Il 2017, negli annali del cinema, sarà ricordato anche come l'anno d'oro di Greta Gerwig. Trentaquattro anni, californiana, dal 2010 partner del collega Noah Baumbach sul set e nella vita privata, la brillante e talentuosa Greta è diventata in breve tempo uno dei volti simbolo del cinema indie americano grazie a commedie quali Lo stravagante mondo di Greenberg, Damsels in Distress - Ragazze allo sbando, il cult Frances Ha, Mistress America, Il piano di Maggie, Wiener-Dog e lo splendido Le donne della mia vita di Mike Mills, in cui ci ha regalato una delle sue interpretazioni più belle.
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E negli scorsi mesi, Greta Gerwig ha vinto una delle scommesse più difficili della propria carriera: dopo un debutto da regista a quattro mani con Joe Swanberg, Nights and Weekends (film del 2008 pressoché sconosciuto al pubblico), e dopo aver dimostrato eccezionali doti di autrice con i meravigliosi Frances Ha e Mistress America, la Gerwig è tornata infatti dietro la macchina da presa con Lady Bird, coming of age ironico e commovente di ispirazione autobiografica, ambientato nella cittadina di Sacramento. E a partire dalla strepitosa accoglienza ai Festival di Telluride e di Toronto, Lady Bird si è rivelato uno dei titoli più amati dell'annata, di quelli destinati probabilmente a entrare nella categoria dei futuri classici.
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1. Lady Bird in volo verso gli Oscar
Con una valanga di recensioni positive in patria (con tanto di record assoluto su Rotten Tomatoes), due Golden Globe come miglior commedia e per l'attrice protagonista Saoirse Ronan, l'Independent Spirit Award per la miglior sceneggiatura e molti altri premi, inclusi i trofei come miglior film ai New York Film Critics Circle Award e ai National Society of Film Critics Award, Lady Bird può essere considerato senz'altro uno dei piccoli, grandi fenomeni cinematografici degli ultimi anni. Forte di quarantotto milioni di dollari incassati negli USA e di oltre cinque milioni di spettatori, la pellicola di Greta Gerwig si è imposta come il maggior successo di sempre per il distributore A24 e ha ottenuto anche la consacrazione più prestigiosa, quella dell'Academy, con cinque nomination agli Oscar: miglior film, miglior attrice per Saoirse Ronan, miglior attrice supporter per Laurie Metcalf e una doppia candidatura per la Gerwig, miglior regia e miglior sceneggiatura originale.
Il 1° marzo Lady Bird è approdato nelle sale italiane, tre giorni prima della cerimonia degli Oscar, in un'edizione in cui Greta Gerwig ha guidato un'importante rivalsa per le cineaste donne, spesso ignorate dalle giurie dei premi: il dramma Mudbound di Dee Rees è in corsa con quattro nomination, l'ungherese Ildikó Enyedi è candidata per il miglior film straniero con Corpo e anima, l'irlandese Nora Twomey per il miglior film d'animazione con The Breadwinner, la polacca Dorota Kobiela nella medesima categoria con Loving Vincent e la francese Agnès Varda, già premio Oscar alla carriera lo scorso novembre, a quasi novant'anni è in lizza per l'Oscar al miglior documentario con il suo Visages, villages. E in attesa di scoprire chi di loro si porterà a casa una statuetta dorata, celebriamo il trionfale risultato di Lady Bird con una cronistoria del rapporto fra l'Academy e le registe donne, con una rassegna delle cineaste che si sono guadagnate le attenzioni dell'Academy nelle categorie principali...
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2. Pasqualino Settebellezze
All'edizione degli Oscar del 1976 l'italiana Lina Wertmüller, nata a Roma da famiglia svizzera, scrive un capitolo fondamentale nella storia dell'Academy: a trentotto anni, la Wertmüller è infatti la prima donna a conquistare una nomination all'Oscar per la miglior regia, e perdipiù per una pellicola in lingua straniera, Pasqualino Settebellezze, strepitosa commedia grottesca sulle meschinità dell'Italia fascista nella Seconda Guerra Mondiale. Pasqualino Settebellezze incanta la critica americana ottenendo in tutto quattro nomination agli Oscar: miglior regia, miglior sceneggiatura originale (sempre per la Wertmüller), miglior attore per Giancarlo Giannini e miglior film straniero (una statuetta 'sfilata' a sorpresa da Bianco e nero a colori di Jean-Jacques Annaud).
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3. Yentl
Nel 1983 è la leggendaria Barbra Streisand, superstar del cinema e della musica, a completare un progetto coltivato per molti anni con dedizione incrollabile: portare sul grande schermo Yentl, trasposizione di un racconto di Isaac Bashevis Singer sull'avventura di una ragazza ebrea che, nella Polonia di inizio Novecento, si traveste da maschio per poter studiare il Talmud. Appassionato omaggio alla determinazione femminile e ai legami familiari, Yentl vede la Streisand impegnata come regista, sceneggiatrice, co-produttrice e protagonista, e il risultato finale è un successo oltre ogni previsione: il film registra eccellenti incassi al box office e fa vincere alla poliedrica Barbra due Golden Globe per il miglior film (commedia/musical) e la miglior regia (a oggi, la Streisand è ancora l'unica donna ad aver ricevuto un Golden Globe da regista). Agli Academy Award, Yentl ottiene invece cinque nomination e si aggiudica il premio Oscar per la miglior colonna sonora, suscitando tuttavia accese polemiche e accuse di sessismo contro l'Academy per la sua esclusione dalle categorie principali.
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4. Figli di un dio minore
Tratto dal dramma teatrale di Mark Medoff, nel 1986 Figli di un dio minore stabilisce due importantissimi primati negli annali dell'Academy: trasforma l'esordiente ventunenne Marlee Matlin nella più giovane vincitrice dell'Oscar come miglior attrice (record detenuto ancora oggi) ed è la prima pellicola di una regista donna, Randa Haines, al suo debutto al cinema, ad assicurarsi la candidatura all'Oscar come miglior film. L'intensa storia d'amore fra una ragazza sordomuta e un nuovo insegnante dell'istituto incanta pubblico e critica e riscuote in tutto cinque nomination, tra cui miglior film e miglior attore per William Hurt, oltre alla statuetta per la Matlin.
5. Risvegli
Nel 1990 è l'attrice televisiva Penny Marshall, reduce come regista dall'enorme successo della commedia Big, a guadagnarsi i favori dell'Academy grazie al dramma di ambientazione ospedaliera Risvegli, adattamento del libro autobiografico di Oliver Sacks, con Robin Williams nel ruolo di un alter ego del celebre neurologo. Incentrato su una sperimentazione medica per contrastare l'encefalite letargica, Risvegli mette a segno tre nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior attore per Robert De Niro.
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6. Il principe delle maree
È ancora Barbra Streisand, nel 1991, a dimostrare che a Hollywood c'è spazio per le donne dietro la macchina da presa, con un altro film di cui è produttrice, regista e interprete principale: Il principe delle maree, trasposizione dell'omonimo romanzo di Pat Conroy. Questa love story fra un allenatore di football segnato da un'infanzia traumatica, ruolo affidato a Nick Nolte, e una psichiatra newyorkese ingabbiata in un matrimonio infelice (la stessa Streisand) galvanizza il pubblico, rivelandosi uno dei maggiori incassi dell'annata, e non lascia indifferenti neppure i membri dell'Academy: Il principe delle maree riscuoterà un lauto totale di sette nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior attore.
7. Lezioni di piano
Opera di struggente romanticismo, eletta fra i capolavori del cinema degli anni Novanta, Lezioni di piano, scritto e diretto dalla neozelandese Jane Campion, riscuote un immenso entusiasmo fin dalla sua presentazione al Festival di Cannes 1993, dove vince la Palma d'Oro (la prima volta per una regista donna) e il trofeo per la miglior attrice per Holly Hunter, protagonista nel ruolo di una donna scozzese muta che, nella Nuova Zelanda di metà Ottocento, si ritrova divisa fra un matrimonio di convenzienza e una travolgente passione. Agli Academy Award Lezioni di piano si presenta con otto nomination, tra cui miglior film e miglior regia, e manda all'incasso tre premi Oscar: miglior attrice per Holly Hunter, miglior attrice supporter per l'undicenne Anna Paquin e miglior sceneggiatura originale per la Campion.
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8. Lost in Translation
La terza donna ad essere candidata all'Oscar come miglior regista, dopo Lina Wertmüller e Jane Campion, è la trentaduenne Sofia Coppola, figlia d'arte di Francis Ford Coppola, che nel 2003 incanta le platee con la sua opera seconda: Lost in Translation, malinconica commedia intimista sull'amicizia fra un maturo divo del cinema (Bill Murray) e una ragazza conosciuta per caso a Tokyo (Scarlett Johansson). Fra i più sorprendenti successi dell'anno, Lost in Translation conferma il talento della Coppola, fa incetta di trofei, fra cui tre Golden Globe (miglior commedia, attore e sceneggiatura), e mette a segno quattro nomination agli Oscar, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore, facendo vincere alla Coppola il premio per la miglior sceneggiatura originale.
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9. Little Miss Sunshine
Un debutto davvero fortunatissimo quello confezionato nel 2006 da Jonathan Dayton e Valerie Faris, marito e moglie artefici di una delle commedie indie più amate del nuovo millennio: Little Miss Sunshine, divertente cronaca familiare on the road alla volta di un grottesco concorso di bellezza per bambine.
Il trionfale percorso della pellicola co-diretta dalla Faris sarebbe culminato nella vittoria di due premi Oscar, per il miglior attore supporter al veterano Alan Arkin e la miglior sceneggiatura originale, su quattro nomination, tra cui miglior film.
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10. The Hurt Locker
È un film che ha segnato una pagina davvero storica per gli Academy Award, The Hurt Locker: distribuito all'inizio dell'estate del 2009 con un modesto responso commerciale, il dramma bellico di Kathryn Bigelow, incentrato su un team di artificieri statunitensi impegnati nel conflitto in Iraq, viene fortemente spalleggiato dalla critica, fino a raccogliere, contro ogni aspettativa, una vasta attenzione mediatica nel corso della awards season. Schierato con nove nomination contro la corazzata di Avatar, The Hurt Locker farà la parte del leone agli Oscar con ben sei statuette: miglior film, sceneggiatura originale, montaggio, sonoro ed effetti sonori, insieme al premio come miglior regista a Kathryn Bigelow, prima e unica donna ad aver prevalso in questa categoria.
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11. An Education
E nell'edizione dominata da The Hurt Locker, nonché in quella in cui l'Academy amplia a dieci titoli la rosa dei candidati come miglior film, proprio il nuovo regolamento permette a un'altra pellicola firmata da una regista donna di entrare in competizione per il trofeo principale: An Education, diretto dalla danese Lone Scherfig, un racconto di formazione basato sull'autobiografia della giornalista inglese Lynn Barber e ambientato nella Londra dei primi anni Sessanta. Il malinconico coming of age a sfondo sentimentale della Scherfig riceve tre nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior attrice per la ventiquattrenne Carey Mulligan.
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12. Un gelido inverno
Ad appena un anno di distanza, anche il 2010 si rivela un'annata memorabile per le registe donne agli Oscar, grazie a due produzioni indipendenti che nel corso dell'estate si conquistano le lodi della critica e un buon responso di pubblico; una di queste è Un gelido inverno, dramma scritto e diretto da Debra Granik sulla travagliata avventura di una diciassettenne che vive fra le montagne del Missouri e parte alla ricerca del padre, misteriosamente scomparso. L'opera della Granik collezione quattro nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior attrice per la ventenne Jennifer Lawrence, già avviata a diventare un'autentica superstar.
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13. I ragazzi stanno bene
Sempre nel 2010, un successo perfino maggiore è quello tributato a I ragazzi stanno bene, dramedy firmato dalla cineasta Lisa Cholodenko e costruito attorno ad una famiglia omogenitoriale: al centro della scena troviamo infatti Annette Bening e Julianne Moore nei ruoli di una coppia gay alle prese con due figli adolescenti e con l'ingombrante presenza del loro padre biologico, interpretato da Mark Ruffalo. Con il suo perfetto amalgama di ironia e tenerezza, I ragazzi stanno bene si aggiudica il Golden Globe come miglior commedia e quattro nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior attrice per Annette Bening, premiata con il Golden Globe.
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14. Zero Dark Thirty
A sei anni da The Hurt Locker, nel 2012 Kathryn Bigelow torna dietro la macchina da presa con un altro war movie, Zero Dark Thirty, dedicato però a una guerra di tipo molto diverso: il conflitto senza quartiere contro il terrorismo, vissuto attraverso gli occhi di un'analista della CIA in prima fila nella caccia a Osama bin Laden. Accolto come un altro capolavoro e ricompensato da un vasto successo di pubblico in patria, Zero Dark Thirty fa incetta di riconoscimenti e ottiene cinque nomination agli Oscar, tra cui miglior film e miglior attrice per la sua protagonista assoluta, Jessica Chastain; a sorpresa, però, stavolta la Bigelow viene incredibilmente esclusa dalla cinquina dei registi.
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15. Selma - La strada per la libertà
E un'altra esclusione destinata a far discutere è quella di Ava DuVernay, regista nel 2014 di Selma - La strada per la libertà, dramma sui diritti civili che ricostruisce le marce da Selma a Montgomery, in Alabama, nel marzo del 1965, per protestare a favore dei diritti degli afroamericani e contro il razzismo imperante. Interpretato da David Oyelowo nel ruolo di Martin Luther King, Selma si guadagna una pioggia di elogi in patria, ottiene la candidatura all'Oscar come miglior film e si porta a casa la statuetta per la miglior canzone grazie al brano Glory.