Sono passati quindici anni da quando la regista Sharon Maguire portò al cinema la trasposizione del libro dell'acclamata scrittrice Helen Fielding, Il diario di Bridget Jones, e dopo un sequel nel 2004 diretto da Beeban Kidron, Che pasticcio, Bridget Jones!, la Maguire ritorna a collaborare con la Fielding per il terzo capitolo che segue le avventure disastrose della ex-trentenne Bridget,Bridget Jones's Baby.
Nel 2001 questo personaggio fu una vera scoperta. Donne di tutto il mondo si ritrovarono nei modi goffi e paradossali di Bridget, nella sua vita amorosa complicata e nella sua eterna battaglia con la bilancia. Dopo le fatidiche peripezie, perennemente divisa tra il don giovanni Daniel (Hugh Grant) e il misterioso e tutto d'un pezzo Mark Darcy (Colin Firth), Bridget è finalmente tornata!
Un (non troppo) nuovo inizio
Dopo molti chili di meno, un taglio di capelli nuovo e una impiego finalmente soddisfacente come produttrice di uno show televisivo, l'eroina Bridget, interpretata sempre da Renée Zellweger, è rinata dalle sue stesse ceneri e continua a condurre la sua vita spensierata come ha sempre fatto. Il tempo che passa, però, non è amico della nostra Bridget. La campana degli -anta suona anche per lei, e Bridget si sempre più conto di aver sprecato così tanto, ritrovandosi prigioniera nella paura più recondita di molte donne: restare da sola.
Tra una bevuta di troppo, un paio di mutandoni della nonna e dolci ingurgitati senza sosta, Bridget alla vigilia del suo quarantetreesimo compleanno sente di aver fallito, in un modo o nell'altro. Nella sua vita manca qualcosa e quel qualcosa ha sempre di più l'aspetto di un avvocato serioso, dalla compostezza inglese e con uno dei cognomi più amati nella letteratura inglese.
Il destino, e questo nessuno più di Bridget dovrebbe saperlo, è imprevedibile. Basterà un week end folle al Glastonburry Festival, durante il quale farà la conoscenza dell'affascinante americano Jack Qwant (Patrick Dempsey), inventore di un algoritmo per sito di incontri, per farle perdere ogni inibizione; ma non sarà da meno la notte passata tra le braccia di Mister Darcy in occasione dell'ennesimo battesimo a cui Bridget deve partecipare come madrina. Un paio di settimane più tardi, una taglia in più e qualche nausea di troppo, Bridget si renderà conto che forse il suo prossimo compleanno non lo trascorrerà proprio in solitudine. Ma il padre chi è?
Un'icona immortale, differente, di femminilità
Divertente, romantico e paradossalmente reale, Bridget Jones's Baby ripropone tutti quegli elementi che ci hanno fatto innamorare nel 2001 della londinese più pasticciona di sempre, riadattando le situazioni a una generazione di donne differenti.
Brdget Jones ha fin da subito rappresentato le problematiche femminili più svariate, da quelle apparentemente più futili, come peli superflui e chili da smaltire, a quelle più consistenti come trovare una posizione lavorativa soddisfacente, vivere da single e combattere contro la superficialità maschile.
In questo nuovo capitolo la nostra eroina, sempre al passo coi tempi, si trova di fronte al dover gestire una garavidanza tardiva ma anche la prospettiva di dover crescere da sola quel bambino. Madre single, ultraquarantenne, costantemente in lotta con se stessa.
Una sfida davvero ardua per Bridget Jones che, ancora una volta, insegna a non mollare mai, perfino nei momenti più disperati dove tutto, e con tutto si intende davvero tutto tutto, sembra andare per il verso sbagliato.
Nonostante Renée Zellweger sia cambiata parecchio negli ultimi anni, tra chirurgia plastica e diete estreme, facendo perdere a Bridget qualcosa della sua naturalezza, la sua essenza resta ancora fortissima in questo personaggio. La prima impressione è proprio quella di trovasi di fronte ai primi fotogrammi del 2001. Bridget Jones's Baby trasuda di quella spontaneità tipica del primo film, un po' persa all'interno del secondo, troppo scontato e costruito.
Difetto più evidente del film è invece il cercare costantemente, anche quando bastano semplicemente le azioni naturali dei personaggi, l'effetto comico, scadendo in battute fin troppo demenziali e poco coerenti con il succo della narrazione.
Sicuramente, da questo punto di vista, mancano gli elementi più freschi e innovativi della pellicola che nel 2001, con grande sorpresa di tutti, incassò in tutto il mondo oltre 280 milioni di dollari, ma Bridget Jones's Baby riesce comunque a portare al cinema quelle situazioni paradossali, la naturalezza e semplicità di un'icona che ha cambiato il modo di vedere la donna al cinema.
Vecchie fiamme e nuovi amori, chi scegliere?
Una grande gioia per gli occhi e i cuori di tutte le fan, vedere nuovamente sullo schermo Colin Firth vestire i panni del misterioso Mark Darcy, un Darcy che di certo non ha poco da spartire con quello della sublime Jane Austen. Lo stesso Firth ha vestito i panni di entrambi i personaggi, perché è stato il Darcy austeniano nella bellissima miniserie del 1995. E, per chi non lo sapesse, il primo libro dedicato a Bridget è liberamente ispirato proprio a Orgoglio e Pregiudizio.
Delizia per gli occhi anche Patrick Dempsey, il Derek di Grey's Anatomy che ci ha lasciati orfani due anni fa, nei panni di un travolgente e passionale magnate degli incontri online.
Due personaggi molto diversi, due attori molto bravi e sempre piuttosto versatili. La combinazione tra i due è perfetta, e a loro modo riescono a rappresentare il bivio entro il quale si ritrova a fare i conti Bridget.
Impossibile, però, non sentire la mancanza del carismatico bastardo Daniel. Hugh Grant non ha voluto, infatti, partecipare al film. Eppure, per non far soffrire troppo nessuno, in qualche modo Daniel riesce a essere presente nella pellicola.
Bridget Jones's Baby riesce, a distanza di anni, a conquistare ancora una volta il cuore delle sue vecchie fan: è una commedia romantica tutta al femminile che strizza l'occhio a quelle donne e ragazze cresciute in questi anni, ma abbraccia una fascia generazionale molto più ampia, insegnando a non arrendersi mai, sorridere sempre alla vita e mettercela tutta, anche quando siamo sotto la pioggia, senza ombrello, senza borsa e senza chiavi di casa. Perché in fondo, siamo tutte un po' Bridget!
Movieplayer.it
3.5/5