Moltissimi film, spesso celebrati e apprezzati, talvolta dei veri e propri capolavori, raccontano storie e descrivono personaggi già appartenenti alle pagine di un libro. In alcuni casi si tratta di adattamenti scrupolosamente fedeli di un'opera letteraria; in altri casi, di libere rivisitazioni di un romanzo; senza dimenticare quelle pellicole che si limitano a recuperare singoli elementi di un libro (uno spunto narrativo oppure un protagonista) per poi procedere in una direzione del tutto nuova e originale.
Ma se la letteratura, specialmente la grande letteratura, ha sempre costituito una fonte inesauribile di materiale per registi e sceneggiatori (a prescindere dalla qualità dei risultati), forse potrebbe sorprenderci constatare la quantità di titoli di culto della narrativa mondiale che, per un motivo o per un altro, non hanno mai goduto di una trasposizione cinematografica: a volte per problemi di diritti, a volte per il carattere proibitivo dell'impresa, mentre per alcuni libri forse è solo una questione di tempo. E oggi vogliamo parlare appunto dei romanzi tuttora 'ignorati' dal mondo del cinema, a dispetto della loro importanza capitale nel panorama letterario, proponendovi una selezione, in ordine alfabetico, di quindici classici degli ultimi cento anni che un giorno potrebbero finalmente diventare dei film per il grande schermo...
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1. Cent'anni di solitudine (Gabriel García Márquez)
Se nel 2007 è approdata sullo schermo, benché con scarso successo, una trasposizione de L'amore ai tempi del colera per la regia di Mike Newell, nessuno tuttavia è mai riuscito ad adattare per il cinema l'altro romanzo di culto di Gabriel García Márquez, Cent'anni di solitudine, sebbene nel 1984 il regista giapponese Shuji Terayama abbia ripreso l'opera di Márquez per il film Saraba hakobune. Lo scrittore colombiano non ha mai concesso i diritti sul suo romanzo più famoso, pubblicato in lingua spagnola nel 1967, ma del resto portare al cinema un libro come Cent'anni di solitudine sarebbe un'impresa di estrema difficoltà: il romanzo, sospeso fra realismo magico e richiami metaforici alla storia colombiana, narra infatti le vicende della famiglia Buendía, percorrendo vita e morte di ben sette generazioni di individui nell'arco di un intero secolo.
2. Confessioni di una maschera (Yukio Mishima)
Yukio Mishima non è soltanto uno dei massimi autori della letteratura asiatica, ma anche una figura simbolo della cultura giapponese del Novecento (celeberrimo il suo suicidio nel 1970 con una spada da samurai), tanto da aver ispirato nel 1985 un film biografico diretto da Paul Schrader, Mishima: una vita di quattro capitoli. Nel 1948, più o meno agli inizi della sua carriera letteraria, un Mishima appena ventitreenne diede alle stampe uno dei romanzi più noti della sua produzione: Confessioni di una maschera, un'opera dall'impronta parzialmente autobiografica, scritta come un memoriale in prima persona in cui il protagonista, Kochan, ripercorre la sua infanzia travagliata, gli anni dell'adolescenza e la presa di coscienza della propria omosessualità, tra fantasie inconfessabili e la necessità di soffocare i propri reali sentimenti per indossare una quotidiana "maschera" con cui presentarsi agli occhi della società. Molte delle suggestioni e delle tematiche di Confessioni di una maschera saranno poi riprese di lì a poco da Mishima nel suo capolavoro, Colori proibiti, pubblicato in due parti fra il 1951 e il 1953 (e anch'esso mai portato al cinema).
3. Gita al faro (Virginia Woolf)
La leggendaria scrittrice inglese, che ha contribuito in misura determinante al rinnovamento del romanzo moderno, è già stata fonte d'ispirazione per il cinema con gli adattamenti di Orlando con Tilda Swinton e Mrs. Dalloway con Vanessa Redgrave, libro quest'ultimo che svolge una funzione centrale anche in The Hours di Stephen Daldry, con Nicole Kidman impegnata ad interpretare il ruolo di Virginia Woolf stessa. Nessuno, però, ha avuto il coraggio di trarre un film da uno dei capolavori della scrittrice, Gita al faro, pubblicato nel 1927 (ma riproposto soltanto in un TV movie datato 1983).
Acuta analisi psicologica ed avvolgente riflessione sul senso del tempo, Gita al faro è suddiviso in tre sezioni: la prima parte, La finestra, descrive una giornata della signora Ramsay (una figura modellata sulla madre della Woolf) e della sua famiglia durante una vacanza nelle Isole Ebridi; la parte centrale, Il tempo passa, condensa magistralmente il trascorrere degli anni, con i cambiamenti e le perdite che comporta; la terza parte, Il faro, ambientata dieci anni più tardi nella stessa località, racconta la gita al faro del signor Ramsay e dei suoi figli, dopo la morte della signora Ramsay.
4. Il giovane Holden (J.D. Salinger)
È uno dei libri più venduti del secolo, ma soprattutto un cult generazionale che fin dalla sua pubblicazione, nel 1951, ha suscitato scalpore per la rappresentazione cruda e schietta del disagio giovanile e dell'istinto di ribellione degli adolescenti: stiamo parlando naturalmente de Il giovane Holden, scritto dall'americano J.D. Salinger ed edito negli USA con un titolo, The Catcher in the Rye, intraducibile in italiano (ben nota anche la sua copertina completamente bianca). La parabola di Holden Caulfield, sedicenne rabbioso e depresso che abbandona il college per fare ritorno a New York, è al tempo stesso un intenso racconto di formazione e un formidabile ritratto del senso di spaesamento e di malessere di un adolescente di famiglia borghese, e potrebbe prestarsi magnificamente a una riduzione cinematografica, se non fosse che Salinger ha negato recisamente i diritti per qualsiasi adattamento (lo scrittore rifiutò il permesso perfino al leggendario Billy Wilder, che desiderava ardentemente trarre un film da Il giovane Holden).
5. L'arcobaleno della gravità (Thomas Pynchon)
Una missione praticamente impossibile: come trasformare in un'opera cinematografica le quasi ottocento pagine di uno dei romanzi più complessi, stratificati e frammentari del campione in carica della narrativa postmoderna anglosassone, l'americano Thomas Pynchon? Scrittore elusivo e letteralmente 'invisibile', Pynchon sconvolse il panorama culturale nel 1973 con L'arcobaleno della gravità (al punto da spaccare la giuria del premio Pulitzer, che l'anno seguente non proclamò alcun vincitore): una sorta di rielaborazione del modello del romanzo storico ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale e il dopoguerra. L'elemento cardine del racconto è costituito da un missile tedesco denominato V2, la cui traiettoria viene miracolosamente intuita dal capitano statunitense Tyrone Slothrop. L'opera sarebbe un osso durissimo per qualunque sceneggiatore, ma è pur vero che un altro romanzo di Pynchon, il noir Vizio di forma, è stato appena portato al cinema da Paul Thomas Anderson con eccellenti risultati.
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6. L'assassino cieco (Margaret Atwood)
Ancora un libro cult del postmodernismo, frutto del talento della scrittrice canadese Margaret Atwood, fra i nomi più illustri nel campo della fantascienza contemporanea, da lei rinnovata con sapiente originalità. Vincitore del Booker Prize nel 2000, L'assassino cieco è il romanzo più famoso della Atwood, la quale finora ha visto portare al cinema soltanto uno fra i suoi libri, Il racconto dell'ancella, per la regia di Volker Schlöndorff. Costruito come un sistema di scatole cinesi, questo romanzo parte dalle memorie di Iris Chase, un'anziana donna impegnata a rievocare la propria giovinezza, il rapporto con la sorella Laura e il matrimonio con Richard Griffen, per poi sviluppare un "racconto nel racconto" tanto avvolgente quanto affascinante, destinato a mescolarsi con un fittizio romanzo di fantascienza intitolato appunto L'assassino cieco.
7. La casa del sonno (Jonathan Coe)
Fra i massimi autori inglesi degli ultimi decenni, Jonathan Coe ci ha regalato romanzi splendidi quali La famiglia Winshaw, il capolavoro La banda dei brocchi e Circolo chiuso; ma il suo libro più popolare rimane La casa del sonno, edito nel 1997 ma sorprendentemente mai approdato al cinema, nonostante il vasto successo di critica e di pubblico. Suddiviso fra diverse linee temporali (caratteristica ricorrente dei romanzi di Coe), il romanzo rappresenta un emozionante racconto di formazione che segue le esistenze di un piccolo gruppo di protagonisti, ex compagni di collegio alle prese con le difficoltà, le sofferenze e i cambiamenti della loro vita da adulti: Robert, sensibile e romantico, innamorato di Sarah, legata a sua volta alla volitiva Veronica, Tierry, cinefilo incallito, e Gregory, ossessionato dai propri studi sul sonno. Le sorti di questi personaggi sono illustrate da Coe con uno stile vivido e intrigante, che contribuisce a rendere La casa del sonno una delle opere più coinvolgenti della sua produzione. Ad oggi, l'unico libro di Coe ad essere arrivato sul grande schermo è Questa notte mi ha aperto gli occhi, trasposto nel lungometraggio Five Seconds to Spare, mentre da La banda dei brocchi è stata tratta nel 2005 una miniserie TV.
8. La scopa del sistema (David Foster Wallace)
Restando nel campo del pieno postmodernismo, gli anni Ottanta hanno rivelato il talento di un nome fondamentale della letteratura anglo-americana degli scorsi decenni: David Foster Wallace, autore di un folgorante esordio nel 1987, a soli venticinque anni, con il romanzo La scopa del sistema. Un'opera bizzarra che mescola con disinvoltura psicologia e filosofia, alternando i punti di vista di vari personaggi per costruire un racconto ironico e imprevedibile, con una giovane centralinista, Lenore Beadsman, impegnata a ridefinire la realtà che la circonda mentre è alle prese con un fidanzato nevrotico e con una bisnonna evasa da una casa di riposo. Fra comicità, surreale e grottesco, il romanzo offre notevoli spunti d'interesse, benché un'eventuale trasposizione non sarebbe priva di difficoltà: a dir poco impegnativo, del resto, tentare di riadattare un autore quale Wallace, che in seguito avrebbe firmato il suo magnum opus, Infinite Jest, e Il re pallido, libro incompiuto pubblicato postumo nel 2011, tre anni dopo il suicidio dello scrittore. La figura di Wallace, nel frattempo, è stata rievocata proprio quest'anno da Jason Segel nel film di prossima uscita The End of the Tour.
9. Le correzioni (Jonathan Franzen)
Uno fra i maggiori capolavori della letteratura del nuovo millennio ha avuto più di un tentativo di trasposizione per il grande e il piccolo schermo: da un film diretto da Stephen Daldry a una miniserie TV per la HBO, tutti progetti sfortunatamente naufragati. Eppure, sono notevoli le potenzialità cinematografiche de Le correzioni, romanzo di culto pubblicato nel 2001 da Jonathan Franzen, che nell'arco di quasi seicento pagine esplora le caotiche esistenze dei componenti della famiglia Lambert: quelle dei genitori, una matura coppia di pensionati di nome Alfred ed Enid, e quelle dei loro tre figli: Chip, intellettuale spiantato con ambizioni letterarie ed enormi difficoltà a sbarcare il lunario; Gary, uomo d'affari e padre di famiglia alle prese con i primi sintomi della depressione; e Denise, una chef dalla vita sentimentale a dir poco burrascosa. Un formidabile ritratto, intimo, ironico e drammatico, della società americana e della quotidiana nevrosi della middle class.
10. Memorie di Adriano (Marguerite Yourcenar)
L'esistenza di Adriano, uno dei personaggi più influenti della storia romana, vissuto a cavallo fra il primo e il secondo secolo dopo Cristo e Imperatore di Roma fra il 117 e il 138, è la materia di Memorie di Adriano, l'acclamatissimo romanzo pubblicato nel 1951 in lingua francese dalla scrittrice belga Marguerite Yourcenar. I successi militari dell'Imperatore, la sua ascesa al trono di Roma e la travolgente passione per il giovanissimo Antinoo sono rievocati, attraverso i ricordi di Adriano stesso, in un immaginario memoriale composto dall'Imperatore a beneficio del suo successore Marco Aurelio: da queste pagine emerge una sapiente descrizione della società e della cultura romana nell'epoca del "crepuscolo degli dei", ma anche una malinconica riflessione sulla natura umana. Ad oggi, solo due libri della Yourcenar sono approdati al cinema: Il colpo di grazia di Volker Schlöndorff e L'opera al nero di André Delvaux.
11. Meridiano di sangue (Cormac McCarthy)
Affermatosi nel panorama letterario fin dagli anni Ottanta, nell'arco dell'ultimo decennio lo scrittore statunitense Cormac McCarthy ha conosciuto una notevole fortuna anche al cinema: dall'adattamento del disincantato thriller Non è un paese per vecchi, diretto dai fratelli Coen nel 2007 e vincitore di quattro premi Oscar (tra cui miglior film), al cupo zombie movie The Road di John Hillcoat, con Viggo Mortensen, fino al copione firmato dallo stesso McCarthy nel 2013 per il sottovalutato The Counselor - Il procuratore di Ridley Scott, con Michael Fassbender. Eppure molti fra i romanzi più apprezzati di McCarthy non sono ancora approdati sul grande schermo, incluso Meridiano di sangue, pubblicato con enormi consensi nel 1985. Opera riconducibile in parte al genere western, Meridiano di sangue segue le avventure di un ragazzo denominato "The Kid", protagonista di scontri sanguinari lungo il confine con il Messico e impegnato in una sfida logorante con il famigerato giudice Holden.
12. Middlesex (Jeffrey Eugenides)
Lo scrittore statunitense Jeffrey Eugenides ha visto il proprio nome legato al cinema grazie a Sofia Coppola, che nel 1999 ha debuttato dietro la macchina da presa con Il giardino delle vergini suicide, trasposizione del romanzo d'esordio di Eugenides, Le vergini suicide. Ma ad accrescere la fama dell'autore è stata, nel 2002, la pubblicazione del suo libro più apprezzato, Middlesex, ricompensato con il premio Pulitzer: una grande saga familiare sviluppata secondo il modello canonico del Bildungsroman e incentrata sul personaggio di Calliope Stephanides, frutto del matrimonio incestuoso tra i cugini Milton e Tessie. La peculiarità di Calliope è la sua condizione di pseudoermafrodito, e Middlesex diventa così l'appassionata cronaca dell'educazione sentimentale, delle vicissitudini e della progressiva presa di coscienza della protagonista, scissa fra i due poli opposti della sua doppia natura sessuale.
13. Pastorale americana (Philip Roth)
L'indiscusso romanzo evento nel panorama culturale americano del 1997 è stato Pastorale americana, il libro più applaudito nella produzione del prolifico Philip Roth, uno dei giganti della letteratura contemporanea. Vincitore del premio Pulitzer, Pastorale americana è uno dei massimi capolavori dei nostri tempi: attraverso la voce narrante dell'alter ego di Roth, Nathan Zuckerman, ci viene raccontata la parabola di Seymour Levov, soprannominato "lo Svedese". Ebreo di Newark, dotato di grandi capacità sportive oltre che di carisma e avvenenza, Seymour mette su famiglia insieme alla bellissima Dawn Dweyer; ma quella che sembrava l'incarnazione del Sogno Americano si incrinerà irrimediabilmente con il distacco della figlia Merry. Affresco ironico e drammatico dell'America fra gli anni Sessanta e Settanta, Pastorale americana potrebbe a breve diventare un film, con Ewan McGregor come regista e protagonista accanto a Jennifer Connelly, ma ancora non è stato battuto il primo ciak.
14. Trilogia di New York (Paul Auster)
Autore legato a doppio filo al cinema, essendo egli stesso anche regista e sceneggiatore (apprezzatissimo Smoke, il suo esordio del 1995 come co-regista di Wayne Wang), l'americano Paul Auster ha ottenuto una grande visibilità internazionale con la pubblicazione, fra il 1985 e il 1986, di tre brevi romanzi dal titolo Città di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa, confluiti nel 1987 nella cosiddetta Trilogia di New York, tutt'oggi l'opera più celebrata di Auster. In questa trilogia, Auster rinnova in profondità i modelli della detective novel mediante un approccio metaletterario e postmoderno: dalla vicenda di Daniel Quinn, autore di romanzi gialli che si trova a vestire in prima persona i panni del detective, all'ambigua indagine di un investigatore privato, Blue, fino ad arrivare alla storia di uno scrittore che si appropria del lavoro, e in seguito anche della vita privata, del suo amico d'infanzia Fanshawe. Che qualcuno possa rivelarsi in grado di replicare sullo schermo la destrutturazione del racconto mystery messa in atto da Auster nei propri romanzi?
15. Underworld (Don DeLillo)
Se di recente David Cronenberg si è cimentato in un adattamento di Cosmopolis, gli altri titoli di culto nella produzione di Don DeLillo, da Rumore bianco a Mao II, non sono mai arrivati al cinema; né tantomeno qualcuno ha avuto il coraggio di intraprendere l'impresa proibitiva di realizzare una sceneggiatura dal libro più famoso e acclamato dello scrittore newyorkese, Underworld, edito con enormi consensi nel 1997. Ma del resto, come condensare in un film tradizionale le oltre ottocento pagine del romanzo fiume di DeLillo, costruito su una serie di segmenti narrativi che procedono a ritroso nel tempo, coprendo un periodo compreso fra gli anni Cinquanta e i Novanta? A servire da fil rouge per il dipanarsi delle vicende è una palla da baseball, oggetto di un clamoroso fuoricampo nel corso di una partita giocata a New York il 3 ottobre 1951. Imprescindibile pietra miliare della letteratura postmoderna, Underworld rimane una delle grandi sfide ancora da vincere nell'ambito degli adattamenti dalla narrativa al cinema.