Orami abbiamo perso il conto. Non sappiamo più che giorno sia. Immersi in una realtà sfocata, tra attese e file infinite, in preda al sonno e alla fame (ma un punto ristoro, che sia uno, all'interno del Palais, non sarebbe il caso di aprirlo?), proseguiamo la nostra folle corsa. Il Concorso ufficiale finalmente sta iniziando a strutturarsi, e di certo non mancano le star. Anzi, sono pure troppe: il red carpet di Asteroid City sembrava Bernalda (Basilicata) a luglio, quando l'albero di Francis Ford Coppola apre le porte ai fedelissimi di Wes Anderson. C'erano tutti. Da Maya Hawke a Bryan Cranston fino a Tom Hanks, Scarlett Johansson e Steve Carell.
Peccato che il film abbia ritagliato per loro solo lo spazio di qualche scena, nello stile corale di Wes Anderson. Uno stile che si può amare, quanto detestare (e qui a Cannes non stanno mancando i mugugni, ritenendolo pigro nella sua asfissiante estetica). Ma se Hollywood incanta (solo?) i fotografi e i fan in cerca di un selfie impossibile, finalmente anche noi ci sentiamo un po' a casa. Aprendo letteralmente una breccia (non solo quella di Porta Pia), Marco Bellocchio irrompe sulla Croisette con un altro masterpiece, Rapito.
La breccia di Cannes 2023
Applausi insistenti e sentiti, per un film che porta alla luce la storia vera del ragazzino ebreo Edgardo Mortara, rapito e plagiato nel 1858 dal Papa Re Pio IX (assurdamente beatificato), in quanto battezzato (di nascosto) e dunque "appartenete" alla Santa Romana Chiesa. A proposito: "Ho chiesto a Papa Francesco di vedere il film, ma non mi ha ancora risposto", ha dichiarato il regista. Senza troppo essere di parte, Rapito è fin ora uno dei migliori film di Cannes 2023. E il merito è anche dello strepitoso cast: se Paolo Pierobon è un terrificante e folgorante Pio IX, Rapito di Bellocchio è un'importante opportunità internazionale per due tra i migliori interpreti del nostro cinema: Barbara Ronchi (che ha vinto il meritato David come Miglior Attrice per Settembre) e Fausto Russo Alesi (in verità il suo debutto mondiale lo ha già avuto lo scorso anno con _Esterno Notte, sempre a Cannes, sempre Bellocchio).
E no, il campanilismo non c'entra, anzi: è oggettivo scrivere che le loro performance sono tra le più forti viste a Cannes. Attori raffinati, misurati, intelligenti. L'applicazione di un film costruito sulle loro sfumature, fisiche e vocali. Applicazione e talento, lontano dagli schemi dello showbiz, e invece vicino alla purezza artistica divincolata dalla mera apparenza scenica.
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Talento e intelligenza
Infatti, Marco Bellocchio li ha voluti per i ruoli nevralgici del film, interpretando i genitori di Edgardo. Ebrei bolognesi, sono la resistenza verso il potere, sono la perseveranza che insegue la giustizia. Giustizia negata dallo Stato Pontificio, colpevole di avere inquisito e confiscato i bambini ritenuti cattolici. Due ruoli pazzeschi, due interpretazioni pazzesche (ve lo diciamo, ci sono almeno due o tre momenti di altissima classe), che potrebbero (almeno secondo noi) puntare a qualche premio. "C'è una tragedia inequivocabile vissuta dalla famiglia. Dovevamo comprendere cosa è stato per loro questo terribile abuso di potere. Il film parla anche di confronto, e di conflitto", ci ha raccontato Fausto Russo Alesi.
"Tra le mille qualità che ha Bellocchio, c'è la forza immaginifica" dichiara invece Barbara Ronchi. "Ha un legame profondo con il mondo onirico, comprendendo tanti personaggi differenti. Lui entra in empatia. E non da mai un giudizio, ma apre alle domande. Ha la libertà di immaginare le cose. È una grande lezione". E in questo senso, il fattore festival si trasforma in una vetrina aperta sul mondo, capace di illuminare ed esaltare la vera essenza e il vero talento. E non solo le smorfie di qualche impigrito divo di Hollywood.