Peter è un bambino di otto dal carattere timido e introverso, che fatica a interagire con i suoi compagni di scuola. Il piccolo vive con i suoi genitori, Carol e Mark, in una vecchia casa in un quartiere di periferia, dove alcuni anni prima si è verificato un drammatico fatto di cronaca durante la notte di Halloween. Peter sostiene di sentire delle voci e dei rumori provenire dal muro di camera sua, ma mamma e papà sembrano deliberatamente ignorare le sue paure, additandole come le tipiche fobie dell'infanzia.
In Cobweb non tutto però è come sembra e la nuova insegnante, la supplente Miss Devine, si accorge delle richieste di aiuto del suo alunno, espresse in un inquietante ed esplicativo disegno realizzato proprio in attesa della fatidica notte di "dolcetto o scherzetto". Con l'avvicinarsi della festa, Peter e la sua famiglia finiranno per addentrarsi, volontariamente o meno, in un incubo sempre più profondo e senza apparente via d'uscita.
Il significato dell'orrore
Un horror interessante e perfettibile Cobweb, che ricicla l'abusato topoi della casa infestata da chissà quale oscura presenza per innescare una storia ricca di sfumature, almeno nelle premesse, che intende riflettere non soltanto sulla tematica del bullismo, a conti fatti secondaria, ma soprattutto sulla violenza tra le mura domestiche che genera nuovi mostri, reali o sovrannaturali questi siano. Un film che concettualmente può ricordare un grande cult dello scorso decennio come Babadook (2014), anche se meno smaliziato e sottilmente ambiguo. Qui infatti certi passaggi vengono infatti espletati chiaramente, in maniera forse anche fin troppo diretta, lasciando invece dubbi e assenze di spiegazioni che giustifichino certi comportamenti, sempre più ossessivi e fuori controllo, di alcuni personaggi chiave.
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L'immaginario di Cobweb: paura, eh?
Le suggestioni canoniche si rifanno come prassi a un immaginario ben conosciuto, tra porte che si aprono da sole, altalene che dondolano senza che nessuno via sia seduto sopra e sussurri che provengono da dietro le pareti, in un'atmosfera che ingrana progressivamente su livelli di maggiore tensione: una fase preparatoria a quel finale che è un misto tra home invasion e slasher, con tutti i pro e i contro del caso. Va detto come la vecchia casa dove aleggia il mistero, con tanto di drammatico caso di cronaca nera che soltanto qualche tempo prima aveva sconvolto la comunità, si riveli un archetipo eccessivamente sfruttato e allo stesso modo la scelta della notte di Halloween quale ambientazione temporale è un facile espediente, per sfruttarne alcuni relativi trucchi narrativi a tema.
...ogni famiglia infelice è infelice a modo suo
"A volte bisogna prendere decisioni difficili per proteggere la famiglia" è il motto di questo padre sui generis - interpretato dall'Antony Starr di The Boys - ma è un peccato che le motivazioni e le psicologie dei genitori non vengano esplorate a dovere, lasciando inoltre molti non detti sulle origini di questo Male che tormenta il piccolo protagonista, alle prese con un percorso di crescita ben più che traumatico e con solo la sua combattiva e altruista insegnante a supportarlo nei momenti più difficili. Un nucleo disfunzionale soggiogato alle regole dell'orrore moderno, con richiami ad un'iconografia quasi j-horror nelle fasi cruciali del racconto. Proprio l'ultima mezzora si tinge di note folcloristiche ed emoglobiniche, in un gradevole divertimento di genere che pur a dispetto di una sceneggiatura implausibile sa intrattenere con gusto il principale target di riferimento. Specchio di un film che se maggiormente curato in certi suoi aspetti avrebbe avuto molto di più da dire invece che apparire così fine a se stesso.
Conclusioni
Un bambino tormentato non soltanto tra i banchi di scuola ma anche tra le mura domestiche, da presenze tangibili e altre misteriose, scoprirà come l'orrore che si nasconde in casa sua abbia diversi volti. Cobweb vorrebbe parlare di tanto - forse troppo? - ma affronta argomenti complessi in maniera superficiale, prediligendo quell'anima di genere che cresce di progressiva inquietudine fino all'avvincente resa dei conti finale, dove anche se non tutti i nodi vengono al pettine almeno l'anima horror è pienamente soddisfatta.
Perché ci piace
- L'anima orrorifica è ben garantita da richiami a un immaginario archetipico ben messo in scena.
- Divertimento di genere garantito.
Cosa non va
- La storia innesca spunti potenzialmente intriganti ma li lascia cadere nel vuoto.
- Gestione dei personaggi e delle situazioni parzialmente forzata.