Camicia azzurra dello stesso colore degli occhi, sguardo profondo e sorriso smagliante. Così il bel tenebroso Daniel Craig si è presentato ai giornalisti che lo attendevano in una lussuosa suite dell'Hotel St. Regis Grand pronti a subissarlo di domande riguardanti quello che a tutti gli effetti è uno dei film più attesi della stagione (uscirà in tutte le sale venerdì 7 novembre). Con la speranza di bissare il successo ottenuto con Casino Royale, di cui Quantum of Solace non è altro che il sequel, l'attore britannico che incarna il James Bond più tormentato e meno sorridente della storia ha risposto con piglio deciso alle nostre tante domande.
In questi due film di 007 ha avuto a che fare con diversi attori italiani, da Giancarlo Giannini a Caterina Murino passando per Claudio Santamaria. Che idea si è fatto degli attori italiani e della scuola teatrale italiana?
Daniel Craig: E' una delle scuole di drammaturgia più antiche del mondo, senz'altro una di quelle che più ha influenzato il mio modo di recitare. Prendete uno come Giancarlo, lui è uno di quelli che ancora lavora sulla respirazione prima di andare in scena. La scena della sua morte è forse una delle scene più toccanti di tutto il film, perché il suo personaggio dimostra una volta per tutte di essere amico di Bond di prendersi cura di lui anche mentre sta morendo.
Il 'suo' Bond è di gran lunga quello che nella storia ha usato meno le armi e più le mani per combattere i suoi antagonisti. E' consapevole di aver irreversibilmente rivoluzionato la figura storica di 007?
Daniel Craig: Penso che in questi due ultimi film il personaggio di Bond sia stato rivisitato e reinventato in maniera moderna e intelligente. Lo abbiamo reso più umano, trasformato in un uomo che se ha voglia di prendere a calci una porta per aprirla lo fa senza problemi, è un po' un ritorno alle origini, a quel che era una volta. In un mondo così ipertecnologico e pieno di gadget come quello in cui viviamo c'era bisogno di uno 007 che agisse, che fuggisse dai soliti cliché e che evitasse di apparire come quello che sta lì a premere un bottone e poco altro.Se il suo Bond e il Jason Bourne di Matt Damon si chiudessero in una stanza a darsele di santa ragione chi secondo lei ne uscirebbe vivo?
Daniel Craig: Ah di una cosa sono sicuro, James Bond non accetterebbe mai il confronto ma manderebbe qualcun altro a fare a pugni al suo posto e poi scommetterebbe sul probabile vincitore...
Prima di Casino Royale c'è stata molta ansia, dopo il successo al botteghino tanta gioia. In questo secondo capitolo è riuscito a lavorare un po' più serenamente?
Daniel Craig: Si, all'inizio ero molto rilassato anche se eccitato di proseguire quest'avventura. Poi col passare del tempo ti accorgi come in produzioni di questo calibro i problemi e gli intoppi siano sempre dietro l'angolo. Non pensavo di trovare tanti nuovi stimoli anche in questo sequel invece mi sono sorpreso di me stesso, contro ogni previsione mi sono sentito ogni giorno di lavorazione sempre più ottimista ed entusiasta di come stava procedendo la tabella di marcia.
Qual è stata la scena più complicata da girare in Quantum of Solace?
Daniel Craig: Quella in cui io, Olga (Kurylenko, la splendida Bond girl di turno, ndr) e uno dei cameraman ci dovevamo buttare da un aereo in caduta libera senza neanche essere appesi ai fili con un vento che soffiava a 200 miglia orarie, c'erano più di 20 macchine da presa fisse tutt'intorno a noi che riprendevano la scena da ogni angolazione. Abbiamo cercato di rendere la scena il più credibile possibile, speriamo di esserci riusciti.
In Casino Royale era innamorato, qui ha il cuore spezzato. Quanto è stato stimolante per lei interpretare un Bond che non è solo il grande seduttore che tutti conoscono ma un uomo come tanti che riesce anche ad innamorarsi?
Daniel Craig: E' stato incredibilmente importante sia per il personaggio che per il proseguo della storia. Alla fine di Casino Royale la storia d'amore tra Bond e Vesper rimane in sospeso e per chiudere il cerchio e completare l'opera c'era bisogno di chiarire i punti oscuri, di chiudere per sempre il discorso tra loro. Ora Bond è libero e di nuovo pronto a catapultarsi da un letto all'altro come tradizione comanda (ride). Alla fine sentirà di aver raggiunto di nuovo la famosa pace interiore del titolo ('_quantum of solace' _è l'espressione usata da Ian Fleming nel racconto originale per indicare il 'quantum di sicurezza', quel guscio protettivo che ognuno di noi dovrebbe creare intorno a se stesso per non essere inghiottito dagli avvenimenti della vita, ndr).
Che differenza sostanziale c'è secondo lei, se c'è, tra il Bond di Casino Royale e quello di Quantum of Solace?
Daniel Craig: La differenza sostanziale per me sta nell'impostazione che io ho voluto dare a Bond nei due diversi capitoli: il primo Bond era più simile ad un militare appena uscito da una battaglia, questo secondo 007 assomiglia nettamente di più ad un civile.
L'impressione è che si sia fatto un lavoro diverso stavolta nella cura dei costumi e dell'abbigliamento di Bond. Sembra più a suo agio, più in forma, più elegante, più divo...
Daniel Craig: La linea sartoriale studiata e curata dallo stilista Tom Ford (che si serve di una ditta rigorosamente italiana per i materiali e gli accessori, ndr) è assai più elegante di quella del film precedente. I costumisti volevano qualcosa che ricordasse in un certo senso la classe dell'abbigliamento di Sean Connery nei primi film di James Bond. E' una linea molto moderna, un look impeccabile ma sexy pensato proprio per dar risalto al fisico assai più massiccio del nuovo Bond. E per questo anche io ho cercato di farmi trovare il più in forma possibile.E' già stanco di 007 o sarebbe pronto ad iniziarne un terzo?
Daniel Craig: All'inizio dell'avventura nei panni di Bond non pensavo che sarei andato oltre il primo, invece ne ho fatti due e ho voglia persino di un terzo. Ma non ora, magari tra un po'.
Il successo che ha avuto entrando a far parte del mondo di 007 l'ha resa più libero come attore? La quantità di copioni tra cui scegliere è aumentata?
Daniel Craig: Tutti pensano che quando un attore arriva a vestire i panni di un personaggio così importante egli si senta arrivato al traguardo. Diventare più famosi non è sempre facile, comporta delle responsabilità. Non ci si deve mai fermare, si deve sempre andare alla ricerca di nuovi stimoli e di nuove storie da sviluppare. Personalmente quando posso tra un film e l'altro mi piace leggere quante più storie possibile, alla ricerca di quella giusta per me.
In una recente intervista a proposito del musical brillante "Mamma Mia" di cui è protagonista, Pierce Brosnan (volto di Bond nei quattro precedenti film di 007, ndr) ha dichiarato di aver temuto più volte l'ingresso sul set di Daniel Craig, in particolare durante le coreografie dei balletti...
Daniel Craig: Purtroppo non ho visto il film ma vi assicuro che sarei stato molto molto felice di ammirarlo in quella veste!