Un western esistenziale, ma anche una "storia di liberazione e guarigione". Kim Rossi Stuart definisce così il suo terzo film, Brado (in sala dal 20 ottobre con Vision Distribution), conclusione di un'ideale trilogia iniziata con Anche libero va bene e proseguita con Tommaso di cui ricorrono nomi dei personaggi e storie. La struttura è quella del western classico utilizzato qui per raccontare il rapporto tra un padre, Renato (Kim Rossi Stuart), e suo figlio Tommaso (Saul Nanni): il primo acciaccato, ombroso, rude e il secondo giovane schivo, responsabile, equilibrato che si guadagna da vivere facendo il muratore acrobatico. Se le daranno di santa ragione nel corso del film che parla di redenzione, rinascita, libero arbitrio e in cui l'universo femminile pur se marginale trova nella giovane interprete Viola Sofia Betti l'unica figura salvifica.
La nostra video intervista a Kim Rossi Stuart, Saul Nanni e Viola Sofia Betti
Il genere e il tema del selvaggio
Tratto da uno dei racconti del libro Le guarigioni, scritto dallo stesso Kim Rossi Stuart nel 2019, in Brado "il cinema di genere è un buon veicolo per raccontare cose capitali come il rapporto padre-figlio, tema fondamentale sin dalla nascita dell'uomo sulla Terra", chiarisce subito il regista. "Abbiamo cercato di approfondire e scomodare le cose più urgenti e importanti, ad esempio la visione edipica del padre, che pone inconsapevolmente un fardello ingombrante sulle spalle del figlio, obbligato quindi a trovare una propria identità libera da quel peso e dalla violenza simbolica che ti mette addosso e di cui è spesso difficile liberarsi". Una liberazione che i due protagonisti conquisteranno alla fine di un viaggio accidentato e selvaggio durante il quale "lottano, se ne dicono di tutti i colori, si scaricano addosso valanghe di letame", salvo rendersi conto che lo fanno solo "per amore, per ritrovare l'amore eterno e la tenerezza. L'immagine che mi accompagna e che poi è diventata il tirante del film è lo sguardo del padre che ha in braccio il fagottino di una creatura appena nata".
Il tema del selvaggio e del rapporto con la natura è insieme al dramma famigliare dominante: "Nella storia si coagula il tema del respiro che ha a che fare con la genesi e la creazione; il mio primo film era sulla pancia, il secondo sul cervello e questo invece è un film sui polmoni. Brado è il cavallo, il ranch, brado è il padre e l'educazione a cui Tommaso è stato sottoposto, anche quella è selvaggia", spiega Rossi Stuart. L'idea nasce dalla "voglia di raccontare un'ambientazione e far vivere allo spettatore alcune cose che avevo vissuto in gioventù: solo chi ha fatto una galoppata sfrenata all'imbrunire può capirne l'emozione quasi orgasmica, che smuove le endorfine, il confronto con qualcosa di atavico e selvaggio".
Brado, la recensione: Tra western e dramma familiare
Saul Nanni e Viola Sofia Betti, la rivelazione del film
E poi ci sono i due giovani interpreti Viola Sofia Betti e Saul Nanni, ognuno a proprio modo una rivelazione. "Ho avuto il modo e il tempo di conoscere Tommaso, ho passato mesi e mesi a cavalcare per prendere confidenza con quel mondo che in fondo non conoscevo così da vicino. Il personaggio l'ho curato con Kim, senza darci delle regola che per forza dovevamo seguire. Abbiamo semplicemente cercato la nostra strada, con un unico obiettivo finale: la ricerca della verità", racconta Saul Nanni. Il suo Tommaso finisce per innamorarsi di Anna, personaggio chiave nella vita del ragazzo, come spiega Viola Sofia Betti, che di mestiere fa l'amazzone e prima di Brado non aveva mai recitato: "Rispetto agli altri personaggi femminili che sono un po' dei fantasmi che vanno e vengono e che forse la vita gliela complicano, il ruolo di Anna è quello di dargli una mano, di aiutare sia lui che Renato a mettere insieme dei pezzetti importanti del puzzle".