Alla conferenza stampa che segue alla prima berlinese di L'ombra del potere - The Good Shepherd, il regista e interprete Robert De Niro è accompagnato dal protagonista Matt Damon e da Martina Gedeck, particolarmente apprezzata dai cronisti locali.
Ma l'attenzione generale è ovviamnte per lui, Bob De Niro, attore leggendario che, alla sua seconda prova dietro la cinepresa, confeziona un film complesso che richiama lo stile di diversi registi con cui ha lavorato.
Mr. De Niro, il film è una critica ai limiti del potere della CIA?
Robert De Niro: No, non è una critica di qesto tipo, ho fatto questo film perché ho apprezzato la sceneggiatura e la mia prospettiva di americano che vive in America non è così negativa nei confronti delle istituzioni del mio paese. Ho diretto il film non con un atteggiamento critico, ma con la volontà di vedere le cose con la maggiore onesta possible.
Matt Damon, come è stato lavorare accanto a Martina Gedeck?
Matt Damon: Mi sono trovato benissimo con Martina è stato ottimo, ricordo ancora la prima scena che abbiamo provato insieme: nel momento in cui disse la prima battauta, capii che avrebbe funzionato, che sarebbe stata una giornata di lavoro fruttuosa. E' importante trovare dei partner che ti aiutano a entrare nella storia.
Martina Gedeck: La mia è stata un'esperienza memorabile, la mia parte non è molto grande ma si rivela essere molto importante. Credo che il mio personaggio sia molto bello, l'incontro con lei rappresenta quasi per il protagonista un'ultima speranza di conttatto, per uscire dalla sua solitudine. Inoltre Robert De Niro è un meraviglioso regista e lavorare sul set era piacevolissimo.
Rispetto ad altre kermesse del genere, questo Festival non è molto mondano, voi vi divertite a Berlino?
Matt Damon: Io ho girato un film qui qualche tempo fa, e ho vissuto qui per cinque mesi, e mi piace davvero molto la città e l'energia che sprigiona. Inoltre il Festival, è fantastico, per me è il migliore di tutti.
De Niro, come mai ha voluto per sé una parte così piccola?
Robert De Niro: Non amo molto dirigere me stesso, e non volevo perdere troppo tempo quando quello di cui dovevo occuparmi era la regia. Per le mie scene ho controllato con il playback che tutto funzionasse, e ho chiesto pareri ai miei collaboratori, ma avrei avuto bisgno di molto più temèpo con una parte più grande.
Il film non parla di molti eventi recenti in cui le azioni della CIA hanno avuto conseguenza gravissime...
Robert De Niro: Lo script è stato scritto qualcosa come dodici annni fa. Non potevamo "aggiornare" il progetto più di tanto. Questo film è stato in ballo tanto tempo che sono veramente felice di averlo finito e di poter passare a qualcosa di nuovo.
Come mai ha scelto di raccontare questa storia dal punto di vista di un solo uomo?
Robert De Niro: La sceneggiatura era scritta così, e la storia era costruita intorno a questo personaggio. Avrei anche voluto affidare il punto di vista ad un altro personaggio, ed abbiamo provato con John Turturro, ma semplicemente non funzionava.
L'atmosfera di questo film ricorda molto quella di diversi mafia-movie da lei interpretati. Vuole forse fare un parallelo tra la CIA e la mafia?
Robert De Niro: Ci sono certamente aspetti simili, ma sono dovuti al fatto che si tratta in entrambi i casi di associazioni segrete, che lavorano nell'ombra. C'è da dire che la famiglia di Edward Wilson è molto più problematica delle famiglie italiane ritratte in alcuni film che ho interpretato.