L'uscita di Deadpool & Wolverine lo scorso luglio è stata accompagnata da tutta una serie di aspettative non di poco conto. La prima era la più ovvia: dopo anni e anni di battute e sketch vari ed eventuali architettati dalle giga star Ryan Reynolds e Hugh Jackman, il film si sarebbe rivelato qualcosa di cinematograficamente valido? Sì, ok, il precedente lungometraggio in tandem con cui fare i conti era X-Men - Le origini: Wolverine, ma bisogna anche dire che, dal 2009 in poi, di cose ne sono accadute.
La saga dei mutanti Marvel Made in Fox è rinata a nuova vita grazie al jolly che Matthew Vaughn ha tirato fuori dalla manica nel 2011 con X-Men: l'inizio, il cammino di Hugh Jackman nel franchise si era chiuso con l'apoteosi critica, commerciale ed emotiva di Logan - The Wolverine e, nel mentre, il perseverante e testardo Ryan Reynolds era riuscito a trasformare il cinecomic che nessuno voleva produrre, Deadpool, in uno degli asset più rilevanti per la 20Th Century Fox. La seconda aveva intimamente a che fare con le ripercussioni pratiche di questioni sulle quali gli utenti finali - a prescindere che si parli di addetti ai lavori come noi che di spettatori più o meno casuali e/o fidelizzati a questa o quella saga - non abbiamo minimamente voce. Parliamo della fusione multimiliardaria che ha portato la 20Th Century Fox (e le sue controllate come Searchlight) a diventare una proprietà della Disney e, a conti fatti, a morire.
La rivoluzione vietata ai minori
Dopo 84 anni di onoratissimo servizio, quello che fino al 2019 era stato uno degli originali Big Five della Golden Age di Hollywood ancora in attività, veniva "retrocesso" diventando uno dei cinque studi cinematografici di progetti live action di proprietà della Casa di Topolino andando a fare compagnia ai Marvel Studios, alla Lucasfilm, alla Walt Disney Pictures e alla già citata Searchlight. Per quanto Kevin Feige e soci abbiano, spesso e volentieri, dimostrato che si può fare del grande cinema commerciale che rende contenti tutti, pubblico pagante, azionisti dello studio, licenziatari dei marchi, gli anni post- Endgame della divisione cinematografica della Casa delle Idee sono stati segnati da un cammino decisamente più... turbolento, con (pochi) alti e (parecchi) bassi. Dove si sarebbe collocato Deadpool & Wolverine in mezzo a tutto questo? Dalla parte dei cinecomic acchiappasoldi ben strutturati e godibili o da quelli dei cinefumetti più pigri e pensati solo per portare gente in sala grazie ai nomi coinvolti e al suo essere "il primo film Marvel Studios Vietato ai minori"?
C'era anche una terza aspettativa legata a doppia mandata alla seconda: lo studio di Feige aveva finalmente la possibilità di usare tutti quei personaggi Marvel che, in base agli accordi pre-esistenti fra la casa editrice e la 20Th Century Fox, erano in mano a quest'ultima e non alla Disney. Sulla carta, la possibilità di giocare senza indugi su questo tema nel terzo capitolo delle avventure cinematografiche del personaggio più "meta" che esista era allettante, ma la possibilità di risultare, al contempo, banali era dietro l'angolo. Tutte le aspettative e - perché no - timori di cui sopra, hanno superato in modo brillante la "prova del nove" che, per un film, si ha logicamente quando viene mostrato alla stampa e, ancor più, quando vede il suo destino affidato al portafoglio del pubblico delle sale cinematografiche.
L'apprezzamento critico è stato generalmente molto buono e, a livello commerciale, Deadpool & Wolverine si è comportato ottimamente. Con 1,317 miliardi di dollari (via Box Office Mojo), la pellicola è diventata ufficialmente quella vietata ai minori con gli incassi più alti di sempre ed è andata a occupare la settima posizione nella classifica dei progetti Marvel Studios con il miglior botteghino (via The Numbers).
Deadpool & Wolverine: un cinecomic che regge a prescindere dai camei
Col senno di poi, tenendo conto di chi ha concepito il film, viene quasi naturale affermare che era impossibile che Deadpool & Wolverine si rivelasse come un buco nell'acqua. Quando si ha a che fare con Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Shawn Levy e con quello che ai tempi delle riprese del primo X-Men di Bryan Singer era un assistente alla produzione di belle speranze di nome Kevin Feige, si parla della crème de la crème della Hollywood di oggi. E per avere una prova ulteriore della riuscita del film, abbiamo fatto una sorta di "test in vitro" vedendolo - per la prima volta - a noleggio in Digital HD conoscendo già in partenza tutti, ma proprio tutti i camei presenti in esso. D'altronde, a meno di vivere disconnessi da ogni cosa, era davvero impossibile non imbattersi in spoiler di sorta.
Anche perché i primi a spingere sulla cosa sono stati gli stessi Marvel Studios e, soprattutto, il reparto marketing della Disney con una serie di mosse tutte estremamente azzeccate. Prima dell'uscita, è arrivato un trailer che svelava la presenza nel blockbuster di Dafne Keen, la X-23 di Logan - The Wolverine, poi c'è stata la proiezione a sorpresa del lungometraggio al San Diego Comic-Con seguita dall'ingresso, sul palco, di tutte le sue guest star. Se già era complicato per un normale frequentatore di internet evitare questi "proiettili" per chi, come noi, fa il lavoro che fa, era proprio una causa persa in partenza e non valeva neanche la pena provare a "combatterla".
Una ricetta vincente
Ed è stato davvero piacevole constatare come Deadpool & Wolverine abbia ripreso e migliorato una ricetta che, per certi versi, era già stata proposta da Jon Watts con Spider-Man: No Way Home. Quella di un film "meta" che non si merita questa medaglia per via del "melee" di personaggi che propone. È un riconoscimento che gli va attribuito per come ragiona sia sul rapporto che lega gli spettatori a icone della cultura pop che, sul grande schermo, sono appunto sbarcate per la prima volta nel 2000 col già citato X-Men (ma anche prima, il 1998, se teniamo conto del primo Blade), sia per come celebra un sontuoso "de profundis" in onore di una major come la 20Th Century Fox che, al termine del bellissimo montaggio dei titoli di coda arricchiti con materiale d'archivio di gran parte dei cinecomic Marvel by Fox, viene onorata con quello che, sul grande schermo, non vedremo mai più: la storica fanfara accompagnata dal vecchio logo, e non quello attuale dei 20Th Century Studios.
Per alcune persone - e chi vi sta parlando ora fa parte di questa specifica categoria - potrebbe essere impossibile non versare qualche lacrima di commozione ripensando agli anni trascorsi in compagnia di quelle storie, di quei personaggi. Di avventure ben riuscite, i primi due X-Men, Logan - The Wolverine, Deadpool 1&2, di altre che ci avevano fatto ben sperare solo per poi rivelarsi dei lungometraggi decisamente meno azzeccati di quelli citati, da Daredevil a Elektra passando per ogni Fantastici 4 possibile e immaginabile, fino ad arrivare a quelli annunciati e mai davvero entrati in produzione come Gambit.
È qualcosa che arriva e colpisce in un modo tale da far passare in secondo piano quella che, in una storia abbastanza classica, è la posta in gioco emotiva in ballo per i suoi protagonisti. Rivedere uno Hugh Jackman appena trentenne che parla, con ansia ed emozione, del suo esordio nei panni di Wolverine mentre Good Riddance (Time of Your Life) dei Green Day fa da sottofondo innesca inevitabilmente una serie di ricordi che ti colpisce con una sberla tale da far impallidire la ratouille mangiata da Anton Ego in quel capolavoro che non citiamo perché l'abbiamo inevitabilmente già fatto. Ti fa rivivere le volte che, al cinema, hai trascorso il time of your life - nel bene e nel male - con i cinecomic prodotti da una delle major storiche di Hollywood. Che, non a caso, viene ricordata e onorata da quattro persone - Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Shawn Levy e Kevin Feige - che alla 20Th Century Fox devono moltissimo.
Fino a 90 anni
Ed ecco che un film prodotto da un conglomerato media gigantesco e "divoratore di mondi" che Galactus scansati, la Disney, grazie ai signori di cui sopra svela la sua natura di "Farewell my friends" sincero e onesto che ha il merito di reggere bene proprio per questa sua qualità intrinseca, più che per il carosello di personaggi proposto.
Perché Hollywood è tutto e il contrario di tutto, un covo di biechi affaristi, pu°°anieri, scommettitori, approfittatori, di gente talmente avulsa dalla realtà per i soldi che fa girare e che ha, così come di professionisti, artisti, creativi e di un esercito di persone mai abbastanza celebrato che lavora dietro le quinte di quello che vediamo. Dagli addetti al catering agli uffici stampa che poi si devono occupare di far sì che si un dato lungometraggio se ne parli.
Pensare che dall'altra parte del mondo ci sia gente che spende una caterva di soldi, con la speranza di farne esponenzialmente di più, impiegando anni di lavoro per dare vita a un film ideato per divertire ognuno e ognuna di noi... è una cosa affascinante. Con i cinecomic la 20Th Century Fox a volte c'è riuscita, altre volte no. Ma è un capitolo di storia del cinema pop che meritava di avere una sua degna conclusione. Deadpool & Wolverine c'è riuscito. E se la Disney costringerà davvero Hugh Jackman a fare Wolverine fino a quando avrà 90 anni, saranno in pochi ad aver da ridire.