Quando un IP funziona, oramai la si fa tornare sempre "dalla tomba": è oltremodo chiarissimo in questi tempi nostalgici in cui viviamo, che bramano la sicurezza del passato e sono poveri di idee originali. Showtime ne è sicuramente un emblema e c'è un brand in particolare che non si è frenata a ricacciare più volte dalla soffitta, togliendo la polvere accumulata, ovvero quello di Dexter Morgan, che ha avuto un percorso produttivo quanto mai singolare.
Prima la serie originale tirata per le lunghe con le ultime stagioni che gridavano vendetta (con un finale odiato da praticamente tutti i fan). Poi, il sequel a sorpresa (nonostante la presunta morte del personaggio principale) Dexter: New Blood che, ripresa in mano dal creatore Clyde Phillips ha saputo dare la chiusura che era mancata alla serie otto anni prima (dal 2013 al 2021), registrando numeri da capogiro. Il protagonista questa volta periva per davvero e nell'unico modo possibile, per mano del figlio ritrovato, Harrison.
Non contenti di questo successo, a Paramount e Showtime hanno ben pensato di ordinare non una, ma ben due ulteriori serie ambientate nello stesso universo narrativo, convincendo Michael C. Hall a tornare a vestire i panni del protagonista in due modi differenti. Una la vedremo nel 2025, sarà un ulteriore sequel e si intitolerà Dexter: Resurrection (già il titolo suggerisce il punto di partenza), mentre l'altra è arrivata in streaming su Paramount+ con appuntamento settimanale e funge da prequel alla storia che tutti conosciamo: Dexter: Original Sin.
Alle origini del Dr. Morgan
La serie Paramount+ inizia proprio dal finale di New Blood facendo da apripista per Resurrection. Subito dopo, con la scusa che in punto di morte ad ognuno di noi passa davanti agli occhi la propria vita, arriva il pretesto banale e allo stesso tempo perfetto per raccontare l'origin story di Dexter, che abbiamo conosciuto come patologo forense della polizia di Miami e come serial killer dei serial killer per far quietare il proprio passeggero oscuro. Qui invece lo (ri)troviamo alle prime armi, interpretato da un convincente Patrick Gibson che riesce a mimare senza scimmiottarle le espressioni e lo sguardo glaciale di Hall, che rimane come voce narrante (ed interiore) dello stesso, proprio come nella serie madre.
Proprio per far leva sui propri fan, ci sono anche le versioni giovani degli altri protagonisti che abbiamo imparato ad amare durante le otto stagioni, caratterizzati da subito con le proprie peculiarità: una già tenace ma non ancora capitano Maria LaGuerta (Christina Milian), un sornione e non ancora vice Angel Batista (James Martinez) e un viscido e inopportuno Vince Masuka (Alex Shimizu), ancora non a capo della scientifica. I responsabili del dipartimento e della parte forense rappresentano le new entry chiacchieratissime perché volti amati dai frequentatori abituati della serialità: rispettivamente l'ex Dottor Stranamore (e Diavolo) Patrick Dempsey è Aaron Spencer mentre l'ex Buffy Sarah Michelle Gellar è Tanya Martin.
La famiglia prima di tutto
Proprio come dirà in voiceover lo stesso Michael C. Hall, ciò che riporta il personaggio alla realtà è il nucleo familiare che è l'unico che gli fa temere la morte invece che cacciarla, odorarla, averne desiderio. Il compito non facile spetta ai due co-protagonisti Christian Slater e Molly Brown, con la missione di portare in scena due giovani Harry e Debra (che avevano avuto i volti di James Remar e Jennifer Carpenter), riuscendoci soprattutto per il calore paterno di lui e la spavalda sboccataggine di lei.
Il loro rapporto sarà ciò che salverà Dex dall'oblio come sappiamo, mentre il padre adottivo cerca di inculcargli il codice di Harry affinché dia sfogo alle proprie pulsioni omicide con metodo, non facendosi scoprire e soprattutto punendo solamente coloro che se lo meritano, previa verifica certosina. Crea un effetto straniante nel primo episodio di Dexter: Original Sin assistere al primo omicidio di Dexter che è stato scelto come punto di partenza di questo percorso delle origini, ambientato nella Miami del 1991 (compreso un discutibile taglio di capelli). Forse avremmo preferito assistere alla nascita del codice e di come Harry sia arrivato a quella conclusione per il figlio dopo averlo salvato dal sangue e dalla morte della madre biologica.
Il peccato originale nella serie prequel
Clyde Phillips conosce bene la mitologia di questo universo narrativo, essendo stato il creatore originale che prese spunto dal romanzo La mano sinistra di Dio di Jeff Lindsay. Un tale successo che quest'ultimo proseguì anche a livello cartaceo con una continuity differente. Si vede e si sente la mano di Phillips così come accadeva in Dexter: New Blood: se lì cambiava però la location creando un contrasto visivo-narrativo, qui c'è un'ammiccamento continuo ai gesti e ai dettagli scelti per caratterizzare il racconto, a partire dall'iconica sigla ripresa pedissequamente trasformandola però in qualcosa di corale. Così come alla fotografia assolata e umida, e alla regia che insiste sui primi piani per rendere il continuo scontro e tensione del protagonista verso chi gli sta intorno, dato che non riesce a provare empatia e deve imparare a (soprav)vivere in un mondo che non lo può capire. Almeno non fino in fondo.
Conclusioni
Dexter: Original Sin è una serie prequel profondamente ruffiana, fatta ad immagine e somiglianza di quella originale, che ammicca continuamente (forse un po’ troppo) ai fan della prima ora nella sigla, nello stile visivo, nella caratterizzazione dei personaggi, nello sviluppo dell’intreccio e nel presentare questa versione più giovane di tutti i personaggi più amati. Clyde Phillips lo sa bene e si vede, compreso l'aver coinvolto Michael C. Hall anche come produttore. Una serie valida che però non va oltre il compito che si era prefissata, e forse è anche giusto così. Comprese le porte aperte e il gancio verso l’altra serie in arrivo del franchise, che non sappiamo quanto faranno felici gli appassionati.
Perché ci piace
- Patrick Gibson è un giovane Dexter convincente.
- Anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati ed interpretati.
- Si vede l’impronta del creatore originale che conosce bene la mitologia dello show.
Cosa non va
- Ci stupisce che l’origin story parta dal primo omicidio di Dex e non dalla nascita del codice di Harry.
- Questo strizzare l’occhio continuamente al mondo conosciuto a livello visivo, a partire dalla sigla.
- L’apertura verso il futuro, che getta le basi per Resurrection.