Macbeth è sicuramente una delle opere più celeberrime del Bardo, sia per quanto riguarda le particolarità che la contraddistinguono (è la più breve delle sue tragedie) sia per il tono della storia raccontata, che è decisamente dark rispetto al resto delle sue opere. Di conseguenza l'adattamento cinematografico con Michael Fassbender e Marion Cotillard firmato da Justin Kurzel era molto atteso dal pubblico dell'ultima edizione del Festival di Cannes.
La trama è nota: Macbeth, Generale - e cugino - del Re Duncan di Scozia, riceve una profezia da tre streghe sul suo futuro come monarca del paese. Macbeth, inizialmente restio a fidarsi di quanto appreso, si rende conto che le streghe avevano ragione e, spinto dalla moglie, uccide il cugino per impossessarsi della corona. Purtroppo l'ambizione, l'avidità, i sensi di colpa e la paranoia sprofondano il nuovo Re in una spirale di violenza e sangue, portandolo a uccidere chiunque tenti di ostacolarlo o si trovi sul suo cammino. Lady Macbeth, prima istigatrice di quest'insensata ondata di omicidi, soccombe ai sensi di colpa e muore, mentre Macbeth, rinvigorito da una nuova profezia delle streghe, affronta il suo destino sul campo di battaglia contro l'erede di Duncan, Malcolm. Alla fine, il regicida si renderà conto che le parole delle tre fattucchiere erano state formulate per fuorviarlo e che la morte è l'unica ricompensa per il suo tradimento.
Quella tragedia scozzese
Un'altra particolarità di questa tragedia è la sua fama di essere "maledetta" e di fatto in nessun teatro che si rispetti viene chiamata con il suo titolo originale, di solito ci si riferisce ad essa con pseudonimi del tipo "quella tragedia scozzese" o MacBee, Mr. e Mrs. M o più semplicemente il Re di Scozia. La produzione, guidata da Iain Canning and Emile Sherman, ha girato parte del film proprio in Scozia, un luogo che ha presentato non poche difficoltà alla troupe "girare quest'opera in Scozia durante l'inverno è stato estremamente difficoltoso ma anche molto importante" ha detto il regista "rappresentare visivamente, in maniera naturale, la danza tra questa bellissima, tragica storia d'amore e questi versi meravigliosi, è stata una vera sfida. Una volta ho pensato di farne addirittura un musical! C'è una produzione di Macbeth ogni quattro ore nel mondo e per me questo equivale a un vero e proprio blockbuster. Le parole, i versi, sono talmente stupefacenti ed 'elastici' in un certo senso, così aperti all'interpretazione e credo sia per questo che la gente continua a tornare a teatro per vederlo... averlo girato in Scozia, in quel paesaggio che contribuisce a rendere viva la storia, a concretizzare questa tragedia è un po' come per i film western, il paesaggio diventa parte essenziale del film ed essendo australiano, questi paesaggi così intensi, particolari, impressionanti, sono parte di me".
Ma le condizioni climatiche non sono state l'unico ostacolo da superare, a quanto pare anche il whiskey è stato un nemico di tutto rispetto "la parte migliore e peggiore della Scozia!". La Cotillard ha poi aggiunto che visitare questo paese è sempre stato un suo sogno, che si è sempre sentita affascinata da dipinti e immagini su questo luogo, senza veramente sapere il perché "le condizioni erano difficili, faceva freddo, il vento era impietoso, ma non rimpiango nulla, questo clima ha reso un grande servizio alla storia che stavamo girando e personalmente ho soltanto ricordi meravigliosi che porterò con me".
Fassbender ha trovato altri tipi di problemi da affrontare invece "la complessità e la ricchezza linguistica è stata senza dubbio uno degli aspetti più difficili. E' stato come mettere insieme un puzzle, trovare il ritmo giusto e assicurarsi che ogni possibile sfumatura fosse esplorata, l'ho detto anche in passato, la cosa più incredibile di Shakespeare è che ci sono moltissimi modi diversi di interpretarlo. Alla fine della giornata poteva essere quasi deprimente, perchè c'era da chiedersi 'abbiamo esplorato tutte le possibili scelte?' ma allo stesso tempo questa sfida è una grande fonte di ispirazione ed è il motivo per cui ancora oggi mettiamo in scena le sue opere. Le sue storie sono straordinarie così come le parole che le raccontano e abbiamo cercato di rimanere fedeli al testo e alla genialità dell'autore". L'attore ha poi ribadito quanto sia stato "terrificante" prepararsi mentalmente a un ruolo del genere, "ho guardato altri adattamenti per immergermi nell'atmosfera, quello che preferisco è di Kurosawa (Trono di sangue 1957) ma poi una volta iniziato il processo delle riprese il lavoro prende il sopravvento e non ci pensi più". Il regista invece ha preferito evitare questo tipo di ricerca, rimanendo lontano da altri adattamenti "tutti nel business hanno avuto la loro esperienza con questo dramma e non volevo creare un'ennesima versione di qualcos'altro, volevo concentrarmi e trovare la mia personale visione, in questo caso puntare il focus sul dialogo, sul paesaggio, trovare l'intimità che il cinema ti permette di avere con i versi. Mentre a teatro devi fare in modo che tutti nel pubblico ti sentano, qui basterebbe una videocamere e oguno potrebbe ascoltare anche il più debole sussurro".
La leggerezza delle parole
Quali che siano state le sfide climatiche, gli attori e il regista sono stati d'accordo che l'aspetto letterario e quello psicologico dei personaggi sono stati gli elementi più coinvolgenti di tutta la produzione "è' un'opera intimidatoria" ha detto Marion "e lo stesso vale per i personaggi. Non ho mai sentito tanta pressione durante l'interpretazione di un personaggio... tecnicamente parlando il testo è stato difficile per me, prima di tutto perché in inglese, con un accento specifico e ho sempre il timore di non rendere giustizia al testo e questo per me è stato l'aspetto più arduo da affrontare, in fondo stiamo parlando di Shakespeare! Ovviamente è stata anche un'enorme opportunità recitare nella lingua originale. Justin ci ha incoraggiato moltissimo nell'esplorazione dei nostri personaggi, ci ha spinti ad andare a fondo, e spesso ci è capitato di sussurrare le nostre battute" - dei versi delicati e leggeri al tocco come li ha definiti Kurzel - "e mi ha aiutato tantissimo a trovare il modo giusto di rendere il dialogo, queste parole gentili su questo sfondo cruento, a fare da contraltare alla violenza tra i rapporti umani, questo contrasto è incredibile, da far girare la testa". Il premio Oscar ha poi parlato del suo personaggio discutendo della possibilità che le sue paure siano alla base della sua perdita di controllo, un evento che alla fine la trasformerà quasi in un mostro "scappando via dai suoi timori, dal suo dolore, non fa che innalzare delle mura intorno a se' per difendersi, per difendere suo marito, penso che ci sia molto amore tra di loro, ma sono entrambi in frantumi e non hanno la forza di dirigersi verso una guarigione, verso la speranza e quindi lei costruisce questo muro fatto di potere per difendere la loro vulnerabilità. Lei è consumata dall'ambizione, ma quello che sta cercando di fare è trovare un modo per difendersi, proteggersi, ma una volta che si guarda alle spalle e si rende conto di ciò che ha fatto, inizia il suo viaggio verso la follia".
Diventare Macbeth
Ma è possibile dare vita a una versione nuova di quest'opera, creare un approccio diverso, originale ma senza stravolgere il testo? Forse sì, grazie a punti di vista che oggi sono più accessibili rispetto a prima "per due volte nella mia vita mi sono imbattuto in quest'opera, una volta quando avevo quindici anni, durante una recita scolastica, e poi mentre studiavo drammaturgia" ha raccontato il Michael "all'epoca non avevo mai pensato che forse il protagonista stesse soffrendo di PTSD (disturbo post traumatico da stress), ma questo punto di vista è venuto fuori durante una delle nostre prime conversazioni e ha cambiato totalmente la mia visione del personaggio. Non è soltanto il fatto che si tratta di un soldato che si trova in battaglia tutti i giorni, è importante anche il tipo di guerra che sta combattendo, a mani nude o con un'arma da taglio... pensare a cosa significa uccidere un uomo così, trapassare la sua pelle, i muscoli, le ossa, e magari perdere la tua spada, usare una roccia per schiantare il cranio del tuo avversario. Ho cercato di immaginare quel tipo di immagini, sensazioni per portare in vita questo personaggio che è in frantumi fin dall'inizio. Il fatto che abbia delle allucinazioni è molto simile a quello che descrivono i soldati che tornano all'Iraq: un momento stai camminando sulla croisette, un attimo dopo sei sul campo di battaglia e tutto questo da' molta più logica al personaggio nel contesto della storia, al suo comportamento irrazionale. Certo a volte qualche residuo di quello che provo sul set rimane, ma lavoro duramente durante la preparazione proprio per evitare di perdermi nel personaggio. Mentre sono sul set cerco di esplorare tutte le opzioni possibili e anche se a fine giornata c'è sempre qualche ripensamento, cerco di distrarmi, mi vedo con gli amici... non me ne resterebbero molti se mi portassi i personaggi dietro a casa... specie uno come Macbeth".
Anche per la protagonista non è stato semplice entrare nei panni della tragica Lady "quando sei sul set trascorri tutto il tempo cercando di diventare un personaggio e ovviamente una parte di te subisce degli effetti collaterali collegati alla psicologia del personaggio. Questa per me è stata la prima volta che ho trovato difficoltà a entrare nella parte, ho recitato in ruoli drammatici ma forse mai a questi livelli. Tutti i personaggi che ho portato in vita in precedenza erano pieni di luce, o quanto meno avevano una speranza a cui aggrapparsi, qui invece c'è solo oscurità, perdita di controllo... ma in ogni caso trovo sempre difficile lasciarmi andare del tutto e abbandonarmi al personaggio".
Oltre l'ambizione
Fassbender continua a parlare dell'aspetto psicologico del protagonista dicendo "si tratta della classica storia con il Re (Duncan), che gode del prestigio e dei fasti della sua posizione e del suo Generale (Macbeth) che di fatto mantiene in ordine il regno, controlla i confini, manda avanti la nave senza però avere in cambio i lussi e i vantaggi dell'essere Re. Abbiamo visto questo tipo di dinamica, nella vita vera, nei libri di storia. Macbeth è un uomo distrutto, fragile, un uomo che è lontano per lungo tempo dalla moglie, che non ha potuto confortarla per la morte del figlio, molti parlano di Macbeth come di un'opera sull'ambizione e l'avidità umana, ma personalmente penso che si tratti anche di un'esplorazione della perdita, la perdita del rapporto che c'è tra questa coppia, la perdita del figlio, la perdita ultima della loro sanità mentale". Un punto di vista condiviso da Kurzel che conferma "ero interessato a rappresentare il dolore della perdita, alla disperazione che subentra subito dopo un lutto, quella ricerca impossibile per colmare il vuoto che si è creato. Questi due personaggi stanno usando la profezia e l'ambizione per tenersi aggrappati l'uno all'altra e questo è solo il punto di partenza che si espande e va oltre il potere e l'ambizione, è un'evoluzione molto umana e di certo contemporanea perchè riguarda la famiglia: tutti noi cerchiamo il senso di appartenenza a una comunità e la tragedia di questi due è che tutto quello che vogliono è intorno a loro, nelle persone e nelle famiglie che li circondano".
Fassbender ha avuto poi parole di lode per la sua co-star "Marion è uno dei più grandi talenti con cui ho avuto l'onore di lavorare e devo dire che tra le tante qualità che la contraddistinguono, la sua grazia, la sua generosità, l'attenzione che ha nell'ascoltare quello che succede intorno a se', la sua umanità fanno sì che il pubblico riesca a identificarsi con il personaggio che sta osservando, è come trovarsi di fronte a uno specchio... il modo in cui Marion ha interpretato Lady Macbeth è così diverso da quello a cui siamo abituati, una donna ambiziosa e manipolatrice, in questa versione vediamo una donna profondamente sola, suo marito è in guerra, non si vedono da più di un anno, ha appena perso suo figlio... è un personaggio che si sacrifica alle forze sovrannaturali che la circondano, rinunciando al suo istinto materno per poter commettere questi atti deprecabili al fine di mantenere quest'unione. C'è sicuramente ambizione, questo desiderio di sfuggire alla loro tetra realtà, e di certo l'ambizione e l'avidità generano allarmanti effetti collaterali, così come possiamo vedere nel mondo di oggi, ma in questa tragedia penso che si vada oltre l'ambizione, parte tutto dalla disperazione e dal dolore".
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