Ho sviluppato una passione profonda per personaggi strani, per gli scapestrati. Sono sempre stato affascinato dalle personalità strambe perché sono imprevedibili e interessanti.
In viaggio contromano. Come due giovani che provano a mettere al mondo una nuova vita nonostante una perenne precarietà, come due "pazze" che fuggono da una comunità di recupero, come due anziani che decidono di scappare da tutto e tutti per godersi mano nella mano i loro ultimi tramonti. Potrebbe essere questo il titolo di una carriera intera: in viaggio contromano, lo stesso del romanzo da cui è tratto la sua ultima "cosa bella", ovvero l'avventura di Ella & John - The Leisure Seeker. È una definizione che abbraccia bene il cinema di Paolo Virzì, un autore appassionato che si è spesso dedicato a personaggi controcorrente, ad anime mosse da impulsi istintivi anche quando il mondo attorno a loro suggeriva premure e inibiva ogni slancio. Un impeto irrefrenabile che ha segnato almeno tre sue opere recenti, tre film che vanno quasi a comporre una involontaria (?) trilogia delle coppie inquiete. Da Tutti i santi giorni al prossimo Ella & John, passando per La pazza gioia, il regista livornese ha confermato il suo sincero interesse per storie ad altezza umana, ambientate dentro microcosmi grandi quanto due persone. Giovani, donne e anziani le cui vicende hanno il sapore amarognolo delle commedie agrodolci e lo sguardo attento di chi prende atto delle difficoltà della vita senza rimanerne per forza schiacciato. La forza del cinema di Virzì è proprio qui, nella presa di coscienza della fatica, dei dissidi e dei compromessi di cui è composta ogni relazione.
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Non a caso nessuno di questi tre film indossa i paraocchi, nessuno guarda soltanto verso il lato positivo e gradevole degli affetti, soffermandosi invece su litigi e incomprensioni, affidandosi a caratteri spesso opposti, talvolta persino inconciliabili all'apparenza. È ormai chiaro che per Virzì il vero valore di un rapporto venga dall'accettazione della differenza e dal superamento di ogni distanza attraverso un sentimento in grado di fare da collante. Che si tratti d'amore o di amicizia, questa trilogia delle coppie inquiete scava sia dentro la quotidianità che dentro avventure straordinarie, ed eleva il tatto di un regista che vuole bene ai suoi personaggi non meno del pubblico. Oggi, in occasione della prossima uscita di Ella & John, ripercorriamo le tre tappe di questo viaggio contromano, un po' strambo e zoppicante, perché segnato sia da brusche frenate che da speranzose ripartenze.
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Tutta la vita due amanti - Tutti i santi giorni (2012)
Prima che Luca Marinelli rievocasse Anna Oxa nei vistosi panni de Lo Zingaro in Lo chiamavano Jeeg Robot, la cantautrice Thony aveva già colpito Virzì con le sue canzoni delicate e la sua voce morbida. L'attore promettente e la sconosciuta esordiente, uno accanto all'altro. Parte da questa coraggiosa e insolita accoppiata un film ancora oggi troppo sottovalutato come Tutti i santi giorni. Siamo a Roma, nel bel mezzo di una coppia basata sugli opposti: lei lavora di giorno, lui di notte; lei è istintiva e impetuosa, lui timido e razionale. Antonia e Guido sono l'antitesi delle anime gemelle. La loro vita è la stessa, tutti i santi i giorni ancorata ad un quotidiano che non diventa mai routine, ma ricerca di fertilità, di futuro nonostante passati opposti. Virzì sfonda la porta di un appartamento romano, non chiede permesso e si tuffa tra lenzuola e le stoviglie di una coppia per mettere in scena un privato vero, quello di due giovani amanti dal talento sprecato che trovano l'uno nell'altro il loro più accanito fan. In Tutti i santi giorni, il tocco è lieve nonostante il realismo spesso amarissimo, facendo dell'empatia nei confronti di queste due anime impacciate qualcosa di inevitabile. Antonio e Guido sono tra noi, là fuori da qualche parte, ad aspettarci ed aspettarsi, a lottare insieme contro il vuoto sterile del mondo. Pronti ad insegnare che c'è chi ha più bisogno di amare e chi di essere amato, chi deve fuggire e chi ama avere il fiatone per la rincorsa, chi sopporta e chi supporta. Chi prende la mano e chi se la fa stringere. Come anime gemelle, orgogliosamente eterozigote.
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Come Thelma e Louise - La pazza gioia (2016)
Questo è un film che nasce da un'epifania, da un momento apparentemente banale che scatena in Virzì un'improvvisa ispirazione. Siamo sul set de Il capitale umano, quando il regista vede in lontananza la sua compagna Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi che si tengono per mano pur di reggersi a vicenda nella fanghiglia brianzola. Una visione che rapisce lo sguardo di un Virzì colpito da questo piccolo gesto di solidarietà spontanea e reciproca complicità, una visione da cui parte il folle viaggio di Beatrice e Donatella, fuggitive che decidono di evadere da una comunità per donne affette da disturbi mentali. La pazza gioia è tutto con loro e per loro, per questi due spiriti irrequieti che non si riconoscono affatto nel comune concetto di normalità. Film toccante dove queste due persone si riscoprono mogli, madri e figlie prima che amiche, La pazza gioia è on the road al contrario, ambientato tra i cocci e i detriti di due donne da ricostruire, perché Beatrice e Donatella non esploreranno nuovi posti, ma andranno alla ricerca del proprio da aggiustare o da cui allontanarsi una volta per tutte.
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Non ti scordar di me: Ella & John (2018)
Ancora una volta in cammino, ancora una volta con l'asfalto sotto le ruote, diretti verso un grido gentile di libertà. L'ultimo atto di questa presunta trilogia virziana coincide con la sua sfida più grande: il primo film recitato in lingua inglese, il primo salto oltreoceano in compagnia di due mostri sacri come Helen Mirren e Donald Sutherland, straordinari nel concedere ai loro personaggi un'umanità e una dignità senza remora alcuna. Ella & John è un on the road puro, fatto di fatica, malattia e imprevisti. Due anziani malconci ma non ancora stanchi scoprono posti nuovi, vanno avanti verso la loro meta, eppure non fanno altro che andare indietro e ripercorrere tutta la loro vita. Una relazione tutt'altro che idilliaca, ma traballante e scalfita da dolori sanati solo dal perdono e dall'amore più puro. Commovente senza mai essere ricattatorio e affidato agli sguardi meravigliosi tra una Mirren ironica e un Sutherland ondivago, Ella & John sarebbe davvero il miglior finale di questa trilogia forse involontaria, ma sicuramente necessaria per il valore del nostro cinema.