Dalla stazza imponente dell'incredibile Hulk alla micro-armatura di Scott Lang, il passo è enorme. Una differenza eclatante, enfatizzata da una campagna marketing efficace e autoironica, dove Ant-Man appare in tutta la sua sproporzione al fianco del martello di Thor (indegnamente), sulla spalla di Iron Man e sullo scudo di Capitan America. Eppure, la forza dell'Uomo Formica non andrebbe affatto sottovalutata, perché a dispetto del nome poco epico e della statura pressoché inesistente, ad Ant-Man spetta il compito di chiudere la celebre "Fase Due" del Marvel Cinematic Universe, e farlo dopo un film maestoso come Avengers: Age of Ultron ha già il sapore della piccola impresa.
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Il fatto che casa Marvel, ovvero una delle principali fonti dell'immaginazione collettiva, abbia proposto un personaggio come Ant-Man, riporta in voga il tema della miniaturizzazione umana nel cinema, una prospettiva che ha conosciuto diverse incarnazioni, con radici narrative antichissime. Infatti, prima che piccoli mondi e personaggi ridotti arrivassero sul grande schermo, quello del rimpicciolimento e dello squilibrio tra mondi diversi è stata un'assidua passione di romanzi fantastici. Nel 1727 lo spirito satirico di Jonathan Swift invade le pagine de I viaggi di Gulliver. Il racconto, scandito dalle dinamiche tipiche dell'avventura, è solo un diversivo che in realtà cela un profondo pessimismo nei confronti dell'uomo contemporaneo, sempre incline allo conflitto col suo simile. Ed è proprio nelle prime due tappe del lungo itinerario di Gulliver che l'autore gioca in maniera evidente con le dimensioni corporee; prima con l'approdo nel villaggio di Lilliput, abitato da omini alti decine di centimetri e impegnati in una folle diatriba con i vicini di Blefuscu sul modo migliore di aprire le uova, poi nella terra di Brobdingnag, popolata da giganti alti venti metri. La narrazione di Swift ha creato un solco poi seguito anche dal cinema: una sfumatura narrativa dove la sproporzione corporea si fa allegoria di un modo inedito di vedere le cose e intendere il mondo.
Questione di prospettiva
Da Davide e Golia, passando per Polifemo e Pollicino, il confronto tra dimensioni opposte è sempre servito a ribaltare un punto di vista ordinario e ad addentrarsi dentro confini altrimenti inesplorabili (anfratti della natura, timori personali, paure collettive e parti intime del corpo umano come nella simbolica sequenza di Parla con lei di Pedro Almodóvar). Il cinema ha iniziato ad affrontare la tematica adattando grandi classici letterari attraverso l'animazione, per poi dare vita a pellicole fantascientifiche che, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, rispondevano ad un'esigenza esplorativa alimentata da viaggi nello spazio e creature aliene. Senza mai tralasciare la base letteraria, micronauti e scienziati elogiavano la piccolezza, travestendo da fantascienza l'avvento del nucleare e le tensioni della Guerra Fredda.
Sarà soltanto a partire dagli anni Ottanta che la filmografia in miniatura conoscerà il disimpegno, virando decisamente verso la commedia. Così, tra poche decine di millimetri e personaggi impercettibili, il grande schermo ci ha costretti a sospendere l'incredulità pur di apprezzare il valore delle piccole cose. Con tanto di microscopio, ci lanciamo in una panoramica sul cinema in miniatura, evitando l'ordine crescente o decrescente, ma affidandoci solamente al metro del tempo.
1. La bambola del diavolo (1936)
Storia di vendetta che miscela travestimenti, misteriose alchimie e oggetti magici, La bambola del diavolo racconta la storia di un banchiere incastrato dai suoi soci, costretto ad un'ingiusta prigionia. Riuscito ad evadere grazie ad una pozione in grado di rimpicciolire le persone, Paul Lavond si serve di piccole bambole animate, mosse dal suo stesso odio, per farsi giustizia da solo. Qui la miniaturizzazione si presta al tema dello sfruttamento personale e del male che alimenta altro male. Il passare del tempo non ha svestito il film di Tod Browning (già regista di Dracula) di una malsana inquietudine.
2. I viaggi di Gulliver (1939)
Due anni dopo i laboriosi sette nani di Biancaneve, l'animazione cinematografica si spinge ancora più in basso e dà vita anche ai lillipuziani immaginati da Swift, grazie ad un lavoro artistico degno del precedessore disneyano. Ad oggi, nonostante la marea di incarnazioni successive, I viaggi di Gulliver del 1939 rimane una delle trasposizioni filmiche più ispirate del romanzo, anche se tradisce quasi totalmente le intenzioni satiriche dell'autore inglese. Focalizzato soltanto sul primo viaggio di Gulliver e creato dai fratelli Max Fleischer e Dave Fleischer (autori anche di Betty Boop e Braccio di Ferro), il cartone animato si rivolge ad un pubblico di piccolissimi grazie a gag semplici e canzoncine spensierate. A suo tempo inibito dalla Seconda Guerra Mondiale e dal confronto con il film di casa Disney, I viaggi di Gulliver va ricordato anche per uno dei primi casi di spin-off produttivi, ovvero una serie di cortometraggi interamente dedicata a Gabby, il piccolo guardiano di Lilliput protagonista del film.
3. Il dottor Cyclops (1940)
Per il regista statunitense Ernest B. Schoedsack il cinema era prima di tutto una questione di dimensioni. Nel 1933 aveva sbalordito il mondo con l'inquietante scalata del gigantesco King Kong, assoluta icona della settima arte, mentre nel 1940 riduce il formato ma non le ambizioni dei suoi personaggi. Al centro de Il dottor Cyclops c'è ancora una malsana mania di controllo sul prossimo, accompagnata dalla figura archetipica dello scienziato pazzo che riduce le sue cavie in essere minuscoli. Il titolo del film, distribuito in Italia solo dieci anni dopo, richiama atmosfere mitologiche, parlando di un moderno e pericoloso Prometeo.
4. Alice nel paese delle meraviglie (1951)
Elogio assoluto dell'assurdo e regno del continuo paradosso, Alice nel paese delle meraviglie è un vortice ipnotico, una caduta continua nella fantasia più profonda e ispirata. Forse tre le opere che meglio hanno rappresentato la mutevolezza dell'essere bambini e l'imprevedibilità della loro visione del mondo, il cartoon Disney ispirato dai complessi racconti di Lewis Carroll sfiora il tema del rimpicciolimento umano. Tra una miriade di peripezie e una vasta gamma di colori psichedelici, la dolce Alice incontra sulla sua strada una stramba serratura che mette alla prova la sua fiducia nei consigli altrui. Il risultato lo ricordiamo tutti, coerente con un'avventura che non conosce coordinate, né orologi, né bussole.
5. Radiazioni BX Distruzione uomo (1957)
Incubo kafkiano basato su una metamorfosi senza freni, Radiazioni BX: distruzione uomo racconta l'angosciante esperienza di un uomo che, dopo aver attraversato una nube radioattiva, diventa ogni giorno sempre più piccolo. La mutazione di Scott Carey colpisce il corpo ma l'inarrestabile sfilacciamento personale avviene su diversi piani: relazionali, sociale e infine psicologico, perché mentre il mondo ordinario crolla, ciò che prima sembrava insignificante (ragni, gatti, oggetti) diventa insormontabile. Tratto dal romanzo Tre millimetri al giorno di Richard Matheson, il film sfocia in toccanti riflessioni filosofiche, talmente poetico e significativo da essere tutt'ora conservato nella biblioteca del Congresso Americano.
6. Il pianeta fantasma (1961)
La cinematografia targata anni Sessanta aveva una fissazione pari a quella odierna per i cinecomic: lo spazio. Il fervore della Nasa, il miraggio dell'approdo lunare e la sfida tecnologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica invitavano il cinema ad aggirarsi tra stelle e pianeti. All'appello hanno risposto anche b-movie come Il pianeta fantasma, storia del capitano Frank Chapman, atterrato sul pianeta Rhethon e diventano minuscolo come i suoi abitanti. Le atmosfere riportano subito in mente le epopee di Flash Gordon, ma il conflitto da rhethoniani e solariti non può che scomodare ancora una volta il buon vecchio Gulliver.
7. Viaggio allucinante (1966)
Cosa succede se l'uomo non guarda oltre il suo cielo, ma analizza se stesso? La risposta arriva con Viaggio allucinante, vero e proprio cult della fantascienza di genere, ambientato all'interno del corpo umano di uno scienziato in fin di vita. L'unico modo per salvarlo da un ematoma cerebrale è inviare una sonda guidata da una equipe medica rimpicciolita. Il risultato è stupefacente e visionario, grazie ad una ricostruzione credibile di arterie e flussi sanguigni, oltre all'intuizione originale di perlustrare una dimensione così personale e ancora inesplorata. La sceneggiatura di Harry Kleiner diede ad Isaac Asimov lo spunto per la scrittura di un romanzo omonimo uscito prima del film, e per questo ritenuto da molti un'ispirazione per la pellicola. Per niente soddisfatto della resa letteraria, il celebre autore russo scrisse un seguito dopo vent'anni (Destinazione cervello). Viaggio allucinante vanta in bacheca ben due Premi Oscar (Migliore scenografia e Migliori effetti speciali) assieme ad una discreta influenza culturale, confermata dalle citazioni viste ne I Simpson (La paura fa novanta XV) e da serie animate come Siamo fatti così.
8. Salto nel buio (1987)
Dopo averci terrorizzato e divertito con Gremlins, Joe Dante si imbarca in un'epopea infinitesimale con Salto nel buio, riuscito esperimento a metà strada tra l'avventura e il puro intrattenimento ben confezionato. La mano produttiva di Steven Spielberg, un ottimo cast (Dennis Quaid e Meg Ryan) e una rivisitazione leggera di Viaggio allucinante contribuiscono a creare un divertente racconto che si spinge ancora una volta ai confini della realtà, viaggiando all'interno di un coniglio pur di testare nuove possibilità chirurgiche. A rimanere impressi, oltre agli ottimi effetti speciali, sono proprio i personaggi, tutti impreziositi da ottime caratterizzazioni.
9. Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (1989)
Prima di giocare a Jumanji, il regista Joe Johnston ha usato altre pedine. La sconfinata fantasia disneyana si rimpicciolisce con il mitico Tesoro, mi sono ristretti i ragazzi, successo commerciale di proporzioni ben diverse dalla taglia dei giovani protagonisti, resi impercettibili da Wayne Szalinsky, imbranato inventore di scarsa fortuna. La formula cinematografica funziona, grazie ad un umorismo semplice e trasversale, senza dimenticare l'espressività duttile di Rick Moranis, volto perfetto per un personaggio amabile. L'effetto valanga diede vita a due sequel sottotono e a tre stagioni di una serie tv. Al confronto il film di Johnston rimane ancora oggi gigantesco.
10. Una notte al museo (2006)
Il lungo eco dell'intrattenimento per famiglie arrivo sino alle ampie stanze del Museo di Storia Naturale di New York. Qui, ogni notte, animali imbalsamati, manichini e scheletri si rianimano per la disperazione del povero guardiano Larry Daley. Nelle sfrenate peripezie che caratterizzato la saga iniziata con Una notte al museo non manca l'ennesimo scontro tra popoli alti pochi centimetri. In questo caso l'effetto è parodistico, perché vengono chiamati in causa i cowboy e i gladiatori dell'Antica Roma, due popoli che la storia ha descritto come testardi guerrafondai. A rappresentare le due frange impegnate in una ridicola guerra, ecco il biondo Jedediah e lo sboccato Ottavio, due piccoli spacconi, spavaldi soprattutto a parole, bravi a spacciarsi più grandi di quello che sono.
11. Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento (2010)
Racconti occidentali dipinti su tele orientali. Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento è un delicato incontro di visioni e di stili artistici, tratto da un racconto fantasy (Borrowers) della scrittrice inglese Mary Norton, già alla base del film I rubacchiotti. L'ennesima perla dello Studio Ghibli racconta la storia della piccola Arriety, adolescente della famiglia dei Prendimprestito, gente alta dieci centimetri che vive sotto il pavimento e si serve dei resti degli umani. La purezza e il tatto magico della mano di Hayao Miyazaki rimangono intatti, alimentati da una storia piena di valori come l'umiltà, l'ecologia e l'incontro tra presunte diversità. Un piccolo mondo dove la statura morale dei personaggi infonde nello spettatore un persistente senso di meraviglia e di costante scoperta.
12. Epic - Il mondo segreto (2013)
Cosa si cela dietro ogni singolo filo d'erba? La mente del professor Bomba è perennemente ossessionata da questa domanda. Convinto che nella foresta si celino intere popolazioni microscopiche, lo scienziato ormai vedovo trascura sua figlia Mary che per caso si imbatte proprio in Tara, regina di un piccolo popolo. Entrata nel loro mondo, la ragazza si troverà nel bel mezzo di una guerra tra i valorosi Leafman, amanti della Natura, e gli spietati Bogan. Nonostante un'impostazione che sembra richiamare l'attenzione sui temi dell'ecologia , il rapporto Uomo-Natura rimane sullo sfondo, dando largo spazio ad un fantasy più canonico, basato sullo scontro tra il Bene e il Male. Oltre ad una serie di citazioni evidenti (Avatar su tutti), rimane un film esteticamente riuscito, particolarmente ispirato nel rappresentare tempi e visioni contrastanti tra il mondo umano e quello miniaturizzato.