Brutta cosa, la guerra. Sempre e comunque, indipendentemente dalle epoche e i luoghi in cui si sono verificate, che siano quelle più fredde e tecnologiche di oggi o quelle più sanguinose e brutali del passato. In Campo di battaglia, Gianni Amelio si concentra sulla Prima Guerra Mondiale, sui suoi orrori che sono sia fisici che umani, affidandosi a una coppia di attori di talento per usare i due punti di vista diversi dei loro rispettivi personaggi. In concorso all'edizione numero 81 della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è un film non perfetto, ma che sa mostrare l'umanità ferita che racconta e gli orrori che ruotarono attorno al primo conflitto mondiale.
Dietro le quinte del campo di battaglia
Una guerra non si combatte solo in trincea, ma su più fronti. Uno di questi è rappresentato dagli ospedali in cui i feriti in battaglia vengono raccolti, curati, valutati nell'ottica di rispedirli o meno sul campo. Da qui parte Campo di battaglia, mostrandoci il lavoro di due medici che si occupano dei feriti in arrivo verso il finire della Prima Guerra Mondiale. Sono Stefano e Giulio, amici d'infanzia ma con un approccio differente al lavoro: il primo è di provenienza altoborghese e si pone in modo rigido nei confronti degli autolesionisti che farebbero di tutto per non tornare al fronte; il secondo è invece più comprensivo verso questi individui feriti nel corpo e soprattutto nello spirito, si sente in difficoltà alla vista del sangue e preferirebbe un lavoro più basato sulla ricerca.
Il loro lavoro è segnato da alcuni pazienti che peggiorano misteriosamente, facendo sorgere il sospetto di un sabotaggio anche attira l'attenzione anche dell'infermiera Anna. L'attitudine di Giulio per la ricerca, intanto, diventa più preponderante quando sul fronte si inizia a diffondere un'infezione che inizia a uccidere quanto, se non più, delle armi del nemico e che comincia a diffondersi anche tra i civili suscitando notevole preoccupazione.
Curare un'umanità ferita
Come ci si occupa dei feriti di guerra? Ci si preoccupa solo delle lesioni dei loro corpi, rispedendoli al fronte non appena minimamente abili al conflitto? O è necessario guardare gli individui sotto quelle ferite, agli spiriti ugualmente segnati dagli orrori della battaglia? Diversi approcci e punti di vista che Gianni Amelio mette in scena nella prima parte di Campo di battaglia, che ci accoglie in questo contesto di guerra senza la guerra vera e propria, che pianta semi per ragionamenti interessanti e preziosi.
Li lascia però parzialmente incompiuti, virando bruscamente nella seconda parte del film, rendendolo qualcosa di diverso. Ugualmente interessante, ma spostando l'attenzione su temi diversi, dando la sensazione di due progetti differenti fusi insieme sfruttando la contiguità temporale e sovrapposizione dei temi trattati, senza un adeguato lavoro di scrittura per renderne fluido e funzionale il passaggio.
Due anime di valore
È un peccato perché entrambe le metà di Campo di battaglia hanno dignità, valore e merito. Entrambe raccontano un momento importante della storia e sarebbero potute essere sviluppate in progetti autonomi dando maggior respiro al racconto. Un peccato perché due film potenzialmente solidi e potenti convergono in un racconto che così com'è risulta imperfetto. Un peccato perché ci troviamo davanti a un'altra prova di valore di Alessandro Borghi e Gabriel Montesi (un protagonista del nostro cinema che meriterebbe maggior visibilità e fortuna presso il grande pubblico), che tratteggiano i due colleghi e amici con misura e profondità, oltre a una regia solida che sa creare e sostenere le diverse e contrapposte atmosfere delle due porzioni di storia.
Conclusioni
Campo di battagli di Gianni Amelio non è un film perfetto, fatto com’è di due metà ugualmente interessanti, ma con il passaggio da una all’altra troppo brusco. Due metà che avrebbero funzionato singolarmente come progetti autonomi, ma che faticano a coesistere per come la transizione da una all’altra è stata gestita in scrittura. Funzionano però i due protagonisti, Alessandro Borghi e Gabriel Montesi, così come la messa in scena di Gianni Amelio, che cura adeguatamente entrambe le anime del suo film, trasportando lo spettatore nel contesto drammatico che viene raccontato.
Perché ci piace
- Alessandro Borghi e Gabriel Montesi, entrambi funzionali al racconto e in grado di tratteggiare i rispettivi personaggi.
- Il modo in cui il dramma della guerra e le ferite che lascia sono raccontate.
- Le due anime del film, entrambe interessanti...
Cosa non va
- ... ma messe insieme in modo troppo drastico in fase di scrittura.
- Il suddetto passaggio repentino fa sì che entrambe le anime del film risentano di una mancanza di approfondimento.