quindi del graditissimo rientro nel cast del grande Keith Carradine), il quale lo ha braccato invano per anni e torna sulle sue tracce dopo aver lasciato l'FBI.E anche per il resto, gli ingredienti non cambiano, ma sono combinati con rinnovata efficacia: lo humour nero che ben conosciamo è accompagnato da un'ironia più lieve e assolutamente irresistibile (da non perdere la sequenza che riproduce la sigla iniziale, che serve anche a mostrare il cambiamento che l'arrivo di Harrison ha operato nella vita di Dexter), la suspence è innescata sin dalle prime sequenze e non fa che intensificarsi fino allo sconvolgente cliffhanger, e Michael C. Hall, che non ha mai smesso di lavorare a una credibile costruzione ed evoluzione
di un personaggio così estremo, riesce a donare a Dexter una nuova dimensione ancora più umana e accattivante.Non potevemo sperare di meglio per questa premiere; ora staremo a vedere se Jeff Lindsay, James Manos jr. e il loro team riusciranno a mantenersi su livelli tanto elevati per il proseguimento di questa quarta stagione. Certo è che Living the Dream è bastato a convincerci del fatto che, per originalità, intrattenimento e qualità complessiva, il serial Showtime ha al momento ben pochi rivali in TV.