Nel 1998, ormai quasi vent'anni fa, il mondo si accorgeva per la prima volta di lei. All'epoca Catherine Élise Blanchett, meglio conosciuta come Cate Blanchett, nata in un sobborgo di Melbourne da madre australiana e padre texano (ma con un albero genealogico che affonda le radici in terra francese e britannica), era un'attrice di poco meno di trent'anni, la cui bellezza diafana, l'innata eleganza e l'intensa espressività le avevano permesso di ottenere, a dispetto della sua nazionalità, il ruolo della più celebre monarca inglese in Elizabeth.
Fino a quel momento, la Blanchett poteva vantare nel curriculum soltanto una parte secondaria nel dramma Paradise Road, accanto a Glenn Close, e un unico ruolo da co-protagonista con Ralph Fiennes in Oscar e Lucinda, produzione australiana di discreto successo in patria; in compenso la lunga esperienza in palcoscenico, da Euripide a William Shakespeare ad Anton Cechov, aveva già contribuito a forgiare un talento che, da lì a breve, sarebbe stato riconosciuto a livello internazionale.
Una Regina venuta dall'Australia
Perché Cate Blanchett sarebbe potuta rimanere una 'meteora' legata alla sua acclamata interpretazione in Elizabeth: invece, il fortunatissimo dramma storico su Elisabetta I non sarebbe stato che il primo passo di una carriera cinematografica fra le più variegate, ricche e interessanti degli ultimi due decenni. Capace di far notare la sua presenza anche solo con pochi minuti in scena e appena una manciata di battute ne Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella, così come di incarnare una Galadriel a dir poco perfetta nella saga de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, dove compariva nelle sembianze della Signora degli elfi di Lothlórien, la bionda Cate ci ha dimostrato, anno dopo anno, di essere un'attrice a dir poco sorprendente, rivelando via via nuovi aspetti della sua arte recitativa. E oggi, questa splendida quarantaseienne con il fascino aristocratico di una diva d'altri tempi, ma dotata di una grinta quanto mai moderna (memorabile la sua apologia sull'importanza dei ruoli femminili al cinema alla cerimonia degli Academy Award di due anni fa), è una primadonna del grande schermo con due Oscar in bacheca e una filmografia di qualità impressionante.
Il 2015 appena trascorso, in particolare, è stato un anno da incorniciare per Cate: dal ruolo della matrigna Lady Tremaine nel sontuoso Cenerentola di Kenneth Branagh (in cui sfoggiava i meravigliosi costumi di Sandy Powell) a quello in Knight of Cups di Terrence Malick; dal ritorno sul palcosenico di Sydney con uno dei suoi primi amori, Cechov, alla settima nomination all'Oscar grazie al personaggio del titolo nel melodramma gay Carol di Todd Haynes, che in terra natia le è valso fra l'altro l'Australian Academy Award come miglior attrice.
Mentre da giovedì, dopo gli applausi raccolti al Toronto International Film Festival e alla Festa Internazionale del Film di Roma, arriva nelle sale Truth - Il prezzo della verità, il dramma giornalistico di James Vanderbilt che la vede recitare al fianco di Robert Redford. L'ennesima performance magistrale di un'attrice inestimabile, che oggi vogliamo celebrare proponendovi una classifica di dieci ruoli memorabili nella galleria dei suoi personaggi; più che sicuri, naturalmente, che entro qualche anno avremo diversi altri titoli da aggiungere all'elenco...
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10. Il curioso caso di Benjamin Button
Una storia d'amore impegnata a sfidare le leggi del tempo, ma soprattutto la sorte beffarda che contraddistingue la parabola del personaggio del titolo. Ne Il curioso caso di Benjamin Button, kolossal romantico diretto nel 2008 da David Fincher a partire da un racconto di Francis Scott Fitzgerald, il paradosso temporale al cuore della vicenda - un percorso esistenziale 'inverso' rispetto alla norma - non è che un pretesto narrativo per esprimere la natura fugace della felicità. E questa felicità, nel film di Fincher, è sintetizzata dalla passione amorosa fra Benjamin Button (Brad Pitt) e Daisy Fuller, che ha la grazia ineffabile di Cate Blanchett: una passione inseguita per tutta una vita, ma destinata a consumarsi solo per una breve, preziosissima parentesi. Accolta da un enorme successo di pubblico e ricompensata con tre Oscar, questa pellicola ambiziosa, nonché piuttosto atipica nell'itinerario di Fincher, trova uno dei suoi maggiori punti di forza proprio nel carisma della coppia di protagonisti.
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9. Veronica Guerin - Il prezzo del coraggio
Accolto senza troppo entusiasmo all'epoca della sua uscita, Veronica Guerin, opera di impegno civile diretta da Joel Schumacher, probabilmente non sarà fra i titoli più illustri nella carriera di Cate Blanchett, ma in compenso nel 2003 ha contribuito a ricordare alla critica e agli spettatori il talento della star di Elizabeth, in grado di reggere sulle proprie spalle il peso di un'intera pellicola con una performance di notevole pathos. Altro esempio di dramma giornalistico basato su fatti reali, il film di Schumacher ricostruisce la reale vicenda di Veronica Guerin, coraggiosa cronista irlandese che nei propri articoli denunciò gli oscuri retroscena del traffico di droga nell'area di Dublino, arrivando a mettere a rischio la sua stessa incolumità.
8. Bandits
Sebbene Cate Blanchett costituisca essenzialmente un purissimo talento drammatico, la star australiana possiede anche un potenziale assai poco sfruttato come attrice brillante: e lei stessa ne ha dato prova nel 2001, quando si è cimentata, occasione più unica che rara, con il registro della commedia in Bandits, per la regia di Barry Levinson. Nel film, Bruce Willis e Billy Bob Thornton interpretano una coppia di ex galeotti specializzati in rapine alle banche secondo una tecnica collaudata a puntino; a incrinare però l'armonia fra i due uomini sarà l'incontro/scontro inaspettato con Kate Wheeler (Cate Blanchett), casalinga frustrata e moglie in crisi, che li coinvolgerà in un bizzarro triangolo amoroso. La Blanchett, nei panni di una donna sull'orlo di una crisi di nervi, dà vita a una prova trascinante, divertente ma sempre ben calibrata: perfino quando si scatena in cucina sulle note di Holding Out for a Hero di Bonnie Tyler o quando si esibisce nello struggente evergreen Total Eclipse of the Heart.
7. Diario di uno scandalo
Un film che costituisce un formidabile duetto fra due delle più dotate interpreti delle rispettive generazioni: in Diario di uno scandalo, diretto nel 2006 da Richard Eyre sulla base di un romanzo di Zoë Heller, Cate Blanchett presta il volto a Sheba Hart, insegnante di arte in una scuola statale in un sobborgo proletario di Londra, mentre Judi Dench è Barbara Covett, professoressa di storia severa, autoritaria e con una vena di sociopatia, la quale stabilisce con la collega più giovane un rapporto di complicità e quasi di amicizia. Tuttavia le attenzioni di Barbara per Sheba si fanno sempre più pressanti, e nel frattempo quest'ultima inizia una relazione clandestina con un suo studente di quindici anni. Il carattere scabroso del soggetto (la pederastia di Sheba, l'attrazione di Barbara che si trasforma in ossessione possessiva) e le ambiguità psicologiche nelle relazioni fra i personaggi offrono alle due comprimarie un ottimo materiale su cui lavorare: la Blanchett, in particolare, mette in luce sia il carisma che la fragilità di questa trasgressiva madre di famiglia, tanto da essersi guadagnata la nomination all'Oscar come miglior attrice non protagonista (con la Dench in lizza invece fra le protagoniste).
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6. The Aviator
Confrontarsi con un'icona: una delle imprese più rischiose che un attore o un'attrice possano sostenere. E in The Aviator, il kolossal in costume dedicato nel 2004 da Martin Scorsese alla vita e alle passioni del milionario Howard Hughes, Cate Blanchett si cimenta con il ritratto di una delle massime icone cinematografiche di ogni tempo: la leggendaria Katharine Hepburn, che per un breve periodo, nella seconda metà degli anni Trenta, fu l'amante di Hughes, al quale sarebbe rimasta legata da un affetto sincero anche in seguito. Al fianco del magnate affascinante e paranoico interpretato da Leonardo DiCaprio, Cate restituisce l'immagine vivace, sofisticata e anticonformista della Hepburn: un'antidiva con la battuta sempre pronta, che non si faceva problemi a indossare giacche e pantaloni, ma soprattutto una donna orgogliosa e indipendente. Per la sua performance, la Blanchett ha conquistato il premio Oscar come miglior attrice non protagonista (una delle cinque statuette attribuite al film di Scorsese), il BAFTA Award e lo Screen Actors Guild Award.
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5. Io non sono qui
È senza dubbio la 'trasformazione' più azzardata e spiazzante nella filmografia di Cate Blanchett, e in effetti solo un regista coraggioso come Todd Haynes avrebbe potuto pensare alla bionda musa Cate per una scelta di casting quanto mai atipica. Nel caleidoscopico Io non sono qui, al contempo biografia, rievocazione e omaggio al mitico Bob Dylan, la Blanchett ci presenta infatti una delle incarnazioni dell'ex menestrello del folk, che con l'album Highway 61 Revisited stupì pubblico e stampa con la sua "svolta elettrica": Jude Quinn, scostante divo del rock al centro di una delle storie parallele all'interno del film, messa in scena in un bianco e nero che richiama il cinema d'autore degli anni Sessanta. Folta massa di riccioli ribelli, viso spigoloso, occhiali scuri e una sigaretta perennemente sospesa fra le labbra, la Blanchett riproduce gestualità e voce del giovane Dylan con mimetismo impressionante: la sua performance in Io non sono qui le è valsa la Coppa Volpi al Festival di Venezia 2007, il Golden Globe come miglior attrice non protagonista e la nomination all'Oscar.
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4. Truth - Il prezzo della verità
In quel 2015 che l'ha vista ancora una volta raccogliere applausi e riconoscimenti, Cate Blanchett si è fatta apprezzare anche per il suo ruolo da protagonista assoluta nel lungometraggio d'esordio di James Vanderbilt, teso e vibrante docu-film sui dilemmi etici del giornalismo e sul braccio di ferro tra l'informazione e i "poteri forti". In Truth, l'attrice australiana veste i panni di Mary Mapes, produttrice del notiziario nazionale della CBS, coinvolta insieme al suo team di giornalisti e all'anchor-man Dan Rather (Robert Redford) in uno scandalo mediatico legato a presunti documenti sul servizio militare del Presidente George W. Bush. La Blanchett sfodera qui una delle sue prove più intense e trasmette impeccabilmente la determinazione e la gravitas della Mapes, impegnata ad affrontare il momento più duro di tutta la sua carriera.
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3. Elizabeth
Come dicevamo in apertura, quello di Elisabetta I, sovrana d'Inghilterra fra il 1558 e il 1603, è il ruolo che ha svelato al mondo il talento di questa attrice australiana semi-sconosciuta, segnando l'inizio di una carriera che, da allora, sarebbe proseguita in costante ascesa. Diretto dal regista indiano Shekhar Kapur, Elizabeth è stato uno dei film più apprezzati del 1998: un'opera storica con il ritmo, la tensione e le atmosfere tenebrose di un dramma del potere shakespeariano, dominata dalla presenza scenica di una Cate Blanchett capace di esprimere la forza d'animo, l'insicurezza e la sommessa sensualità della futura Regina Vergine. Per Elizabeth, la Blanchett ha ricevuto il Golden Globe e il BAFTA Award come miglior attrice, nonché la sua prima nomination all'Oscar (la statuetta sarebbe però stata assegnata a Gwyneth Paltrow per un altro film in costume ambientato in età elisabettiana, Shakespeare in Love). Nel 2007 Cate sarebbe tornata a indossare la corona di Elisabetta nel sequel Elizabeth: The Golden Age, diventando la prima interprete femminile ad aver conseguito due candidature all'Oscar interpretando lo stesso personaggio.
2. Carol
Dal primo istante in cui lo sguardo di Therese Belivet (Rooney Mara) si posa sulla figura di Carol Aird (Cate Blanchett), la macchina da presa di Todd Haynes diventa il veicolo della grazia e del fascino sprigionati dalla protagonista del film: al tempo stesso una visione angelica, un oggetto del desiderio da contemplare con reverente estasi, ma anche - come scopriremo poco più tardi - una donna in carne e ossa appartenente a uno specifico contesto sociale (l'alta borghesia americana degli anni Cinquanta) e con un background in cui non mancano rimpianti e sofferenza. In Carol, stupefacente capolavoro del 2015 di Haynes, tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, Cate regala un'interpretazione magnificamente sotto le righe, ma attraverso cui trapelano un'emozione, una potenza, una carica erotica che lasciano ammaliati, e si è meritata un'altra nomination all'Oscar come miglior attrice.
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1. Blue Jasmine
Se Carol si attesta probabilmente come il miglior film nella carriera di Cate Blanchett, la sua interpretazione più alta, magnetica e struggente a nostro avviso non può che essere quella nella parte di Jasmine Francis, raffinata socialite della borghesia imprenditoriale di Manhattan, caduta in disgrazia in seguito alla bancarotta del marito Hal (Alec Baldwin) e costretta a tornare a San Francisco, ospite della sorella proletaria Ginger (Sally Hawkins). In Blue Jasmine, dramma con venature ironiche firmato da Woody Allen nel 2013, Cate presta il volto a una sorta di rivisitazione della Blanche DuBois di Un tram che si chiama Desiderio: una donna in cui l'orgoglio, l'atteggiamento snobistico e la nevrosi incalzante sfociano ben presto in una crudele autoillusione, che porterà Jasmine a perdere sempre più il contatto con la realtà. Un film, Blue Jasmine, che è in primo luogo un tour de force attoriale da standing ovation: che si tratti di dar sfogo alla propria isteria o di rifugiarsi in un delirio senza uscita, la Blanchett riesce sempre a trasmetterci l'umanità dilaniata di un personaggio in apparenza sgradevole, ma verso il quale è impossibile non provare empatia. E il consenso, ovviamente, è stato unanime, tanto da farle vincere il premio Oscar come miglior attrice, il Golden Globe, il BAFTA Award e lo Screen Actors Guild Award.
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