"Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro."
Le parole dello scrittore José Saramago, tratte dal suo libro Viaggio in Portogallo, esemplificano perfettamente come l'arte, la letteratura - e quindi anche il cinema - costituiscano dei veicoli ottimali per trasmettere l'esperienza di un movimento "fisico", dell'esplorazione di un luogo esotico o sconosciuto; pure a coloro che, aprendo le pagine di un romanzo o lasciandosi rapire dalle immagini di un film, colgono l'opportunità di visitare mete lontanissime. Non a caso il potere evocativo ed immaginifico della settima arte rappresenta una delle principali ragioni del fascino del cinema, che ad ogni visione ci offre la possibilità di scoprire un mondo "altro", di ritrovarci in terre sulle quali non abbiamo mai messo piede, ma che da quel momento entrano a far parte del nostro immaginario.
È con questo spirito che abbiamo pensato di proporvi un piccolo "viaggio intorno al mondo" attraverso quei film che, nel corso del tempo, ci hanno condotto in paesi e continenti diversissimi, illustrandocene gli aspetti più ammalianti e caratteristici, ma anche quelli bizzarri e sorprendenti. Ovviamente, il punto di partenza del nostro "itinerario virtuale" non poteva che essere il Brasile, attualmente al centro dell'attenzione dell'intero pianeta in virtù dei Mondiali di Calcio: dalle grandi metropoli di Rio e San Paolo alle profondità boschive dell'Amazzonia, eccovi dunque una carrellata di alcune pellicole che hanno fatto conoscere la terra brasiliana anche a chi non ha mai solcato l'oceano, se non con la fantasia...
A ritmo di samba: il Carnevale di Rio
È con tutta probabilità l'evento più celebre e atteso della cultura brasiliana: stiamo parlando, ovviamente, del Carnevale di Rio de Janeiro, celebrato subito prima dell'inizio della Quaresima con spettacoli e sfilate in pompa magna, caratterizzati da costumi eccentrici e variopinti, da immense parate alle quali partecipano migliaia di persone di ogni età, da giochi, musica, balli e divertimento senza freni. Introdotto negli anni Trenta dell'Ottocento, il Carnevale di Rio è il più antico Carnevale del Brasile: esso è animato da oltre un centinaio dei cosiddetti blocos, gruppi di figuranti e di musicisti legati ad un particolare quartiere della metropoli, i quali sfilano in compagnia, in genere suonando e ballando la samba lungo le strade della città (nel corso del Carnevale si organizzano addirittura delle vere e proprie competizioni fra le scuole di samba).Il cinema, naturalmente, non poteva non lasciarsi ammaliare da questa festività coloratissima, scatenata e travolgente, e difatti in molteplici occasioni il Carnevale di Rio è stato rappresentato sul grande schermo. In È tutto vero, film "maledetto" - e in buona parte perduto - diretto da un giovanissimo Orson Welles (che lo mise in cantiere nel 1942, subito dopo Quarto potere e L'orgoglio degli Amberson, ma non riuscì mai a portarlo a termine), un intero episodio, The Story of Samba, avrebbe dovuto essere dedicato proprio al Carnevale di Rio de Janeiro e alle sfide fra le scuole di samba, perfino con l'ausilio del Technicolor; di questo mini-documentario, tuttavia, ci è giunto soltanto qualche fotogramma. Del film, in compenso, è stato recuperato un episodio, Jangadeiros, che segue i 62 giorni di navigazione di quattro pescatori lungo le coste del Brasile, a bordo di un piccolo peschereccio.
Rio de Janeiro e le parate per il Carnevale costituiscono lo sfondo, o meglio il teatro, di uno dei titoli più importanti nella storia del cinema brasiliano: Orfeo negro, del 1959, moderna rivisitazione del mito di Orfeo ed Euridice ad opera del regista francese Marcel Camus, che grazie a questa pellicola si aggiudicò la Palma d'Oro al Festival di Cannes e il premio Oscar come miglior film straniero. La suggestiva messa in scena del Carnevale di Rio, fra coreografie sorprendenti, costumi stravaganti e le irresistibili musiche composte da Antônio Carlos Jobim e Luiz Bonfá costituiscono gli ingredienti del clamoroso successo mondiale del film. Il Carnevale, infine, non poteva certo mancare in Rio, divertente film d'animazione diretto nel 2011 da Carlos Saldanha, in cui una delle scene più dinamiche e concitate si svolge appunto fra le parate delle vie di Rio de Janeiro.
Da Rio alla foresta amazzonica
Le ambientazioni del Brasile, sicuramente molto intriganti per il pubblico europeo, sono state ampiamente impiegate nel 1963 in uno dei più fortunati film d'avventura dell'industria cinematografica francese: L'uomo di Rio di Philippe de Broca, pellicola da record che all'epoca registrò un immenso successo, sia grazie alla presenza di due star del calibro di Jean-Paul Belmondo e Françoise Dorléac, sia per lo sfondo esotico ed affascinante delle peripezie del protagonista Belmondo, un uomo impegnato a rintracciare la fidanzata e a trovare alcune preziose statuette trafugate da un museo. Se la maggior parte dell'azione narrativa si sviluppa a Rio de Janeiro, alcune sequenze de L'uomo di Rio si svolgono invece fra i maestosi alberi della foresta amazzonica, il più grande ed importante patrimonio forestale del mondo.
Sempre in Amazzonia, fra le rive del fiume Paraná e nei pressi delle cascate di Igaçu, sono ambientate alcune sequenze di Mission, l'acclamato dramma storico diretto da Roland Joffé nel 1986 e vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes, che ricostruisce gli scontri fra l'esercito portoghese e le missioni dei Gesuiti in Sud America verso la metà del XVIII secolo; i panorami mozzafiato del Brasile fungono infatti da perfetto scenario a questo emozionante film interpretato da Robert De Niro e Jeremy Irons.
Restando tra le fronde della foresta pluviale, l'Amazzonia, con le sue atmosfere talvolta tenebrose o gravide di misteriosi pericoli, ha fornito una cornice privilegiata pure per il cinema horror, e addirittura per quello più "efferato": nei pressi del Rio delle Amazzoni hanno luogo infatti gli eccidi e le sanguinarie violenze messe in scena in uno dei più crudi e controversi titoli di questo genere, Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, del 1979. Sulla scia di Cannibal Holocaust, diventato un piccolo cult per gli amanti dello splatter più estremo, due anni più tardi venne realizzato, ancora nella foresta amazzonica, Cannibal Ferox di Umberto Lenzi. Più di recente, nel 2006, le ridenti spiagge del Brasile sono state il teatro dell'horror Turistas, di John Stockwell. Scarsa fortuna ha ricevuto, nel 2012, la serie televisiva The River, i cui protagonisti si addentravano nella foresta brasiliana in cerca di un esploratore scomparso all'improvviso.
Due classici del cinema brasiliano: Donna Flor e la donna ragno
Il titolo di maggior successo nella storia del cinema brasiliano è Donna Flor e i suoi due mariti, una trasposizione del 1976, diretta dal regista Bruno Barreto, dell'omonimo romanzo di Jorge Amado, l'opera più celebre del noto scrittore. Questa commedia surreale e dai contorni fantastici vede protagonista la star di punta del cinema sudamericano, Sonia Braga, nel ruolo di Donna Flor, che "rievoca" il fantasma del marito defunto, ubriacone e donnaiolo, dopo essersi risposata con un farmacista fin troppo mansueto. A fare da sfondo alla vicenda è una delle città più grandi e popolose del Brasile, Salvador de Bahia, della quale il film mostra soprattutto l'antico quartiere Nazaré e il Pelourinho (ovvero il "patibolo"), l'incantevole e coloratissimo centro storico, tutelato dall'Unesco come patrimonio dell'umanità.
Sempre Sonia Braga, un decennio più tardi, si sarebbe calata nel ruolo che dà il titolo a un'altra produzione entrata negli annali del cinema brasiliano: Il bacio della donna ragno, il film diretto da Hector Babenco e tratto dall'omonimo romanzo di Manuel Puig. È la storia dell'insolita e commovente amicizia fra due compagni di cella: un attivista politico inviso al regime (Raul Julia) e un eccentrico omosessuale (William Hurt) che allieta la sua prigionia raccontandogli le trame di fantomatiche pellicole di spionaggio. Benché si svolga quasi interamente fra le pareti di un carcere, Il bacio della donna ragno ha riportato il cinema brasiliano al centro dell'attenzione della critica e del pubblico mondiali, e nel 1985 è valso a uno straordinario William Hurt il premio Oscar e il trofeo come miglior attore al Festival di Cannes.
Nella città di Dio: le favelas
Oltre agli aspetti più pittoreschi e 'turistici' e alle meraviglie naturali dell'Amazzonia, un altro elemento peculiare del Brasile è rappresentato dalle favelas, le caratteristiche baraccopoli costruite alle periferie delle grandi città, che offrono un ritratto della povertà e, talvolta, del degrado sociale in cui versa un ampio settore della popolazione brasiliana. Una realtà drammatica che il cinema ha spesso illustrato agli spettatori: un esempio emblematico, e forse il più famoso degli ultimi anni, è costituito da La Città di Dio - City of God, il cult-movie di Fernando Meirelles del 2002, accolto da un sorprendente successo internazionale: un ritratto impietoso e di estrema durezza di una favela di Rio de Janeiro, Cidade de Deus ("città di Dio", appunto), teatro del narcotraffico e di sanguinosi atti criminali.
Il mondo delle favelas, un insidioso sottobosco in cui spesso proliferano il traffico di droga e la micro-criminalità, è anche il soggetto di un'altra pellicola brasiliana di enorme successo, Tropa de Elite - Gli squadroni della morte di José Padilha, premiato con l'Orso d'Oro al Festival di Berlino 2008; pure questo film, come già City of God, è ambientato nelle periferie di Rio de Janeiro, e descrive le operazioni condotte dai cosiddetti "squadroni della morte" e i metodi brutali e violenti adoperati dai reparti di polizia addetti alla lotta al narcotraffico. I sobborghi di San Paolo, in cui adolescenti dal futuro incerto trascorrono le giornate giocando a calcio, è invece lo scenario di Linha de passe, del 2008, uno dei film più apprezzati del regista Walter Salles. Salles è considerato uno dei più importanti cineasti sudamericani fin dal 1998, quando conquistò l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e la nomination all'Oscar grazie a Central do Brasil: un commovente racconto on the road, da Rio de Janeiro attraverso varie località del Brasile, che vede protagonisti una matura insegnante in pensione (la bravissima Fernanda Montenegro) e il piccolo Josuè, un bambino appena rimasto orfano.
Il Gran Premio, le auto da corsa e... Hulk!
Per gli appassionati di Formula 1, San Paolo è immancabilmente la città del Gran Premio: dal 1973, infatti, la metropoli brasiliana ospita la gara automobilistica che si svolge all'Autodromo José Carlos Pace, nel sobborgo di Interlagos. Il Gran Premio del Brasile costituisce la prima tappa nella lunga sfida fra i piloti James Hunt e Niki Lauda, messa in scena l'anno scorso in Rush, l'applauditissimo film di Ron Howard che ricostruisce le fasi salienti del Gran Premio di Formula 1 del 1976 attraverso la rivalità fra i due piloti. Sempre a proposito di auto da corsa, gli amanti di questo filone cinematografico ricorderanno senz'altro che il Brasile ha offerto l'ambientazione per Fast & Furious 5, quinto capitolo, datato 2011, dell'adrenalinica saga sbanca-botteghino interpretata da Vin Diesel e Paul Walker; quasi tutto il film, infatti, ha come sfondo la città di Rio de Janeiro e le sue favelas. Infine, concludiamo il nostro itinerario cinematografico in terra brasiliana con un vero e proprio kolossal hollywoodiano: L'incredibile Hulk, rivisitazione del 2008 delle avventure del celebre personaggio dei fumetti Marvel. La prima metà del film, diretto da Louis Leterrier, ha luogo infatti nelle favelas di Rio de Janeiro, dove lo scienziato Bruce Banner, interpretato da Edward Norton, ha scelto di rifugiarsi per sfuggire all'esercito: ed è proprio tra le baraccopoli di Rio e le fitte foreste brasiliane che si scatenerà l'incontenibile furia distruttiva della gigantesca creatura verde.