No Time To Die. Non è tempo di morire, recita il titolo del nuovo capitolo, il n.25, della saga di James Bond, l'Agente 007, finalmente nelle sale, l'unico posto dove va visto questo film, dal 30 settembre. Ma è tempo di chiudere un'altra era di 007, durata 15 anni, l'era dello 007 di Daniel Craig, iniziata tra lo scetticismo, subito scomparso, non appena lo abbiamo visto in azione in Casino Royale, nel 2006, e conclusasi ora, nel 2021, con il suo nuovo film, diretto da Cary Fukunaga. Ora arriverà un altro Bond. Ma l'Agente 007 non sarà più lo stesso. La nuova lettura, l'adattamento ai tempi che stiamo vivendo, l'idea che James Bond non sia un'icona immutabile ma possa rinnovarsi, cambiare, che sia un essere umano, sono cose di cui non si potrà non tenere conto. L'arrivo in sala di No Time To Die è allora il momento di tirare una riga e fare un bilancio. Chi è il miglior James Bond del cinema?
6. George Lazenby
All'ultimo posto della classifica non può che esserci George Lazenby. Un paradosso, visto che l'unico film che lo vide nei panni di James Bond, Agente 007, al servizio segreto di sua maestà (1969) è uno dei migliori della serie, e anticipa anche il Bond che conosciamo oggi. Il fatto è che a George Lazenby toccò l'ardito compito di sostituire sua maestà Sean Connery, che per tutti "era" James Bond. Un po' come a Marino Magrin a cui toccò sostituire Michel Platini nella Juventus. Connery temeva di rimanere ingabbiato nel ruolo e così decise di lasciare. Fu contattato Timothy Dalton, che però era troppo giovane, e per lui sarebbe stato un appuntamento solo rimandato. E così la scelta cadde su George Lazenby, un modello australiano, che in curriculum fino a quel momento aveva uno spot pubblicitario per una cioccolata. Lo script, e Lazenby stesso, provarono a ironizzare sulla staffetta con Connery: nella prima scena di Al servizio segreto di Sua Maestà, il prologo, Bond salva una ragazza che scappa via invece che cadere tra le sue braccia. "All'altro non era mai successo" dice l'Agente 007 guardando in macchina. A Lazenby fu chiesto in tutto e per tutto di rifare Connery, e la sua età giovane (aveva 29 anni), quel volto un po' inespressivo con le orecchie a sventola fecero sì che il suo 007 non avesse una grossa personalità. Un peccato, perché Al servizio segreto di Sua Maestà è uno dei più bei film della serie. Il Bond innamorato, ferito, dal cuore spezzato, con la sua storia senza lieto fine, anticipa lo 007 di Casino Royale. E non è un caso che No Time to Die recuperi una canzone di quel film, We Have All The Time In The World di Louis Armstrong.
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5. Pierce Brosnan
Vi potrà sembrare strano vedere al penultimo posto tra i Bond del cinema Pierce Brosnan. L'attore irlandese, infatti, è stato in sella per quattro film, tutti di successo, da Goldeneye a 007 La morte può attendere (2002), passando per 007 - Il domani non muore mai (1997) e 007 - Il mondo non basta (1999). Per Brosnan si è trattato di un appuntamento rimandato: doveva infatti sostituire Roger Moore a metà degli anni Ottanta, ma dovette rinunciare per gli impegni con la serie tv Mai dire sì. Il fatto che fosse irlandese non mancò di suscitare qualche polemica (lo chiamarono James O'Bond, ma, come vedremo, a Craig in fatto di appellativi sarebbe andata peggio). È uno dei Bond che vive uno dei cambiamenti epocali avvenuti nel corso della saga: alla fine degli anni Ottanta era caduta la Cortina di Ferro e il blocco sovietico non era più il nemico. Così, nel corso dell'era Brosnan, il nemico sarà un magnate dei media (Il domani non muore mai), un oligarca del petrolio (Il mondo non basta) e - ma solo nel prologo - la temibile Corea del Nord (La morte può attendere). I film furono un successo e nessuno ebbe nulla da dire su Brosnan, considerato un Bond credibile e con il physique du rôle, l'eleganza firmata Brioni. Il fatto è che lo 007 di Brosnan sembra avere un po' tutto, il machismo e la classicità di Connery, l'ironia di Moore, la durezza di Dalton e Craig, ma niente di davvero suo. È sempre un po' troppo rigido, pettinato, e no, non è simpatico. E le storie rimangono simili all'action spettacolare degli anni Settanta e Ottanta, senza l'upgrade necessario, che verrà fatto con il ciclo Craig. Ha però il merito di aver riportato in vita il personaggio e il franchise che erano fermi dal 1989. Anche il ciclo Brosnan anticipa qualcosa del Bond di oggi, la M di Judi Dench che ci traghetterà nell'era Craig.
4. Timothy Dalton
Se a Pierce Brosnan era capitato un cambiamento epocale come la caduta del Muro di Berlino, a Timothy Dalton è forse andata ancora peggio. Perché i suoi due film Agente 007, zona pericolo (1987) e Agente 007, Vendetta privata (in originale License To Kill, 1989) arrivano quando siamo in piena era AIDS e chiaramente un latin lover come Bond va riscritto e riadattato ai tempi. Per questo in Zona pericolo, per la prima volta, 007 è monogamo, ama una donna sola, per quanto bellissima (Maryam d'Abo). Come abbiamo scritto sopra, il gallese Timothy Dalton avrebbe dovuto sostituire Sean Connery già alla fine degli anni Sessanta, ma era troppo giovane per la parte. Arriva invece a sostituire Roger Moore, e il suo ingresso in scena cambia totalmente l'approccio al personaggio. Come detto è un Bond meno donnaiolo, più sobrio. E anche più violento. Se Zona pericolo potrebbe in fondo essere ancora un film di Roger Moore, Vendetta privata, il film più violento della serie, mostra un agente 007 che lascia l'MI6 e si lancia in una vendetta contro un narcotrafficante che gli ha ucciso un amico. È un Bond più vicino a quello immaginato da Ian Fleming, ma anche simile a quello che vedremo interpretato da Daniel Craig. I due film furono sfortunati e incassarono meno di tutti gli altri. Ma se oggi abbiamo avuto Casino Royale e Skyfall è anche merito di questi film. A proposito, in Vendetta privata c'è una scena di salvataggio aereo che Christopher Nolan ha ripreso all'inizio de Il cavaliere oscuro - Il ritorno.
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3. Roger Moore
Se a George Lazenby era stato impedito di fare qualcosa di nuovo, e gli era stato chiesto più o meno di rifare Sean Connery, non è stato così per Roger Moore, il terzo Bond della storia, il più longevo, uno dei più amati dai fan. Roger Moore, l'unico 007 inglese prima dell'arrivo di Craig, è stato Bond dal 1973, Agente 007 - Vivi e lascia morire, fino al 1985, con Agente 007, bersaglio mobile, In mezzo ecco Agente 007, l'uomo dalla pistola d'oro (1974), Agente 007, la spia che mi amava (1977), forse il più bello del ciclo, Moonraker (1979), Solo per i tuoi occhi (1981) e Octopussy (1983). Roger Moore è stato un Bond molto diverso, ironico divertente, un dandy elegante e raffinato. Moore arrivava da due personaggi storici delle serie televisive, Simon Templar e Brett Sinclair, che interpretava ne Il santo e Attenti a quei due. E nella saga di Bond ha portato molto di quell'aplomb e di quello stile. Durante sette film, Roger Moore traghetta Bond dagli anni Settanta agli anni Ottanta, da Paul McCartney (Live And Let Die) ai Duran Duran (A View To A Kill), affrontando il mondo dei vodoo come i viaggi nello spazio con un'aria imperturbabile e divertita. È divertito anche il pubblico, che ha tributato ai film di Moore un grande successo. Roger Moore è un Bond per tutti, piace ai bambini e alle nonne. Come si fa a non volergli bene?
2.Sean Connery
Il suo nome è Connery, Sean Connery. Per quarant'anni e anche più, James Bond era lui, solo lui. Gli altri erano quelli che ne avevano preso il posto. Sean Connery è stato il primo Bond, l'Agente 007 diventato subito icona. Ed è stato legato a doppia mandata al ruolo, tanto da aver scelto, a un certo punto, di lasciare il ruolo per costruirsi una carriera che andasse oltre 007. Sean Connery è la famosa frase (che da noi è arrivata grazie alla voce di Pino Locchi, il suo doppiatore di sempre) "il mio nome è Bond. James Bond". È il vodka Martini "agitato non mescolato". È lo smoking, che una volta appare anche sotto la muta da sub. Scozzese, Sean Connery prima di 007 non era nessuno: aveva fatto il lattaio, il camionista, il muratore e la guardia del corpo. Fu scelto tra mille candidati ed eccellenti rifiuti (tra cui James Mason e Cary Gant). E inanellò una serie strepitosa di successi, Agente 007, licenza di uccidere (1962), Agente 007, dalla Russia con amore (1963), Agente 007, missione Goldfinger (1964), Agente 007, operazione tuono (Operazione tuono) (1965) e Agente 007, si vive solo due volte (1967), i primi cinque film, sono quelli che hanno costruito un mito che dura ancora oggi. Proprio in quest'ultimo film, tra l'altro, compare il grande villain Ernst Stavro Blofeld (interpretato da Donald Pleasence) che ritroveremo in Spectre e No Time To Die, interpretato da Christoph Waltz. Poi, il primo, grande addio, per lasciare il posto a George Lazenby, e poi la "restaurazione" con Agente 007, una cascata di diamanti (1971). Non avrai altro Bond all'infuori di me, sembrerebbe dire Connery. E infatti chi è venuto dopo ha fatto 007 in modo diverso. Non avrai altro Bond all'infuori di me, però, è qualcosa che è durato fino all'avvento di Craig.
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1.Daniel Craig
Se a Brosnan era stato dato un nomignolo per la sua provenienza irlandese, a Daniel Craig, all'inizio, era andata peggio. Lo chiamavano James Blond, perplessi dal colore dei suoi capelli. Crediamo che, oggi, non ci sia una persona che non si sia ricreduta. Daniel Craig non solo con Casino Royale ha superato l'esame, ma è diventato immediatamente James Bond. Tanto che oggi non riusciamo a immaginare un altro Bond all'infuori di lui. Il James Bond di Daniel Craig è un uomo, un uomo che sanguina, che viene graffiato, ferito. Non solo in senso stretto, ma anche in senso metaforico, Le donne, Vesper Lynd e poi Madeleine Swann, lo fanno soffrire. Il Bond di Craig, in fondo, è figlio di quello di Al servizio segreto di sua maestà. E anche dello 007 di Vendetta privata. Ma, nel ciclo di film continuato con Quantum of Solace (2009), il capolavoro Skyfall (2012) e Spectre (2015), è stato accentuata, con i fatti e con le parole, la sua natura di assassino, e poi di "relitto" di un'epoca che non c'è più. Ecco, il Bond di Craig - il merito è di sceneggiatori, registi e tutto il team - è riuscito a traghettare una saga e un personaggio che sembravano immutabili nel tempo, nell'epoca in cui sta vivendo. Il terrorismo senza stato e senza bandiera, gli attacchi informatici, le armi chimiche e, sì, anche le minacce virali. Insieme a una crescita di un personaggio che abbiamo visto prima come un assassino, un uomo ancora rozzo, poi come una persona incontrollabile, un uomo in preda alle passioni. Poi lo abbiamo visto avvicinarsi al Bond classico, più cool, controllato, affascinante. Un Bond in cerca di se stesso è diventato un Bond stanco. E poi un uomo consapevole, anche dei suoi sentimenti e nel suo rapporto con le donne. Il suo volto scavato, nervoso, spigoloso, il suo sguardo glaciale, i suoi modi bruschi, il suo stile da macho, in qualche modo, lo avvicinano più di ogni altro a Connery. Daniel Craig oggi è il miglior Bond perché è uno 007 epocale, un Bond nuovo, un segno dei nostri tempi.