Un uomo non è mai se stesso quando parla in prima persona. Mettetegli una maschera e vi dirà la verità. (Velvet Goldmine)
Pochissimi artisti, negli annali del rock, possono vantare una produzione in grado di sfoderare un potere immaginifico pari a quello esercitato dalle canzoni di David Bowie. Fin dai suoi primi, rivoluzionari successi, a partire da quella Space Oddity che nel 1969 raccontava una spedizione spaziale prendendo a modello 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, l'eclettico cantante londinese ha imperniato la propria carriera sul connubio tra la forza dirompente della propria musica e le storie evocate nei suoi versi. Storie narrate con un'aderenza che, a partire dall'epoca del nascente glam rock, spingerà Bowie a indossare di volta in volta una maschera diversa, adoperando il palcoscenico per creare e via via distruggere le più diverse identità, da Ziggy Stardust al Thin White Duke.
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Per una rockstar trasformista come David Bowie, per il quale l'idea stessa di performance era declinata secondo i codici di uno spettacolo al contempo visivo e sonoro, la diffusione dei video musicali grazie a Mtv e ad altre reti specializzate ha costituito un'occasione troppo ghiotta per non essere colta al balzo. Se i suoi primissimi video (a partire da John, I'm Only Dancing del 1972, fino al classico Heroes del 1977) consistevano in semplici primi piani di Bowie mentre mimava le sue esibizioni, dal 1979, in occasione dell'uscita dell'album Lodger, l'ex Duca Bianco inizia a sperimentare con maggior convinzione questa neonata forma d'arte, con risultati che cresceranno nel corso del tempo, per culminare nei video di commiato che, esattamente un anno fa, hanno accompagnato la pubblicazione del suo ultimo, splendido disco Blackstar.
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L'8 gennaio 2016, David Bowie festeggiava il suo sessantanovesimo compleanno e regalava al pubblico una nuova gemma della sua discografia; e oggi avremmo voluto celebrare i settant'anni di questa leggendaria icona del rock, di cui invece il 10 gennaio ricorre il primo anniversario della scomparsa. Se la notizia della morte di Bowie è arrivata come uno shock al principio di un anno decisamente feroce nei confronti dello show business, il valore della sua eredità nel panorama della cultura popolare contemporanea nel frattempo è cresciuto ancora di più ("Everybody knows me now", cantava con ironia nel brano che ne preannunciava la dipartita). E oggi, pertanto, vogliamo tornare a rendere omaggio ad un artista straordinario con una classifica di dieci video che hanno scandito il suo percorso musicale dagli anni Ottanta in poi.
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10. China Girl (1983)
Composta nel 1977 da Iggy Pop per il suo album d'esordio The Idiot (prodotto proprio da Bowie), China Girl viene scelta dalla rockstar inglese come secondo singolo dal suo album best seller Let's Dance, dopo l'enorme successo mondiale della title track, piazzandosi al secondo posto della classifica britannica. Alla popolarità della cover di Bowie contribuisce anche il relativo video diretto da David Mallet, collaboratore di fiducia del cantante, e girato in Australia insieme alla modella Geeling Ng: un cocktail di ironia e romanticismo, che suscita pure un notevole scalpore per la sua versione non censurata, con un fugace nudo nella sequenza sulla spiaggia ricalcata su quella del film Da qui all'eternità.
My little China girl, you shouldn't mess with me/ I'll ruin everything you are
9. Loving the Alien (1985)
È ancora David Mallet, due anni più tardi, a dirigere insieme allo stesso Bowie il video per Loving the Alien, terzo singolo tratto dall'album Tonight. Un video che si avvale di scenografie surreali e metafisiche, con sfondi ispirati ai quadri di Giorgio De Chirico, e risulta arricchito da dettagli enigmatici (il volto di David dipinto di blu) e di un'atmosfera vagamente onirica.
And your prayers, they break the sky in two/ Believing the strangest things, loving the alien
8. I'm Afraid of Americans (1997)
Un'invettiva sardonica e disperata contro la pervasività della globalizzazione: composto a quattro mani con Brian Eno e inserito nel 1997 all'interno dell'album Earthling, il brano I'm Afraid of Americans viene adoperato come quinto singolo tratto dall'album, ma in una versione con un nuovo remix a cura dei Nine Inch Nails. Ed è appunto Trent Reznor a comparire nel video della canzone, diretto da Dom & Nic, nei panni di un individuo minaccioso che inizia a inseguire Bowie in uno scenario metropolitano corredato da segnali di violenza, fino all'angosciante processione sul finale.
I'm afraid of Americans, I'm afraid of the world/ I'm afraid I can't help it, I'm afraid I can't
7. Absolute Beginners (1986)
Nel 1986, David Bowie prende parte come attore al film Absolute Beginners, per la regia di Julien Temple: un musical rock ambientato nella Londra degli anni Cinquanta e concepito come un veicolo divistico per Patsy Kensit. Sebbene la pellicola si riveli un sostanziale fiasco, a essere ricordata oggi è soprattutto la title track: una dolcissima ballad composta e interpretata da Bowie e arrivata al secondo posto in classifica in Gran Bretagna. Il video musicale di Absolute Beginners, diretto sempre da Temple, intreccia alcune sequenze del film con morbide atmosfere vintage, con un raffinato bianco e nero e Bowie in un look alla Humphrey Bogart (l'ispirazione per il video proviene in realtà da una pubblicità per le sigarette Strand).
If our love song could fly over mountains/ Could laugh at the ocean just like the films
6. The Next Day (2013)
Nel 2013, dopo un silenzio discografico addirittura decennale, David Bowie ritorna all'improvviso sulla cresta dell'onda grazie al fortunato album The Next Day. Il terzo singolo estratto dall'album è proprio la canzone del titolo, in cui le macabre immagini descritte nei versi sono accompagnate da un provocatorio video diretto dalla regista italiana Floria Sigismondi, tra le più fidate collaboratrici della rockstar. Con David Bowie nei panni di una figura dai tratti cristologici, con tanto di lunga tunica bianca, che si esibisce all'interno di un ambiguo locale, The Next Day vede anche la partecipazione eccellente di Gary Oldman nel ruolo di un prete che fa il suo ingresso in questo "luogo di perdizione" e Marion Cotillard in quello di un'avvenente 'tentatrice' in abiti succinti: quanto basta per scatenare le prevedibili polemiche dagli ambienti religiosi.
Here I am, not quite dying/ My body left to rot in a hollow tree
5. Lazarus (2016)
Un commiato artistico impossibile da rivedere oggi senza un brivido di commozione. Diffuso il 7 gennaio 2016, tre giorni prima della scomparsa di David Bowie, il video musicale di Lazarus (che dà anche il titolo al recente musical teatrale con le canzoni di Bowie) ha contribuito al lancio dell'ultimo album dell'artista, Blackstar, ed è costellato da vari simboli di morte: la presenza di un letto al centro di una stanza immersa nella penombra, i bottoni poggiati sugli occhi bendati e l'armadio in cui Bowie, con un estremo omaggio al suo insegnante di mimo Lindsay Kemp, si rinchiude al termine del brano. Diretto da Bo Johan Renck, Lazarus segna una delle vette nella produzione del rocker: la fragilità assoluta dell'essere umano trasfigurata in una struggente opera d'arte.
This way or no way, you know I'll be free/ Just like that bluebird, now ain't that just like me
4. Blackstar (2015)
Ed è sempre Bo Johan Renck a firmare anche il video della canzone di lancio di Blackstar, pubblicata poche settimane prima di Lazarus: un autentico minifilm di ben dieci minuti di durata per corredare i criptici versi della title track, nata in origine come tema musicale per la serie TV The Last Panthers. Presagi di morte (ancora i bottoni sugli occhi, lo scheletro dentro la tuta da astronauta) si susseguono in un'atmosfera surreale e inesorabilmente sinistra, fra richiami ai viaggi spaziali (il Major Tom di Space Oddity), a rituali esoterici e ad elementi messianici (la 'Bibbia' con la stella nera impugnata da Bowie, le tre figure crocefisse), fra ermetismo e blasfemia.
I want eagles in my daydreams, diamonds in my eyes/ I'm a blackstar, I'm a blackstar
3. The Hearts Filthy Lesson (1995)
Nel 1995, in un periodo di alti e bassi a livello professionale, David Bowie si reinventa per l'ennesima volta realizzando il suo disco più sperimentale e ardito del decennio, Outside, un concept album sui temi della follia e della violenza; e probabilmente non è un caso che il singolo di lancio del disco, The Hearts Filthy Lesson, martellante brano di industrial rock prodotto con Brian Eno, sia stato scelto da David Fincher per i titoli di coda del thriller Seven. Il video della canzone, girato da Samuel Bayer, recupera fra l'altro elementi e suggestioni del film di Fincher, in un agghiacciante incubo a tinte gore - i manichini mutlati - messo in scena con un montaggio incalzante che non dà tregua.
Oh Ramona, if there was only some kind of future/ And these cerulean skies
2. Ashes to Ashes (1980)
Nel 1980 David Bowie ha appena cominciato ad esplorare le potenzialità del mondo dei video musicali, quando per una delle sue canzoni più belle realizza uno dei migliori video di inizio anni Ottanta: Ashes to Ashes, diretto da Bowie insieme a David Mallet. Il brano, un'allucinata e funerea rivisitazione delle imprese dell'astronauta Major Tom di Space Oddity, conquista il primo posto in Gran Bretagna e trascina in cima alle classifiche anche il relativo album, il magnifico Scary Monsters (and Super Creeps), che sulla copertina sfoggia l'ennesima 'maschera' di David Bowie: quel Pierrot protagonista anche del video di Ashes to Ashes (costosissimo, mezzo milione di dollari di budget), tanto bizzarro quanto fascinoso, con i suoi spiazzanti giochi cromatici.
Do you remember a guy that's been in such an early song?/ I've heard a rumour from Ground Control/ Oh no, don't say it's true!
1. The Stars (Are Out Tonight) (2013)
E torniamo al passato più recente, e all'epoca di The Next Day, per il vertice della nostra classifica, costituito dal secondo singolo tratto dall'album del 2013: The Stars (Are Out Tonight), con un geniale video diretto sempre da Floria Sigismondi. La graffiante riflessione sul concetto di celebrità viene qui illustrata da un David Bowie quasi nella parte di se stesso, affiancato da una co-protagonista d'eccezione, l'attrice Tilda Swinton (la più androgina delle rockstar e la più androgina delle dive): una coppia serena la cui vita privata è turbata all'improvviso dall'intrusione di due ossessivi alter ego, in un gioco di specchi e di sdoppiamenti volti a decostruire l'idea stessa del Bowie 'icona'. Un capolavoro per immagini a corredare un capolavoro in musica.
They're waiting to make their moves on us/ The stars are out tonight