Ci si avvicina alla fine di questo Cannes 2022, ma le sorprese tra i titoli presentati in concorso non accennano a fermarsi. Tra i film che più ci hanno colpiti di questa edizione della kermesse francese c'è anche l'opera seconda del regista belga Lukas Dhont, che si era già aggiudicato la Caméra d'or per il suo debutto, Girl, nel 2018. Come vedremo in questa recensione di Close, la nuova opera di Dhont è una storia di amicizia, un romanzo di formazione che segue la vita dei suoi protagonisti per un anno intero: un racconto inizialmente semplice, delicato, ma che più prosegue più svela una complessa stratigrafia di emozioni, fatta di amore, rimpianto, nostalgia, desiderio e dolore profondo. Una storia che non può lasciare indifferenti e che conferma il suo autore - che ha solo trentun anni - come una delle giovani promesse del cinema contemporaneo.
Leo e Remi
Leo (Eden Dambrine) e Remi (Gustave De Waele) sono amici per la pelle. "Quasi fratelli" si definiscono loro, i due dodicenni sono cresciuti insieme tra giochi nei boschi, corse a perdifiato in campagna e con la presenza costante di due famiglie amorevoli. Il legame che li unisce viene messo a dura prova con l'ingresso alle scuole medie: Remi è più estroverso, capace di stringere più facilmente amicizia con i coetanei, Remi è invece più sensibile, a disagio se inserito nelle dinamiche tipiche dei bambini di quell'età. Il fatto, poi, che i due siano così legati gli tira addosso le prese in giro di alcuni compagni, che fraintendono il loro rapporto.
Se Remi non sembra preoccuparsi - per lui l'unica cosa importante è l'amicizia con Leo -, l'altro vuole sentirsi incluso nel nuovo gruppo. Il repertino allontanamento da parte di Leo, che un giorno non aspetta Remi per andare a scuola insieme, porterà ad uno scontro e scatenerà una serie di conseguenze drammatiche, che cambieranno le vite dei due bambini e delle loro famiglie per sempre.
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Il dolore di crescere
Close è un film che parla di un periodo estremamente delicato nella vita di qualsiasi persona, di crescita e di cambiamento profondo. Un periodo in cui il bisogno di sentirsi accettati supera i desideri di quando si era bambini, supera anche il bisogno di mantenere quelle amicizie che prima significavano tutto, ma che ora iniziano a sembrare ostacoli. Il film ci mostra come non tutti i bambini che si approcciano all'adolescenza lo facciano con gli stessi strumenti, con la stessa sensibilità. E che quei problemi che - dalla prospettiva di un'adulto - possono sembrare inezie superabili, da quella di un dodicenne arrivano ad assomigliare a mostri oscuri, imbattibili. Non ci sono famiglie problematiche in Close, solo genitori amorevoli, che però non riescono a prevedere le conseguenze che certi cambiamenti e situazioni possono avere sulla vita dei loro bambini.
Aiutato da scelte registiche perfettamente riuscite e funzionali - come i continui primi piani sui volti dei protagonisti o la camera che li segue costantemente -, una fotografia calda, che crea un'atmosfera che ha i sapori nostalgici dell'infanzia e, sopratutto, la bravura dei due giovani interpreti, Lukas Dhont realizza una piccola opera d'arte, un film toccante che - secondo noi - è solo uno dei primi tasselli di una sorprendente carriera.
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Conclusioni
Come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione di Close, l'opera seconda di Lukas Dhont è capace di raccontare con grande delicatezza e realismo il momento del difficile passaggio tra infanzia ed adolescenza. Ottimi i due giovani intepreti Eden Dambrine e Remi Gustave De Waele.
Perché ci piace
- Una storia toccante che racconta il passaggio tra infanzia e adolescenza.
- Le azzeccata scelte di regia e di fotografia.
- I due giovani interpreti Eden Dambrine e Remi Gustave De Waele.
Cosa non va
- la ricercata lentezza di alcune sequenze potrebbe scoraggiare parte del pubblico.