Settimo giorno di questo 60° Festival de Cannes e impazzano i sondaggi, le scommesse o la più semplice curiosità su quali film potrebbero attualmente giocarsi la Palma d'oro. Fermo restando che in un festival le previsioni lasciano sempre il tempo che trovano poiché il verdetto è affidato esclusivamente alle nove personalità che compongono la giuria internazionale (che, ricordiamo, è presieduta dal regista Stephen Frears) e non alla maggioranza de pareri, con la chiara conseguenza che i premiati potrebbero tranquillamente non coincidere con i gusti della critica, c'è da dire che l'alta qualità media dei film in concorso sta rendendo questo tipo di calcoli molto più complessi, perché non passa un giorno in cui effettivamente non si aggiunga qualche film alla lista dei potenziali contendenti.
Ieri per esempio è stata la giornata de Le scaphandre et le papillon, terza opera del regista Julian Schnabel che racconta della storia tragica del giornalista Jean-Dominique Bauby, rimasto paralizzato completamente ad eccezione dell'occhio sinistro. Molti gli applausi a fine proiezione per questa storia toccante ma anche visivamente e narrativamente affascinante. Sarebbe azzardato considerare in corsa il film di Tarantino, divertente ma difficilmente appetibile per una giuria così variegata, mentre due giorni fa si è inserito prepotentemente in lizza il Paranoid Park di Gus Van Sant che pur avendo parzialmente diviso la critica potrebbe sicuramente incontrare il favore di Frears e soci.
Ci sono invece due film che già da giorni sono in cima alle liste di preferenza di quasi tutti i presenti: il rumeno 4 months, 3 weeks and 2 days di Cristian Mungiu e lo statunitense No Country for Old Men, ritorno al grande cinema da parte dei fratelli Coen. Per entrambi i film, in realtà, i premi potrebbero essere molteplici: dalla più prestigiosa palma per il miglior film alla regia, dalla sceneggiatura agli attori; come protagonista femminile per la straordinaria e naturalissima Anamaria Marinca o come miglior inteprete maschile per Javier Bardem che nel film dei Coen è un temibilissimo ma anche affascinante e divertente killer decisamente fuori dal comune.
A seguire potrebbe esserci Zodiac di David Fincher, non troppo fortunato al botteghino USA ma comunque molto amato sia dalla critica d'oltreoceano che da quella di stanza qui sulla Croisette; in più la presenza di ben tre attori di rilievo e qualità (Jake Gyllenhaal, Mark Ruffalo e Robert Downey Jr.) potrebbe far ben sperare sempre per il premio agli attori. Ovviamente la lista potrebbe tranquillamente non terminare qui, ma andremmo a finire nel limbo dei film che non hanno ricevuto consensi universali e quindi ancora più difficili da decifrare, certo è che grandi nomi come Wong Kar-Wai, Kim Ki-Duk o Andrei Zvyagintsev, a giudicare dalla tiepida accoglienza, difficilmente potranno rientrare in gioco per i premi che contano.
Non dimentichiamoci però di coloro che ancora devono affacciarsi al Festival e stiamo parlando di personalità del calibro di Fatih Akin, Lee Chang-dong, Aleksandr Sokurov e ovviamente Emir Kusturica, questo senza ovviamente contare autori meno noti o più imprevedibili. La sfida è ancora apertissima, e quindi ben vengano tutti gli altri film, soprattutto se di buon livello.