David Holmes: il ragazzo che è sopravvissuto non è un viaggio di andata e ritorno dall'inferno. È un viaggio dell'essere umano nello spazio di un secondo, dove la vita cambia, i sogni si spezzano, ma tu rimani sempre lo stesso, sebbene prigioniero di un corpo rigido, che non ti ascolta, come un adolescente in piena crisi di ribellione. Sentirsi veramente vivi quando sei a un passo dalla morte: deve essere questo il tassello genetico che scorre nel DNA degli stunt-man. E così, il documentario diretto da Dan Hartley (e disponibile dal 22 giugno su Sky Documentaries) riassume allora tutta la vita del suo protagonista nello spazio di un titolo.
Quel destino che ha quasi ucciso David Holmes, era infatti una passione a cui il giovane ambiva già dall'età di undici anni. Diventare uno stunt-man era il sogno di un bambino che è diventato grande. Tuttavia, Holmes sul set di Harry Potter ha visto prima la propria carriera volare in alto, per poi sbattere contro il suolo duro, e rimanere paralizzato. Il documentario a lui dedicato, prodotto da HBO e dallo stesso Daniel Radcliffe, non intende incolpare, o cercare del compatimento nello spettatore, quanto raccontare la forza di volontà di un uomo che nonostante la lotta quotidiana contro la propria disabilità, continua a sorridere, sperare, vedere il lato buono delle cose.
David Holmes: il ragazzo che è sopravvissuto, una tragica storia vera
Era il 29 gennaio 2009. Fuori dagli Leavesden film studios il mondo è in subbuglio: Harry Potter e i doni della morte: parte 1 sta diventando realtà. E proprio il 29 gennaio del 2009 David Holmes si sta preparando alla realizzazione di una ripresa di prova in vista degli imminenti ciak. Il suo ruolo è importantissimo: il ragazzo è infatti lo stunt-man di Daniel Radcliffe, alias Harry Potter. Ma qualcosa non va come previsto: David cade rovinosamente al suolo dopo un lancio previsto in seguito a un'esplosione controllata. È stata proprio l'esplosione a rompere le sicure dell'imbragatura a cui era tenuto il ragazzo, causandone la paralisi. Un destino infausto, a cui David Holmes ha risposto sempre con il sorriso e mai con recriminazioni o sensi di colpa. Una storia, la sua, adesso raccontata nel documentario David Holmes: il ragazzo che è sopravvissuto.
Le cicatrici possono tornare utili
La paralisi, come descritta da David, è paragonabile a una cella: è claustrofobica e ogni giorno si rimpicciolisce sempre più, fino alle dimensioni di una bara. Sono passati ormai quindici anni da quel test shoot avvenuto ai Leavesden Film Studios di Londra; quindici anni da quell'incidente. Quel colpo fatale lo spettatore non lo vede, ma lo sente. Istintivamente gira lo sguardo, impaurito, terrorizzato da quello che potrebbe scorgere. C'è una consapevolezza di ritmo, di montaggio, una perfetta idea su cosa mostrare e su cosa focalizzarsi che fa di David Holmes: il ragazzo che è sopravvissuto un valzer delle emozioni.
L'adrenalina che cresce nel seguire i primi passi compiuti dal ragazzo prima nel campo della ginnastica artistica, e poi delle controfigure, improvvisamente si blocca, si sospende, per lasciar spazio a commozione, brividi, dolore per l'incidente che ha cambiato per sempre la vita di David. Tutto si ferma, le immagini vengono messe in pausa; nessuna alternanza tra filmati di repertorio alle testimonianze dei propri protagonisti. Adesso la cinepresa volge tutta la propria attenzione al volto in lacrime di David, dei suoi amici e colleghi. Basta con le immagini del passato: adesso a scorrere è la potenza dei ricordi sotto forma di parole. I primi piani, i volti posti al centro dell'inquadratura, sono portali su interiorità pronte a sgorgare, fuoriuscire come un fiume in piena, senza forzature, senza retorica o melensa drammaticità.
Non possiamo scegliere il nostro destino, ma possiamo scegliere le persone
Non è un semplice documentario quello firmato da HBO, ma è una raccolta di ricordi. Non è sua intenzione stimolare le lacrime. Quelle arrivano da sole, senza forzature. Il documentario diretto da Dan Hartley è una storia dove il dolore, la rabbia, si tramuta in motivazione, positività, perdono. Ecco perché non vi sono ombre ad avvolgere i protagonisti, ma luci accese, capaci di orientare lo sguardo e facilitare la lettura di ogni, profondo, momento. La fotografia brillante si fa pertanto ulteriore elemento parlante e simboleggiante la natura allegra, propositiva di David. Una fotografia che da sfumatura pronta a illuminare singolarmente i protagonisti, come tante polaroid, inizia pian piano a riunirli insieme, in un monologo pronto ad aprirsi a dialogo e poi in ricordo corale.
Non avere pietà dei morti, Harry, abbi pietà dei vivi
Filmati di repertorio e/o amatoriali, video personali, riprese inedite: c'è un corollario ausiliario di portata umana e professionale di forte impatto in David Holmes - Il ragazzo che è sopravvissuto. Si tratta di materiale ulteriore con cui non solo facilitare l'accesso e l'interiorizzazione delle informazioni, ma capace di evidenziare la forza di ogni sentimento condiviso, ogni parola scappata, ogni senso di colpa lasciato libero di fuoriuscire e così catarticamente svanire. Ciò che di solito compie una colonna sonora empatica, atta a sottolineare l'umore dominante sulla scena, ora viene affidato a un montaggio parallelo mai banale, ma attento a mettere in dialogo un frammento di confessione, con la sua controparte passata e rinchiusa nello spazio di un filmato, o di un video sul cellulare.
Siamo forti quando siamo uniti, deboli quanto siamo divis
Da storia personale, David Holmes: il ragazzo che è sopravvissuto si fa saggio didattico e umano capace di spronare i propri spettatori a tenere accesa la fiamma della propria speranza e la luce dell'ottimismo. Sostenuto dal racconto dello stesso protagonista, insieme a quello di coloro che vivono, conoscono e aiutano David (Daniel Radcliffe compreso) il documentario diventa come per magia, una storia di ispirazione. Una cautionary tale dove il lieto fine non è stato ancora scritto, perché nascosto nei meandri del giorno che verrà. Giorno dopo giorno David cerca il bello di ciò che lo circonda, nonostante l'invalidità, nonostante l'essere bloccato su una sedia a rotelle. Forse l'aver sacrificato spazio ai momenti successivi all'operazione e al ricovero in ospedale, dona un senso di leggera edulcorazione all'opera. Eppure, l'ombra compare, così come il buio della paura, fino ad abbattersi con una forza inaudita e più dolorosa che mai.
A colpire lo spettatore è un uomo che sopravvivendo ha sconfitto la morte, e con essa, l'hocrux di un possibile pensiero nefasto che avrebbe potuto insidiarsi in lui, senza riuscirci. E così David Holmes, come Harry Potter, è sopravvissuto, le sue cicatrici glielo ricordano ogni giorno, ma ad aiutarlo a vincere le sue battaglie quotidiane c'è quella forza interiore che nessuna bacchetta, nessuna magia, potrà sostituire.
Conclusioni
La recensione di David Holmes: il ragazzo che è sopravvissuto, documentario firmato da HBO e disponibile su Sky Documentaries dove la storia dello stuntman di Harry Potter rimasto paralizzato a seguito di un incidente sul set va oltre la ricerca delle colpe e il facile vittimismo, per redigere un saggio umano sulla forza di volontà e di una speranza insita in noi, ma non sempre facile da illuminare. L'ottimismo di David è la luce che lo guida in una quotidianità non sempre facile, raffigurata da una fotografia accesa e poco incline a lasciarsi sopraffare da ombre pronte a insidiarsi nello spazio di visione.
Un documentario che colpisce, fa commuovere, ma senza forzature, ma solo con la potenza delle parole.
Perché ci piace
- La forza di un montaggio che sa quando concentrarsi sui propri protagonisti, senza inserire immagini di repertorio, o l'incalzare di una colonna sonora del tutto superflua.
- La forza di David Holmes, qui restituita da una fotografia accesa e da una regia che gli lascia spazio, senza interferire.
- L'inserimento di scene dal backstage di Harry Potter.
- La giusta gestione dei tempi di racconto.
Cosa non va
- La presa di coscienza che tutto ciò che stiamo guardando è realtà.
- La scelta di tralasciare certi attimi vissuti da David e dai suoi parenti nelle fasi post-operatorie.