Testa rasata, baffi, occhiali da vista e un cappello nero: grazie a Walter White, protagonista di Breaking Bad, e al suo alter ego criminale Heisenberg, Bryan Cranston è diventato un'icona, nel vero senso della parola, il disegno stilizzato in bianco e nero che ritrae il suo personaggio è infatti ormai un simbolo inconfondibile, stampato su migliaia di magliette e riprodotto su gadget di ogni forma e utilizzo. Un successo planetario quello della serie creata da Vince Gilligan, che ha portato l'attore a vincere quattro Emmy Awards, un Golden Globe, due Critics' Choice Television Awards, quattro Satellite Awards e tre Screen Actors Guild Awards, facendo di Cranston un degli attori televisivi più premiati in assoluto.
Un successo ormai consolidato, arrivato però tardi, a cinquant'anni, a coronamento di una carriera lunga e faticosa, costruita sulla pazienta e sulla coltivazione maniacale del talento. Non aiutato da un fisico aitante o da una faccia particolarmente memorabile, Cranston ha lavorato sodo per diventare un ottimo interprete, affinando voce ed espressività, partecipando ai progetti più diversi e, parole sue, scegliendo i suoi ruoli sempre secondo passione più che per soldi, anche quando non se la passava bene economicamente.
Dopo tanta televisione, pellicole in cui ha ruoli secondari, ma dirette da grandi registi, e performance teatrali, a 59 anni Bryan Cranston ha ottenuto la sua prima nomination all'Oscar grazie all'interpretazione di Dalton Trumbo, sceneggiatore leggendario di Hollywood, autore di capolavori come Vacanze romane e Spartacus, ostracizzato dal sistema e incarcerato nel 1950, per le sue convinzioni politiche, dalla Commissione per attività anti-americane, che condannò diversi professionisti del settore perché iscritti o simpatizzanti del Partito Comunista, nel film L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo. Il suo Trumbo, scontroso e orgoglioso, geniale e devoto alla scrittura, è stato uno dei rivali più temibili di Hugh Glass, il protagonista di Revenant - Redivivo interpretato da Leonardo DiCaprio, agli 88esimi Academy Awards; anche se la statuetta è andata proprio a DiCaprio, soprattutto per la sua impressionante prova fisica, l'interpretazione di Cranston non è da meno, giocata tutta sull'impostazione della voce e su sguardi che dicono più di mille parole.
La recitazione nel sangue e i semi di Walter White
Nato il 7 marzo 1956 a Los Angeles, Cranston, di origini irlandesi e tedesche, ha l'arte nel sangue, essendo nato, secondogenito di tre figli, da Joseph Louis "Joe" Cranston, attore e pugile, e Audrey Peggy Sell, attrice radiofonica. La passione per la recitazione fu a lungo un cruccio per Cranston, visto che suo padre, a causa delle scarse disponibilità economiche, finì per abbandonare la famiglia quando Bryan aveva solo 11 anni, lasciando i figli e la moglie alle cure dei nonni, che vivevano in una fattoria allevando pollame.
Diplomatosi al liceo di Canoga Park, Cranston era uno dei membri del club di chimica della scuola, una coincidenza curiosa per il futuro interprete di Walter White. E non è finita qui: a 22 anni l'attore si mise sulle tracce del padre, riallacciando i rapporti, durati fino alla morte del genitore, avvenuta nel 2014. L'attore ha rivelato che per interpretare il protagonista di Breaking Bad si è ispirato proprio al padre, copiando la sua postura ingobbita e la sua espressione amareggiata, propria di un uomo che porta tutto il peso del mondo sulle spalle.
Nel frattempo Cranston aveva messo in cantiere una laurea in scienze politiche e un lavoro come ministro presso la chiesa Universal Life, dove celebrava matrimoni per 150 dollari, relegando la sua passione per il teatro ad attività secondaria, calcando i primi passi su un palco presso il Granada Theatre.
L'uomo delle serie tv e il successo di Malcom
Vincendo la paura di un destino di povertà e insuccessi, Cranston, a quasi trent'anni, comincia a partecipare a diverse serie televisive, finendo per prendere parte a molte delle serie più famose della tv, come La signora in giallo, Baywatch, Flash, Walker Texas Ranger, Babylon 5, Sabrina, vita da strega, Seinfeld, X-Files, Chicago hope e prestando la voce a diversi progetti, tra cui i Power Rangers, di cui ha doppiato i mostri, e la serie di Lilo&Stitch. La prima vera notorietà arriva però nel 2000 con Malcolm (titolo italiano di Malcolm in the Middle), sitcom targata Fox in cui Cranston è Hal, padre sempliciotto e insicuro di Malcom, il bambino prodigio protagonista interpretato da Frankie Muniz. Apprezzata da pubblico e critica, Malcom viene rinnovata per sette stagioni, per un totale di 151 episodi andati in onda tra il 2000 e il 2006.
Leggi anche: Seinfeld: 25 motivi che ne fanno la migliore sitcom di sempre
Prima di ottenere finalmente il ruolo da protagonista nella serie che ha segnato il suo destino, Cranston ha doppiato alcuni episodi di I Griffin, in cui ha ripreso anche il ruolo di Hal, ed è stato Lucifero nella miniserie in tre episodi Fallen - Angeli Caduti, in cui indossa una tunica scarlatta e fa le prove generali di mefistofelica malvagità prima di diventare "The one who knocks"; una curiosità: il ruolo principale, Aaron, il ragazzo mezzo umano e mezzo angelo, è affidato a Paul Wesley, che a breve sarebbe diventato il vampiro Stefan Salvatore in The Vampire Diaries.
Cranston e il cinema: una vita da spalla
Il primo ruolo al cinema di Bryan Cranston risale al 1987, nel film Donne amazzoni sulla Luna, diretto da Joe Dante e che comprende nel cast anche Michelle Pfeiffer, in cui interpreta un paramedico. Un ruolo magari non memorabile, ma che traccia il futuro percorso delle scelte dell'attore al cinema, che sembra guardare con cura al regista e al progetto piuttosto che all'importanza della sua parte, indole che lo porta a collaborare con alcuni dei più importanti autori del mondo: come i premi Oscar Steven Spielberg e Steven Soderbergh, che l'hanno voluto in Salvate il soldato Ryan (1998) e Contagion (2011), Nicolas Winding Refn, che gli ha affidato il ruolo del meccanico Shannon in Drive (2011), e Ben Affleck, che l'ha diretto in Argo (2012). Interessanti le partecipazioni a film indipendenti divenuti poi successi di pubblico e critica, come Little Miss Sunshine (2006) e The Lincoln Lawyer (2011), in cui si confronta con Matthew McConaughey, che proprio in quel film comincia la sua risalita professionale che lo ha poi portato a vincere il premio Oscar. Da segnalare anche la partecipazione al film The Big Turnaround (1988), in cui a dirigerlo è suo padre, Joe Cranston.
Leggi anche: Giù la maschera: le star del Comic-Con in incognito
Breaking Bad: Walter White, il ruolo della vita
Dopo decenni di parti minori, finalmente la svolta: Vince Gilligan, già sceneggiatore di X-Files, lo vuole a tutti i costi come protagonista di un suo nuovo progetto, Breaking Bad, prodotto da AMC, che proprio in quegli anni comincia a produrre le sue prime serie originali, che di lì a poco sarebbero diventate alcuni dei più grandi successi televisivi di sempre (basti pensare che il canale via cavo ha messo a segno uno dopo l'altro Mad Men, 2007, Breaking Bad, 2008, e The Walking Dead, 2010). In cerca di un attore in grado di "essere allo stesso tempo ripugnante e simpatico", Vince Gilligan ha combattuto per avere Cranston, da cui era rimasto impressionato proprio nell'episodio di X-Files 6x02 "Drive", da lui scritto (in cui è un uomo che sequestra il Fox Mulder di David Duchovny nella sua stessa auto minacciandolo con una pistola), opponendosi alle scelte dei produttori, che avrebbero voluto John Cusack o Matthew Broderick.
Leggi anche: Breaking Bad, i momenti chiave della saga di Walter White
Intuendo le grandi potenzialità del personaggio, Cranston ha plasmato Walter White cesellandolo con cura, diventando parte fondamentale del processo creativo: oltre a essersi ispirato a suo padre per la postura e l'espressività, l'attore ha preso dieci chili e ne ha persi di più per mostrare il suo cambiamento fisico, si è prima fatto tingere i capelli di castano e poi li ha rasati, ha scelto in prima persona la gamma dei colori degli abiti del professore di chimica di Albuquerque, in prevalenza verde e marrone, per dargli un aspetto neutro e insignificante, ed è stato sempre lui a farsi crescere i baffi, ormai inscindibili dal personaggio, che nella sua mente dovevano assomigliare a "un bruco morto". Voce ipnotica, sguardo intelligente e un sorriso tanto raro quanto enigmatico, il Walter White di Bryan Cranston è diventato uno degli antieroi per eccellenza della televisione, degno erede di Tony Soprano (James Gandolfini), che non sfigurerebbe in una tragedia di Shakespeare.
Leggi anche: Da Tony Soprano a Walter White, 10 memorabili antieroi del piccolo schermo
Per la sua incredibile capacità di delineare il percorso nell'abisso del professore di chimica trasformatosi in signore della droga, l'attore ha ottenuto una pioggia di premi, diventando l'unico interprete, insieme a Bill Cosby, a vincere per tre anni di fila l'Emmy come miglior attore protagonista. Contrariamente al suo personaggio, e chi ha visto i contenuti speciali dei cofanetti di Breaking Bad lo sa, Cranston è un uomo solare dalla risata sempre pronta, che non si prende sul serio e scherza in continuazione,"un bambino intrappolato nel corpo di un uomo", come lo ha descritto il suo compagno di set Aaron Paul, che nella serie è Jesse Pinkman.
Leggi anche: 50 sfumature di (Walter) White: la teoria dei colori di Breaking Bad e Better Call Saul
Trumbo: la prima nomination all'Oscar
Archiviato Breaking Bad, di cui ha diretto anche tre episodi (non è la prima volta da regista: l'esordio dietro la macchina da presa era arrivato nel 1999 con il film Last Chance), e una breve parte in Godzilla (2014), l'attore si è buttato nella produzione, contribuendo a produrre le serie Sneaky Pete e SuperMansion, e ha finalmente ottenuto un ruolo da protagonista anche al cinema grazie a L'ultima Parola - La vera storia di Dalton Trumbo, che gli ha permesso di ricevere, alla soglia dei sessant'anni, la sua prima nomination al premio Oscar. Lo scorso 28 febbraio Cranston ha applaudito un altro candidato, quel Leonardo DiCaprio che la prima nomination l'ha avuta a vent'anni e ha ottenuto la statuetta alla quinta, ma ormai il suo nome è scritto tra i grandi attori contemporanei, dimostrando, a chi lo riteneva adatto soltanto al mondo televisivo, di essere un interprete versatile e che ha ancora molto da offrire. Dal canto suo l'attore, sposato due volte, padre di una figlia e grandissimo appassionato di baseball, è attivo più che mai nel mondo del cinema, sia come interprete che come produttore e regista, provando che non è mai troppo tardi per seguire le proprie passioni.
Leggi anche: La recensione di Trumbo, un comunista a Hollywood
Better Call Saul e altri progetti
Il futuro di Cranston è pieno di impegni: Wes Anderson l'ha scelto come voce in un suo nuovo progetto di animazione ancora senza titolo; sarà diretto da James Franco nei suoi nuovi film The Disaster Artist e In Dubious Battle; riprenderà il ruolo di Lyndon B. Johnson, 36esimo Presidente degli Stati Uniti, in All the Way, serie HBO ispirata all'omonima opera teatrale che l'attore ha portato sul palcoscenico nel 2014 a Broadway e per cui ha vinto il Tony Award; sarà il papà di Miles Teller in Get a Job di Dylan Kidd; avrà di nuovo a che fare con la droga, e in particolare quella di Pablo Escobar, in The Infiltrator; sarà un padre geloso del fidanzato di sua figlia in Why Him?, dove reciterà di nuovo con James Franco, e avrà un esaurimento nervoso in Wakefield.
Il ruolo più atteso da tutti i fan di Breaking Bad però è quello di un Walter White più giovane in Better Call Saul, spin-off incentrato sull'avvocato Saul Goodman (Bob Odenkirk), mancato nella prima stagione ma molto probabile in questa seconda, appena cominciata in America e arrivata in Italia su Netflix. Per i più scettici, lo stesso Vince Gilligan ha recentemente rivelato in un'intervista che i camei di Walter e Jesse ci saranno: "Ogni serie ha diritto a sparare due-tre proiettili d'argento" ha detto l'autore, continuando: "Sono costosi e preziosi e quindi quando li spari contro il lupo mannaro vuoi che vadano a segno. Walter e Jesse sono i nostri due proiettili più brillanti e vogliamo giocarceli al momento più opportuno. Sarebbe un vero peccato se Better Call Saul finisse senza che quei due si facessero vivi". Gilligan l'ha praticamente promesso ai fan e Cranston potrebbe tornare non solo nei panni del suo personaggio più amato, ma anche da regista. Non resta che aspettare.
Leggi anche: Better Call Saul: tutte le citazioni di Breaking Bad