Il cinema italiano può vantare, nella sua storia, tantissimi autori fondamentali: da Federico Fellini a Sergio Leone, passando per Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Luchino Visconti, Mario Monicelli, Dino Risi e altri ancora. Insieme a quelli appena elencati, non possiamo non aggiungere un maestro della commedia, a volte divertente, altre volte amara, ma sempre arguta e ironica: Ettore Scola.
Il regista e sceneggiatore romano è stato autore di autentici capolavori, da egli stesso diretti o ai quali ha contribuito alla scrittura. Ricordiamo, tra gli altri, Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968), Il commissario Pepe (1969), Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca (1970), Brutti, sporchi e cattivi (1976), Una giornata particolare (1977), La terrazza (1980), Che ora è (1989), e potremmo proseguire ancora a lungo. Ma vi è un film, in particolare, che viene ricordato con particolare nostalgia da ogni cinefilo: è C'eravamo tanto amati, uscito nel dicembre 1974 nelle sale italiane, e che dunque raggiunge il traguardo dei cinquant'anni.
Pietra miliare del cinema italiano, C'eravamo tanto amati è il racconto di trent'anni del nostro Paese, tra il secondo dopoguerra e i primi anni Settanta. La Resistenza e i suoi valori, le speranze di libertà prima e di progresso poi, l'appartenenza politica, i dilemmi sentimentali. In quest'opera c'è tutto questo, raccontato attraverso i suoi protagonisti, interpretati da Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores, Stefania Sandrelli, Giovanna Ralli, Aldo Fabrizi, punte di diamante di un cast del quale fanno parte anche personaggi del cinema e dello spettacolo, straordinariamente incastonati nella narrazione.
Andiamo dunque a riscoprire più nel dettaglio C'eravamo tanto amati, un capolavoro attuale oggi come cinquant'anni fa. Buona lettura.
Amore e Amicizia
Roma, fine anni Quaranta. Mentre l'Italia è diventata una Repubblica e sta faticosamente cercando di ripartire dopo la guerra, tre amici partigiani hanno ripreso le loro attività dopo essersi conosciuti durante la Resistenza. Sono il romano Antonio, portantino all'ospedale e appassionato di politica; Gianni Perego, avvocato pavese adesso trasferitosi nella Capitale come assistente per uno studio importante; e Nicola Palumbo, insegnante in una scuola di Nocera Inferiore con moglie e figlio a carico, ma che lascerà per stabilirsi a sua volta a Roma in cerca di fortuna nel campo dell'editoria, dopo un diverbio con i superiori.
Un giorno, Antonio conosce per caso la bellissima Luciana, una giovanissima ragazza friulana con il sogno di diventare un'attrice. Per lui sarà amore a prima vista, mentre lei faticherà a lasciarsi andare, ancor di più quando conoscerà Gianni, con il quale avvierà una relazione. Inizialmente alle spalle di Antonio, per poi confessare tutto all'uomo, che allontanerà tanto la donna quanto il suo migliore amico dalla propria vita, ritenendosi tradito. Ma nemmeno tra Luciana e Gianni le cose andranno per il verso giusto. Perego si lascerà attrarre dall'offerta di Romolo Catenacci, costruttore "palazzinaro" nostalgico del Ventennio con denunce e cause pendenti per i suoi malaffari, e che ha più che mai bisogno di trovare un avvocato senza scrupoli pronto a difenderlo e un marito per l'ingenua figlia Elide. Luciana, invece, si consolerà fugacemente con Nicola, prima di incontrare nuovamente Antonio, che non l'ha mai dimenticata. Ma il tempo passa e le esperienze, e le delusioni, si susseguono...
L'amarezza delle disillusioni
Scritto da Ettore Scola con gli storici sceneggiatori Age (Agenore Incrocci) e (Furio) Scarpelli, C'eravamo tanto amati racconta moltissimo dell'Italia del secondo Novecento. E, di conseguenza, degli italiani che l'hanno vissuta.
Finiti la Seconda Guerra Mondiale e la dittatura fascista, il Paese iniziò ad affrontare la ricostruzione con coraggio e determinazione. In questo contesto si muovono tutti i personaggi del film, ma ciascuno di essi in particolari ambiti sociali. Tra tutti loro, il più speranzoso in un futuro migliore, ma soprattutto diverso, è probabilmente Antonio, anche in virtù della sua militanza politica a sinistra. Anche Gianni non è indifferente a quello che gli accade intorno, ma rispetto all'amico è decisamente meno idealista, quanto più materialista. Nicola è invece l'intellettuale dei tre: troppo ambizioso per restare confinato nella reazionaria provincia del dopoguerra, ma esageratamente ottuso nel non volersi adattare a una realtà dove il compromesso è più raggiungibile del mondo da egli stesso idealizzato.
A distanza di quasi trent'anni, tutti e tre i vecchi amici - nel frattempo separatisi dopo aver litigato, ma destinati a ritrovarsi - comprenderanno come il futuro che immaginavano e li attendeva sia ormai passato, e tra le loro mani siano rimasti soprattutto rimpianti e occasioni perdute, perché i propositi che avevano da giovani non si sono realizzati e nulla, o quasi, è andato come effettivamente avrebbero desiderato. Anche se Antonio, dopo una lunga rincorsa, riuscirà a suggellare il sogno d'amore che aveva da sempre coltivato...
Un Paese e le sue contraddizioni
A ben guardare, fra i tre amici, Gianni si è certamente realizzato sul piano professionale, ben oltre ogni aspettativa, a differenza di quando sia accaduto ad Antonio e Nicola. Eppure, nemmeno Perego può ritenersi soddisfatto della propria esistenza, essendo circondato soltanto di aridi rapporti familiari e ritrovandosi solo e invecchiato, senza quasi accorgersene.
Antonio, Gianni e Nicola sono la rappresentazione di un'intera generazione che Scola, Age & Scarpelli hanno tratteggiato. La loro stessa generazione, peraltro, anche se il regista nel 1974 era appena quarantatreenne, a differenza dei due sceneggiatori e dei tre personaggi protagonisti del film. Eppure, Scola aveva perfettamente compreso la disillusione che moltissime persone avevano vissuto, e che nel film emerge con forza, insieme alle classiche contraddizioni della storia repubblicana italiana. Le promesse che la politica aveva fatto a chi usciva dalla guerra non erano state mantenute; e quei giovani determinati e ottimisti non avevano avuto la forza per portare a termine il percorso che avevano intrapreso, perché gli è stato impedito o perché, piuttosto, si sono accontentati della strada più immediata per raggiungere i propri obiettivi.
Gli ideali hanno fatto posto al rammarico di non essere riusciti a rendere il mondo un posto migliore, anche perché il nostro Paese e i suoi atavici problemi non hanno mai intercettato fino in fondo il vento del cambiamento, ripetendo continuamente gli stessi errori e sprecando tantissime occasioni. Ma non è forse quello che sta accadendo pure oggi, a distanza di cinquant'anni?
C'eravamo tanto amati è certamente una commedia drammatica, ma nel film non mancano i momenti divertenti e le battute formidabili, con dialoghi entrati nell'immaginario collettivo. Ma non si può comunque negare come l'amarezza sullo sfondo prenda il sopravvento in più momenti, invitando a riflettere, tra una lacrima e una risata.
Un cast inarrivabile
Un'altra peculiarità di C'eravamo tanto amati è ovviamente rappresentata dal cast artistico. Li abbiamo menzionati in apertura: Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores sono Antonio, Gianni e Nicola; Stefania Sandrelli è Luciana; Giovanna Ralli è Elide, mentre Aldo Fabrizi interpreta suo padre Romolo Catenacci. Tutti loro offrono straordinarie prove attoriali. Manfredi, Gassman e Fabrizi sono dei mostri sacri del cinema italiano, e ciascuno di loro ne ha fatto la storia. Quello di Antonio, in particolare, è uno dei personaggi più amati della carriera di Nino.
Satta Flores era già attivo dagli anni Sessanta e aveva preso parte a film molto importanti, ma fu certamente il personaggio del professor Palumbo a dargli una notorietà mai raggiunta in precedenza, ed a spalancargli le porte per ulteriori ruoli fino alla prematura scomparsa. Oltre a recitare al cinema, in teatro e in televisione, era anche doppiatore, e oggi lo ricordiamo soprattutto per aver dato la voce, nella versione italiana, ad Harrison Ford/Han Solo nella trilogia classica di Star Wars.
I due personaggi femminili principali di C'eravamo tanto amati rappresentano, però, la chiave di lettura della pellicola. La Luciana di Stefania Sandrelli è la ragazza che tutti e tre gli amici amano, ciascuno in periodi differenti, ma è certamente il rapporto con Antonio quello più significativo, sebbene forse con Gianni l'amore sia stato più intenso, seppur breve. Luciana deve a sua volta rassegnarsi di non aver raggiunto le proprie aspirazioni di attrice, ma troverà la felicità nelle piccole cose, e la delicatezza che la splendida Sandrelli le dona racconta tutto questo perfettamente.
La Elide di Giovanna Ralli è invece il personaggio più complesso e affascinante del film. Inizialmente di semplici vedute e intrupponcella (come la definisce suo padre), addirittura appena in grado di scrivere, accanto a Gianni avrà un'evoluzione molto profonda, tanto da interessarsi alla letteratura, all'arte e alla psicologia. Comprenderà meglio sé stessa e la realtà circostante ma, per lei, non riuscire a farsi amare da Gianni sarà la più grande sofferenza, tanto da rinchiudersi nell'incomunicabilità (citazione al cinema di Antonioni, ndr). L'interpretazione della Ralli è una delle più belle, se non forse la più importante, nella lunga carriera della meravigliosa attrice romana.
La tecnica e la musica di C'eravamo tanto amati
L'illuminata regia di Ettore Scola - come di consueto nel percorso artistico del compianto autore romano - in C'eravamo tanto amati si caratterizza per alcune particolarità. Infatti, i personaggi spesso si rivolgono direttamente al pubblico, tanto con la voce fuori campo che puntando lo sguardo nella macchina da presa, di fatto "rompendo" la quarta parete, anche se in maniera accennata e mai troppo evidente. Inoltre, attraverso la fotografia di Claudio Cirillo, il film ha una prima parte in bianco e nero (quando i fatti si svolgono tra il dopoguerra e i primi anni Cinquanta), e una seconda a colori (quando la narrazione riparte da fine anni Cinquanta fino agli anni Settanta). Una scelta raffinata di Scola, che del resto è stato un maestro nella ricercatezza della forma cinematografica.
In C'eravamo tanto amati, come accennavamo in precedenza, appaiono inoltre alcuni celebri personaggi dello spettacolo italiano, tutti nella parte di sé stessi. Tra di loro vi sono Vittorio De Sica, cui il film è dedicato (il regista e attore scomparve poco prima dell'uscita dell'opera) e che, con il suo Ladri di biciclette, riveste un ruolo fondamentale nel film; Mike Bongiorno, il famoso conduttore televisivo che qui ritornò ai tempi del Lascia o Raddoppia?; e infine Federico Fellini e Marcello Mastroianni, entrambi molto amici di Scola, immaginati nuovamente sul set de La dolce vita.
Non possiamo infine non soffermarci sulla colonna sonora di C'eravamo tanto amati. Avrete già notato nel corso dell'articolo il suggerimento d'ascolto di alcuni brani: tutti sono firmati da Armando Trovajoli, musicista di riferimento di Scola e uno tra i più importanti compositori del cinema italiano. La soundtrack del film propone temi dedicati ai personaggi di Luciana e Elide e ai tre amici protagonisti, con riferimenti ai giorni della Resistenza ed a quelli vissuti tra le vie di Roma. L'intera colonna sonora ha un tono nostalgico e agrodolce, e rappresenta note indimenticabili nella carriera di Trovajoli.
C'eravamo tanto amati è un manifesto generazionale di un'Italia che moltissime persone hanno sognato e non hanno realizzato appieno. Ma, come tutti i film senza tempo, racconta tanto anche del Paese che è diventato adesso.