Nel momento in cui mi hai detto che mi amavi, il tuo amore è finito. Quando il tuo amore finisce, comincia il mio.
La passione e il pericolo costituiscono un binomio che ha spesso avuto una posizione centrale nel cinema di Park Chan-wook. Dal successo di Oldboy, il film che vent'anni fa imponeva di colpo il regista sudcoreano all'attenzione delle platee internazionali, passando per la sua penultima fatica, Mademoiselle, thriller psicologico realizzato nel 2016, gli intrecci abilmente intessuti da Park hanno spesso trasformato il sentimento amoroso in una fonte di inganno, di minaccia o di tragedia: un assioma quanto mai valido per la sua nuova pellicola, Decision to Leave, insignita del premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2022. Melodramma con sembianze da detective story, Decision to Leave rinuncia agli elementi pulp tipici di gran parte della filmografia di Park per guardare piuttosto agli archetipi del noir classico, pur rivisitandolo in una chiave modernissima.
E in tal senso, il riferimento primario dell'opera appare essere uno dei film che più hanno contribuito a modellare la mitologia del cinema e a ridefinire il concetto della fusione fra i generi, una pratica non troppo frequente nella Hollywood di sei decenni fa. Stiamo parlando di Vertigo - La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, tratto nel 1958 dal romanzo D'entre les morts di Pierre Boileau e Thomas Narcejac: un capolavoro la cui influenza è andata crescendo con il trascorrere del tempo, per culminare nel 2012 con l'elezione a miglior film di tutti i tempi secondo il sondaggio decennale della rivista Sight and Sound. Inevitabile che anche Park Chan-wook, uno dei maestri del thriller contemporaneo, finisse per confrontarsi, seppur indirettamente, con una pietra miliare di tale portata: di seguito, proviamo dunque ad esplorare i principali punti di contatto fra il suo Decision to Leave e La donna che visse due volte.
La coscienza del detective
Lo spunto narrativo adottato da Park Chan-wook fa leva su un tòpos del noir: l'ambiguità nel rapporto fra un ispettore di polizia e l'indiziata in un caso di omicidio. L'ispettore in questione è Jang Hae-jun, interpretato da Park Hae-il: un detective che si divide fra la metropoli di Busan, dove lavora, e la cittadina costiera di Ipo, dove una volta a settimana fa ritorno dalla moglie Jung-an (Lee Jung-hyun). La professione di Hae-jun ha un profondo impatto sulla sua psiche: nel suo appartamento in città, l'ispettore cela dietro una tenda le foto e gli appunti su tutti i propri casi irrisolti, come spettri del passato intenti a tormentare le sue notti insonni. Ai rimpianti di Hae-jun corrisponde, ne La donna che visse due volte, l'orrore per l'altezza provato dallo Scottie Ferguson di James Stewart, che ha abbandonato le vesti di poliziotto dopo aver assistito alla fatale caduta costata la vita a un suo collega.
Per entrambi, la quiete domestica fornisce dunque un riparo - almeno parziale - da ricordi tenebrosi e sensi di colpa. A sostenere Scottie fin dalle prime scene del film, tentando anche di aiutarlo a superare la sua agorafobia, è l'ex-fidanzata Midge Wood (Barbara Bel Geddes): una figura femminile tenera e rassicurante, contrapposta alla Madeleine Elster di Kim Novak. In Decision to Leave, un ruolo analogo a Midge è quello incarnato appunto da Jung-an, la cui presenza confortevole è destinata a soccombere, nel cuore di Hae-jun, dopo l'irruzione della conturbante Song Seo-rae.
Decision to Leave: Park Chan-wook trasforma l'ossessione in amore (e viceversa)
La donna del mistero
Song Seo-rae, unica indiziata per la morte del marito Ki Do-soo (Yoo Seung-mok), è la donna del mistero del film di Park Chan-wook, l'inesorabile bersaglio dell'indagine condotta da Hae-jun. Ne La donna che visse due volte, il plot investigativo era avviato dal pedinamento di Madeleine da parte di Scottie, ingaggiato in qualità di detective privato; qui invece Hae-jun ha subito a che fare con un delitto, e la sua 'osservazione' di Seo-rae, dopo l'interrogatorio d'ordinanza, non tarda ad assumere una dimensione voyeuristica. Se Scottie segue Madeleine per le strade di San Francisco e nelle sale di un museo d'arte, Hae-jun spia Seo-rae nella sua quotidianità, perfino mentre presta assistenza agli anziani, nella speranza di decifrare l'imperturbabilità mostrata dalla donna.
A prestare il volto alla co-protagonista di Decision to Leave, una femme fatale senza toni glamour (anche nell'ottica di un maggiore realismo) e il cui fascino agisce in modo più sottile, è Tang Wei, il cui talento era stato rivelato quindici anni fa da Ang Lee nel dramma di spionaggio Lussuria - Seduzione e tradimento. In un film in cui la sensualità invece è costantemente trattenuta e repressa (l'opposto dello smaccato erotismo di Mademoiselle), Tang Wei disegna un personaggio di tenue dolcezza, la cui natura sfuggente è rimarcata dalla distanza linguistica rispetto all'ambiente circostante: Seo-rae infatti è cinese (come la sua interprete), e pertanto le sue incertezze lessicali evidenziano l'enigmaticità dei pensieri e delle intenzioni di questa anomala dark lady.
Mademoiselle: con Park Chan-wook sesso, amore e colpi di scena
La donna che apparve due volte
Nel classico di Alfred Hitchcock, dopo il colpo di scena della morte di Madeleine e il crollo psichico di Scottie Ferguson, Kim Novak ricompare sullo schermo nel ruolo di Judy Barton, una ragazza originaria del Kansas che susciterà l'attrazione 'necrofila' di Scottie. La riapparizione di Madeleine/Judy, sottolineata dal titolo italiano (l'originale è il più semplice Vertigo), è alla radice di quell'effetto perturbante che rende La donna che visse due volte una delle opere più suggestive e, per certi versi, oniriche nella produzione del "maestro del brivido". E Park Chan-wook ne segue le orme anche in tale direzione, benché il suo film si mantenga sempre legato alla realtà; e difatti, il ritorno di Seo-rae è ben più 'banale' dell'improvvisa resurrezione di Madeleine.
Hae-jun, turbato dai propri sentimenti, ha abbandonato il posto di polizia di Busan per trasferirsi in pianta stabile a Ipo: una svolta che rimanda alla "decisione di partire" espressa dal titolo di Park. Ma mentre passeggia al mercato in compagnia della moglie Jung-an si ritrova faccia a faccia con Seo-rae e con il suo nuovo marito, il bislacco uomo d'affari Im Ho-shin (Park Yong-woo): un incontro in cui i convenevoli e la patina d'imbarazzo non bastano a soffocare l'attrazione mai sopita di Hae-jun per quella potenziale assassina che, a differenza della dark lady hitchcockiana, non ha bisogno di costruirsi un'altra identità per ripiombare nella sua vita.
La donna che visse due volte: il film di Alfred Hitchcock tra ossessioni e vertigini
Vertigine: la morte scende dall'alto
L'incipit de La donna che visse due volte consiste in un inseguimento sui tetti (una scena a cui Park Chan-wook sembra dedicare un'autentica citazione) e con un poliziotto che precipita nel vuoto; in seguito, a scandire una cesura nella trama è la folle corsa di Madeleine in cima al campanile della missione di San Juan Bautista, da cui l'inerme Scottie assisterà al suo volo mortale. Il tema dell'altezza come trampolino verso l'abisso viene riproposto in Decision to Leave: Ki Do-soo ha perso la vita durante una scalata in montagna, cadendo da una rupe. Interrogata da Hae-jun, Seo-rae risponde citando un proverbio di Confucio: "La persona saggia ama l'acqua, quella benevola ama le montagne".
La vertigine, nel film di Park, è metaforica: Hae-jun si inerpica sulla rupe per far luce su un mistero, ma l'amore per Seo-rae lo pone nella condizione di essere sull'orlo di un precipizio, fronteggiando lo stesso rischio che ha segnato la fine del marito della donna. Se per amore si è disposti a scalare una montagna, la predilezione di Seo-rae per l'acqua, elemento fluido e in costante movimento, è emblematica: allude forse alla sua 'saggezza', all'abilità nell'adattarsi agli eventi fino a controllarli, ma acquisirà una valenza ulteriore nell'epilogo, che si consuma non a caso tra i flutti del mare, teatro di un'ulteriore (definitiva?) sparizione.