Non c'è pace per James Knight, questa volta costretto a tornare in azione per salvare addirittura la figlia. Proprio la ragazza è infatti uno dei personaggi principali di questo terzo e ultimo capitolo della trilogia action con protagonista Bruce Willis, firmato ancora una volta dal regista Edward John Drake. Il film è stato girato back-to-back con il precedente Detective Knight - Giorni di fuoco (2022) e pone fine alla saga, nella quale il popolare attore è tornato a interpretare un ruolo ricorrente dopo i fasti ben maggiori del John McClane di Die Hard.
Come vi raccontiamo nella recensione di Detective Knight - Fine dei giochi, quest'ultimo episodio non si sottrae alla scelta di essere ambientato durante una precisa ricorrenza. Se il primo infatti vedeva il giorno di Halloween quale escamotage narrativo per giustificare la presenza di villain mascherati e il secondo aveva luogo durante il periodo natalizio, con i cattivi vestiti da Babbo Natale, in quest'occasione è il Giorno dell'indipendenza americana, ovvero il 4 luglio, a tingersi di sfumature narrative inquiete e amare, con tanto di riflessione pseudo-sociologico sull'illusione del cosiddetto American Dream.
Un mondo (im)perfetto
Il giovane Dezi lavora come soccorritore ed è solito intervenire nelle situazioni d'emergenza per prestare le prime cure alle persone ferite, spesso durante aggressioni o conflitti a fuoco. Il ragazzo è in squadra con la coetanea Ally, figlia di James Knight. Tra i due nasce anche una relazione, ma un giorno la situazione precipita quando Dezi riceve l'accusa di aver trasportato contro la propria volontà una persona rimasta ferita in seguito a una rapina: nonostante questo sia servito a evitargli danni ben peggiori, l'uomo l'ha denunciato e in seguito alla rimostranze contro il suo capo Dezi viene anche licenziato. Da quel momento comincia a sviluppare un odio sempre più profondo verso il mondo intero e seguendo dei video su internet si convince come sia arrivato il momento di ottenere il giusto rispetto e prendersi con la forza ciò che desidera, diventando una sorta di vigilante prima e poi un vero e proprio criminale. Toccherà al detective Knight e al suo collega Fitzgerald intervenire, per un caso che questa volta lo riguarda molto da vicino.
Detective Knight - Giorni di fuoco, la recensione: Bruce Willis in un action di Natale
Ancora una volta "Hippy ya ye"
Il capitolo dove Willis è meno presente, scelta comprensibile in quanto essendo l'ultimo girato le sue, ahinoi conosciute, condizioni di salute erano sempre più gravi ma anche ragionata in favore di personaggi freschi e giovani, con un protagonista che è poi destinato a diventare l'effettivo villain della storia, in un percorso psicologico che lo trascina sempre più negli abissi. Una mente facilmente corruttibile che, dopo aver subito quella che appare effettivamente come un'ingiustizia bella e buona, perde la brocca e se la prende con il mondo intero, sfruttando anche conoscenze dirette che gli semplificano non poco la carriera criminale. A giocare il ruolo del leone è quindi stavolta Jack Kilmer, figlio d'arte di Val Kilmer che esteticamente ricorda non poco il padre, qui alle prese con una figura discretamente sfumata, memore degli eccessi schizofrenici e rabbiosi di un'America perduta, dove la diffusione delle armi è sempre un dazio con cui dover pagare i conti.
Ciak, azione!
La regia di Drake è questa volta più nervosa, fin da quel prologo girato come se fosse un videogioco, con l'inquadratura da FPS che segue la visuale del fucile di un rapinatore poi steso dalle forze dell'ordine: un'intro atta a introdurre nuovamente sia Knight che Dezi ed Ally, e a proseguire poi nell'evoluzione dei loro legami. La prima parte vive poi su una frenesia scostante, con alcuni split-screen più gratuiti che realmente necessari e un paio di eventi parzialmente forzati atti a indirizzare la vicenda sui giusti binari. Una discreta scena d'azione su quattro ruote nelle convulse fasi finale, una tesa situazione di stallo e l'esclamazione finale di Willis che autocita i suoi vecchi, gloriosi, tempi perduti offrono una conclusione secca e brutale. Detective Knight - Fine dei giochi è da recuperare per chi ha visto gli altri due titoli, dei quali mantiene pro e contro con un parziale sbilanciamento di toni e atmosfere, all'insegna di un classico cinema di serie B senza lode ma nemmeno senza troppe infamie.
Conclusioni
Infermiere nei team dei soccorsi d'emergenza, Dezi viene ingiustamente licenziato e da quel momento sviluppa un odio sempre più profondo per la società, del quale rischia di farne le spese anche la figlia di James Knight. Il detective, reintegrato in servizio, si troverà alle prese con una missione più personale del previsto in un 4 luglio, giorno non certo casuale, mai così caldo. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Detective Knight - Fine dei giochi, l'ultimo e conclusivo capitolo della trilogia con protagonista Bruce Willis si concentra soprattutto sulla figura di questo villain in divenire, analizzando e decostruendo il mito illusorio del sogno americano in una società figlia della violenza e schiava delle armi. Qualche spunto narrativo e introspettivo in più in una confezione da b-movie frenetica e scattante, mai memorabile ma nemmeno inguardabile.
Perché ci piace
- Un discreto scavo psicologico nella gestione del protagonista/villain.
- Willis offre un paio di battute iconiche in quello che è stato uno dei suoi ultimi film, una sorta di stanco testamento.
Cosa non va
- La regia utilizza a tratti soluzioni gratuite.
- La confezione da b-movie è evidente.