"Faccio Pesce di cognome, quindi non posso aver paura. Ho sempre avuto un gran bel rapporto con l'acqua. Mio padre mi ha buttato in piscina a due anni e mezzo". Edoardo Pesce scherza quando gli diciamo che la paura di ritrovarsi faccia a faccia con un squalo le prime volte che ci si tuffa in mare (e anche in piscina, se si è piccoli!) è una delle prime che si provano. È esattamente quello che succede in Denti da squalo a Walter (l'esordiente Tiziano Menichelli), che ne incontra uno inaspettatamente nella villa di un criminale.
In sala dall'otto giugno, Denti da squalo è l'esordio al cinema di Davide Gentile. A produrre è Gabriele Mainetti, regista di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, con la sua Goon Films, insieme a Lucky Red. Pesce ha il ruolo del Crosaro, proprietario della piscina in cui c'è lo squalo. Una delle sue battute è: "Uno squalo che non fa più paura ha smesso di essere uno squalo". Tutti i protagonisti si chiedono se si identificano o no in quel tipo di animale.
"La vedo come una metafora di ciò che la società di oggi, che è molto performativa e richiede sempre più velocità, cinismo. Walter non la abbraccia, preferisce stare al suo ritmo. La sua innocenza è proprio contrapposta al ruolo che interpreto io. Rappresento la società malata che ti dice di essere squalo. Ma il film dimostra che si può vivere bene, anzi meglio, senza essere predatori".
Denti da squalo: intervista a Edoardo Pesce e Davide Gentile
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Denti da squalo: diventare grandi
Denti da squalo si chiude con una canzone di Edoardo Bennato, Quando sarai grande. Nel film tutti i protagonisti maturano, anche quelli già cresciuti anagraficamente. "Si matura, si prende consapevolezza e quello sicuramente è un passo di crescita che ti fa sentire più grande" ci dice il regista, proseguendo: "Forse in questo film mi sono sentito più bambino di quanto lo sia già nella mia vita privata. E sinceramente non mi dispiace neanche questa leggerezza e libertà che mi do di essere anche un po' bambino".