Perdere la memoria non è mai piacevole, soprattutto se al tuo risveglio su un letto d'ospedale scopri anche di essere stata aggredita da un individuo sconosciuto. Un vero e proprio atto tipico dei più classici home invasion che diventa assai problematico per la protagonista, intenta nell'ora e mezzo di visione non soltanto a ritrovare i ricordi perduti ma anche a scoprire chi, e perché, intendesse eliminarla: una ricerca comune a quella del pubblico, pronto a scoprire chi si nasconda dietro l'identità del potenziale assassino.
Come vi raccontiamo nella recensione di Cristalli di memoria, ci troviamo dinanzi ad uno di quei classici thriller a basso budget - e poche idee - ideati per il mercato televisivo d'Oltreoceano, un tipo di produzioni che hanno un certo numero di estimatori, come confermano anche le frequenti trasmissioni televisivi in prima serata sui canali RAI: sì, anche questa pellicola va in onda su Rai2 e disponibile su RaiPlay.
A caccia del ricordo
La storia vede appunto per protagonista la figura di Kelly Moore, una pittrice che possiede una galleria ed è rispettata da amici e colleghi. Una sera la donna viene aggredita in casa sua da uno sconosciuto e si risveglia qualche ora dopo nell'ospedale cittadino, non serbando alcun ricordo degli ultimi anni. Se infatti riconosce la sua migliore amica Allison, che conosce fin da quando era ragazzina, lo stesso non si può dire per suo marito Dan, sposato soltanto tre anni prima. La convalescenza tra le mura domestiche risulta così più complicata del previsto, giacché il coniuge che sostiene di amarla ancora profondamente per lei è ora un estraneo, e quando scopre di aver contattato un detective privato per indagare su una sua presunta infedeltà, la questione prende una piega imprevista. Lo stesso Dan finisce nella lista dei potenziali sospettati, ma come scopriremo non sarà l'unico e Kelly ben presto non saprà più di chi potersi effettivamente fidare.
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Un assassino tra pochi
"Tutto accade per una ragione": in questo sibillino messaggio contenuto in un bigliettino di presunti auguri si concentra il cuore narrativo di un film fin troppo lineare nelle sue dinamiche base e nella relativa gestione delle rivelazioni e colpi di scena, pronti a scatenarsi in quella mezzora finale dove finalmente tutti i nodi vengono al pettine. Cristalli di memoria risulta alquanto elementare in quest'approccio classico, privando inoltre la storia della necessaria coralità atta a sfumare a dovere i vari personaggi, le cui motivazioni poi svelate appaiono quanto meno macchinose: un difetto in parte imputabile allo scarso numero di personaggi in scena, con il colpevole che è racchiuso in una cerchia molto ristretta, che permette al pubblico di intuire già da metà visione chi si nasconda dietro il cappuccio dello psicopatico.
Dimmi la verità
Flashback e false piste cercano di sviare in più occasioni la prevedibilità dell'assunto base, ma Cristalli di memoria è troppo formulaico per riuscire a raccontare qualcosa di nuovo. Se a livelli di sceneggiatura e di attinente messa in scena l'operazione paga un'evidente carenza di idee e di stile, con la regia dello "specialista" John Lyde che si affida a soluzioni abusate senza particolari guizzi di sorta, almeno il cast riesce in parte a dare una discreta personalità ai rispettivi alter-ego. A cominciare proprio dalla protagonista Helena Mattsson - la ricordiamo tra gli altri in Il mondo dei replicanti (2009) e in Iron Man 2 (2010) - che riesce a offrire un senso di inquietudine partecipe a Kelly, tale da far affezionare almeno in parte il pubblico al suo destino.
Conclusioni
La biondissima protagonista si risveglia in un letto d'ospedale con una profonda amnesia, che le impedisce di ricordare quanto accaduto negli ultimi anni nonché l'esistenza di suo marito. In cerca di risposte, dovrà scoprire chi l'ha aggredita prima che sia troppo tardi, giacché il presunto assassino è pronto a tornare sul luogo dello sfiorato delitto. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Castelli di vetro, ci troviamo davanti ad uno di quei thriller progettati per il panorama televisivo, senza grosse ambizioni a livello di budget e con una trama lineare che si dirige, dato anche l'esiguo numero di potenziali sospettati, su un epilogo alquanto telefonato.
Perché ci piace
- Helena Mattsson è una protagonista combattuta al punto giusto.
Cosa non va
- La sceneggiatura è piatta e prevedibile.
- Tensione assente, figlia di quel filone a tema di produzioni televisive prive di personalità e idee.