La dichiarazione programmatica di Corin Hardy sta nella t-shirt con cui si presenta alla conferenza stampa di The Hallow, sua opera d'esordio. Sulla maglietta è scritto Suspiria, omaggio al maestro del genere Dario Argento. Hardy, che in questa edizione del Torino Film Festival è anche giurato, confessa: "Quale maglietta migliore di questa per professare la mia passione per l'horror? Sono un grande fan di Dario Argento e ho appreso da poco che ha girato qui a Torino Profondo Rosso. Voglio andare a visitare le location. Argento mi ha molto influenzato a livello visivo e un domani vorrei riuscire a realizzare pellicole iconiche come le sue". Il regista aggiunge: "In The Hallow, però, c'è anche un riferimento a Lucio Fulci. Chi lo indovina?"
The Hallow, opera prima di Hardy, affonda le sue radici nel folclore irlandese. Il titolo del film fa riferimento alla foresta sacra in cui vivono fate, folletti, leprecauni. Le creature mostruose che tormentano la coppia protagonista della pellicola, però, non hanno le fattezze graziose degli gnomi e sono di ben altra pasta. "Quando si fa un horror bisogna essere consapevoli delle convenzioni del genere e del momento esatto in cui si possono infrangere. Io sono un fan dell'horror, soprattutto di quello anni '70 - '80, e mi sono rifatto alla tradizione, ma al tempo stesso volevo innestare elementi nuovi in un genere codificato. Così ho ideato nuove creature. Il mio film ha un inizio molto convenzionale, presenta una coppia che si imbatte in qualcosa che non conosce, ma da principio sottovaluta il pericolo. La mia è una fiaba di sopravvivenza".
Le creature del bosco
Gli esseri deformi che popolano The Hallow sono al centro di un divertente siparietto. Mentre descrive il processo creativo che lo ha portato a infarcire di mostri raccapriccianti la sua pellicola, Corin Hardy tira fuori dallo zainetto due agende e inizia a sfogliare le pagine mostrando i bellissimi schizzi da lui realizzati che rappresentano i mostri del film, ma anche il neonato figlio della coppia protagonista. La responsabilità derivante dall'essere neo-genitori è un tema che sta molto a cuore al regista, accompagnato a Torino dalla compagna e dal figlioletto che lo hanno seguito anche in conferenza stampa. "Ho amato l'horror fin da piccolo e quando ho cominciato a disegnare mi sono concentrato su personaggi e aspetti della realtà che mi interessavano. Adoro Ray Harryhausen e, ispirandomi a lui, cerco sempre di creare delle idee che reggano visivamente. Mi piacciono gli horror onesti, che prendono sul serio le creature. Guardate Alien, è un film davvero onesto, che usa la biologia e studia il comportamento del mostro".Questo approccio realistico si riflette nella scelta di The Hallow di mostrare le creature che minacciano i protagonisti in anticipo rispetto ai canoni del genere. Il regista chiarisce: "Avevo programmato con precisione la traiettoria di apparizione delle creature. Non volevo svelare tutto subito, ma mostrare a poco a poco il loro aspetto per mantenere la suspense. Al tempo stesso, però, non mi piacciono quegli horror che non anticipano niente, sono frustranti. Conoscere alcuni dettagli crea maggior soddisfazione nello spettatore che sa con chi ha a che fare, ma solo fino a un certo punto. Fino alla fine non sappiamo con certezza se siano mostri, alieni o altro. Volevo creare un film di mostri realistico. Sarebbe stato molto più facile non far vedere niente, ma sarebbe stato anche meno divertente".
Una coppia come tante alle prese coi mostri
Tra i vari topoi del genere a cui Corin Hardy ha scelto di aderire vi è lo scetticismo iniziale dei personaggi di fronte all'evento soprannaturale. Adam e Claire si sono trasferiti nel bosco perché il marito è un botanico che studia le piante ed è stato assunto per un nuovo lavoro. "Il suo comportamento nei confronti del soprannaturale è realistico. Adam ignora gli avvertimenti perché è un uomo razionale, è uno scienziato, non crede al soprannaturale. La mia coppia è reale e il tipo di atteggiamento che assume dipende dal suo background e dal suo credo. Se andassi da una coppia a dire che il loro neonato sta per essere scambiato con un altro bambino da un gruppo di mostri non darebbero retta al mio avvertimento". Horror realista che affonda le proprie radici nella tradizione bilanciando reale e soprannaturale, ma anche horror femminista vista la centralità di Claire, moglie e madre battagliera. "Volevo creare un personaggio femminile forte, ma se il mio horror viene percepito come femminista, è un risultato inconsapevole. Io volevo concentrarmi soprattutto sui cambiamenti e sulla pressione che comporta la maternità. Quando nasce un figlio la vita cambia e io volevo mostrare i processi decisionali di una coppia sotto pressione. Volevo radicare la favola nella realtà in modo che la realtà diventasse favola".
Corin Hardy si professa amante dell'horror da sempre e sogna di confezionare pellicole appartenenti al genere anche in futuro. "Da appassionato di horror, voglio continuare a occuparmi di questo genere perché mi trovo a mio agio e ho ancora tantissime storie da raccontare. Questo, per me, è il modo più coinvolgente di raccontare una storia. Oggi l'horror sta vivendo una stagione interessante. Penso a film come Babadook o al neozelandese Deathgasm. Io, però, sono un amante delle storie classiche. Sono cresciuto con L'esorcista, Rosemary's baby - Nastro rosso a New York, La casa e mi piacciono i film onesti. Vorrei stare alla larga da zombie e possessioni demoniache per dedicarmi all'horror puro". Il prossimo progetto di Corin Hardy, però, non sarà un horror. Da tempo il regista è legato al reboot de Il corvo. "Sarà un revenge movie dark e romantico" ci anticipa Corin. "Il progetto ha subito vari ritardi per via dei problemi produttivi, ma adesso sembra che ci siamo. Dovremmo iniziare a girare l'anno prossimo".