Molte delle fiction del nostro servizio pubblico proliferano grazie ai romanzi che riempiono ciclicamente le librerie. Questo avviene soprattutto quando parliamo di detective di vario tipo, siano commissari, ispettori, brigadieri e così via, tanto nel presente quanto nel passato e lungo tutta l'Italia, facendo scoprire al pubblico luoghi meno battuti dello Stivale. Non solo: non mancano nemmeno gli investigatori dilettanti o che non sono poliziotti in prima battuta, ma diventano consulenti indispensabili per le autorità al fine di scoprire il colpevole.

In questo vasto e variegato panorama, due serie si sono distinte perché provenienti da un origine comune, ovvero l'anatomopatologa e scrittrice Alessia Gazzola, che ha creato due personaggi femminili dolci e incasinati a cui i lettori si sono subito appassionati. Le due figure, simili ma diverse, sono state messe in scena con altrettanta spensieratezza all'interno di un'offerta in cui il crime è visto sempre come qualcosa di oscuro. Ora che si è conclusa Costanza su Rai1, ne approfittiamo per un confronto tra le due donne così amate, che trovate sempre disponibili su RaiPlay.
Prima c'era L'Allieva...
Durata tre stagioni tra il 2016 e il 2020, la prima serie Rai di cui parliamo in questo speciale ha come protagonista Alice Allevi (notate l'allitterazione tra il nome e il titolo), una studentessa di medicina arrivata vicina alla laurea che si scopre indecisa sul proprio futuro e sulla specializzazione da scegliere. La morte improvvisa della badante della nonna Amalia le mette sul tavolo non solo un cadavere ma anche una possibile strada: la medicina legale.

Alice però è ancora ventenne, pasticciona e goffa, deve trovare il proprio posto nel mondo, tanto nel lavoro quanto nella vita sentimentale. Mentre si divide tra la famiglia impicciona e amorevole, le amiche improbabili e una coinquilina giapponese decisamente sopra le righe, conosce il Dottor Claudio Conforti (Lino Guanciale), responsabile del reparto in cui vorrebbe specializzarsi che collabora spesso con la polizia per risolvere i casi. A quel punto lei stessa, preda della propria curiosità, si ritrova coinvolta nelle indagini, con disappunto del medico, un po' arrogante, che ritiene più importante la scienza del giallo della settimana.

Non poteva mancare un triangolo amoroso che si snodasse tra le corsie dell'università con Arthur (Dario Aita), il dolce e premuroso figlio del direttore dell'istituto. Ad interpretare la giovane venne scelta Alessandra Mastronardi, reduce dal successo dei Cesaroni e di alcune esperienze all'estero come Master of None: la giovane attrice ritrae un'eroina insicura e allo stesso tempo decisa, ancora acerba e in preda alle cotte amorose quanto al coinvolgimento emotivo verso le vittime, che preferisce vedere su un tavolo autoptico perché se le perdesse sotto i ferri non crede che lo supererebbe. Una detective dilettante che ha un rapporto speciale soprattutto con la nonna (Marzia Ubaldi) e col fratello (Pierpaolo Spollon).
...e poi c'è Costanza
Il successo de L'allieva ha portato qualche anno dopo alla creazione di un'altra eroina, Costanza Macallè, prima sui libri e poi sul piccolo schermo. Rimaniamo sulla passione per le ossa dell'autrice messinese ma questa volta ci addentriamo in una professione quasi sconosciuta: la paleopatologia ovvero lo studio delle malattie del passato attraverso i resti umani, per capire meglio quelle del presente. Ci spostiamo da Roma a Verona - quindi una location più inusuale - perché paesaggio fertile per ritrovi antichi che possano raccontare la Storia con la s maiuscola.

La protagonista in questo caso è in parte autobiografica dato che dalla Sicilia è costretta a spostarsi verso Nord dalla sorella Toni, per inseguire un'opportunità di lavoro, rara per il suo campo poco sovvenzionato dallo Stato. Nella città di Romeo e Giulietta ritrova una vecchia fiamma, l'architetto Marco (Marco Rossetti), e conosce un nuovo amore, il filologo Ludovico (Lorenzo Cervasio), dando atto anche in questo caso ad un triangolo amoroso. Costanza è simile ad Alice per la genuinità e il disordine mentale e fisico però è una donna più grande, con figlia a carico e molta più competenza nel proprio lavoro, nonostante sia una ritardataria cronica. Ad accomunare le due fiction troviamo anche lo stile spensierato e la leggerezza che accompagna i due racconti, nonostante partano da qualcosa di molto doloroso. Ad interpretarla questa volta Miriam Dalmazio, che attendeva da tempo un progetto da protagonista a differenza della Mastronardi, all'epoca già reginetta del cinema e della tv. Entrambi le scenziate sono legate agli affetti: oltre alla figlia Flora, Costanza è vicinissima alla sorella Toni (Eleonora De Luca).

La peculiarità di questo giallo settimanale è che è storico, e quindi prova a ricostruire l'esistenza di una donna morta in circostanze misteriose in un passato medievale, che ha vari rimandi alla Macallè del presente (le origini siciliane, i capelli rossi, una possibile figlia, e così via). Per farlo a livello visivo il montaggio alterna le sequenze nel presente a vere e proprie scene in costume che vengono accompagnate da un voiceover (che diventa un podcast) della paleopatologa, così materna e vicina alle proprie vittime. Un escamotage narrativo che ricorda la voce fuoricampo della Allevi, anche se in quel caso la studentesse raccontava le proprie (dis)avventure quotidiane mentre provava a scoprire chi era.