L’indagine dell’oscurità nel cinema di Robert Eggers, da The Witch a Nosferatu

Dall'esordio nel 2015 con l'acclamato The Witch al suo remake di Nosferatu, il regista ha adoperato i codici dell'horror come strumenti per esplorare i lati oscuri dell'umanità.

Un'immagine di Nosferatu

Professore, i miei sogni diventano più cupi... ditemi, il male deriva da noi stessi? O dall'esterno?

La domanda rivolta dalla giovane Ellen Hutter, interpretata da Lily-Rose Depp, al professor Albin Eberhart Von Franz, ruolo affidato a Willem Dafoe, riflette l'interrogativo al cuore della nuova versione di Nosferatu, firmata e messa in scena dal regista americano Robert Eggers. Ben prima che il Conte Orlok raggiunga la cittadina tedesca di Wisborg, Ellen avverte una presenza misteriosa insinuarsi dentro di lei: una creatura famelica che prende forma nel suo inconscio, in visioni a cui la ragazza non sa fornire spiegazione. L'incipit del film funge, in tal senso, da inequivocabile dichiarazione d'intenti: l'incubo di Ellen è un presagio del Male che, in un prossimo futuro, si abbatterà su Wisborg e i suoi abitanti, ma a suo modo è pure un'ulteriore manifestazione della pulsione distruttiva a cui Nosferatu dà corpo e volto.

Robert Eggers Nosferatu
Nosferatu: una sagoma del Conte Orlok

Incarnato con ferina malvagità dall'attore svedese Bill Skarsgård, che fra il 2017 e il 2019 aveva già indossato un'altra maschera appartenente all'iconografia dell'orrore, il Pennywise del dittico It, il vampiro proveniente dai monti Carpazi torna a prendere vita sullo schermo nella più recente trasposizione di un caposaldo della narrativa gotica, il Dracula pubblicato nel 1897 dallo scrittore irlandese Bram Stoker. Ma il modello di riferimento di Robert Eggers, a partire dal titolo, va ricercato in Nosferatu il vampiro, diretto nel 1922 dal regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau: non solo un vertice insuperato del cinema espressionista, ma un capolavoro che avrebbe contribuito a ridefinire tanto la grammatica del linguaggio filmico (non soltanto del muto), quanto un certo immaginario orrorifico del secolo a venire.

I film di Robert Eggers, fra orrore e lati oscuri

Robert Eggers
Un'immagine del regista Robert Eggers

A centodue anni di distanza, a cimentarsi con il suddetto immaginario è appunto il newyorkese Robert Eggers, classe 1983, che nell'arco dell'ultimo decennio si è imposto come uno dei registi più interessanti nell'ambito del genere horror e, più in generale, nella creazione di storie imperniate sugli aspetti più cupi e selvaggi dell'animo umano. Storie che, non a caso, si inseriscono in una cornice quanto mai lontana dalla contemporaneità, quasi a voler risalire a una dimensione ancestrale in grado di produrre una forte suggestione sul pubblico: dal New England rurale del diciassettesimo secolo di The Witch, in uno sperduto recesso della comunità puritana approdata dall'Inghilterra, al tenebroso scenario della Scandinavia del Medioevo di The Northman, in una civiltà vichinga dai contorni semi-leggendari.

Dall'accuratezza filologica della ricostruzione d'epoca di The Witch all'impressionante capacità immersiva di Nosferatu, quella di Robert Eggers non può essere definita esclusivamente come una fascinazione per il passato, né tantomeno come gusto accademico: nei quattro film da lui diretti finora, l'estrema cura nei dettagli, nelle ambientazioni, nelle atmosfere è sempre correlata al significato stesso del racconto.

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The Witch: un'immagine di Anya Taylor-Joy

L'iperrealismo utilizzato per descrivere la quotidianità della famiglia del pastore William in The Witch, magnifico esempio del filone del cosiddetto folk horror, è funzionale alla nostra intima comprensione del modus vivendi dei personaggi, nonché al crescente senso di inquietudine laddove tale quotidianità viene scossa dall'irruzione dell'elemento soprannaturale e demoniaco.

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Follia e furia, da The Lightouse a The Northman

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The Lighthouse: Robert Pattinson e Willem Dafoe nella prima foto

In New England si svolge anche il secondo lungometraggio di Robert Eggers, The Lighthouse, distribuito nel 2019, quattro anni dopo il sorprendente successo di The Witch (pur senza raccogliere lo stesso entusiasmo). In questo caso, tuttavia, lo sfondo storico appare privo di valore: nell'agone circoscritto e claustrofobico della minuscola isola che ospita il faro del titolo, ciò che conta davvero è la sensazione di prigionia in un luogo ai confini del mondo conosciuto, in cui i due 'contendenti' - l'Ephraim Winslow di Robert Pattinson e il suo supevisore, il Thomas Wake di un ghignante Willem Dafoe - sono intrappolati in un legame di rabbiosa convivenza, in cui realtà e allucinazione non tardano a confondersi e sovrapporsi. Un'ambiguità semantica espressa, sul piano visivo, dall'apparato simbolico del film e dai tratti onirici del bianco e nero del fedele direttore della fotografia Jarin Blaschke.

The Northman Una Scena Del Film
The Northman: una scena del film

Se The Witch è un horror su un Male metafisico che si materializza in un microcosmo ossessionato dal timore della dannazione e del peccato, in The Lighthouse la furia sempre più incontrollata di Ephraim pare scaturire da un'inesorabile discesa nella follia, con una scissione interiore (il segreto nel passato del giovane) che, una volta venuta a galla, sancirà il punto di non ritorno di questo atipico Kammerspiel destinato a culminare in un'apoteosi di violenza. Violenza che costituisce invece il tratto identitario fondamentale del Regno vichingo in cui si consuma la serrata lotta per il potere di The Northman: realizzato nel 2022, ad oggi il progetto più ambizioso di Eggers a livello produttivo, questo fosco dramma di guerra si richiama alla mitologia norrena non solo negli aspetti iconografici, ma per restituirne la natura epica e sanguinaria nella maniera più vivida possibile.

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Il nuovo Nosferatu fra eros e morte

Nosferatu Nicholas Hoult
Nosferatu: un primo piano di Nicholas Hoult

Se la brutalità è la legge che regola l'esistenza del Principe Almeth di Alexander Skarsgård e degli altri personaggi di The Northman, il setting di Nosferatu è esattamente l'opposto: nella società europea di metà Ottocento, che vorrebbe essere basata sull'ordine borghese e sul razionalismo della scienza, il Conte Orlok è un avversario tanto più atroce quanto più mette in pericolo le fondamenta di tale sistema.

Un tema, quest'ultimo, che Robert Eggers sembra recuperare direttamente da Nosferatu il vampiro di F.W. Murnau, ma ancor più da Nosferatu, principe della notte, realizzato nel 1979 da Werner Herzog. Come osserva sardonico il professor Von Franz, alter ego dell'Abraham Van Helsing di Stoker: "Ho viste cose in questo mondo che farebbero desiderare ad Isaac Newton di tornare strisciando nel grembo di sua madre. Non siamo tanto illuminati quanto siamo accecati dalla luce gassosa della scienza".

Nosferatu
Nosferatu: Lily-Rose Depp in un'immagine del film

Ma Nosferatu è anche e soprattutto la manifestazione di un'oscurità interiore, che emerge mediante le pulsioni represse della Ellen di una diafana Lily-Rose Depp: pulsioni che, laddove sfuggono al controllo della ragione, rischiano di provocare un insanabile corto circuito. Rispetto agli zombie mortiferi disegnati da Max Schreck e da Klaus Kinski, il vampiro di Bill Skarsgård è contraddistinto da una sensualità minacciosa e bestiale, che nel corso del film trova più volte libero sfogo, fino a culminare nel terrificante amplesso dell'epilogo: un connubio fra eros e morte che rappresenta forse l'unica via d'uscita dalle tenebre.