Blade non è sicuramente tra i personaggi fumettistici più noti de La Casa delle Idee e, paradossalmente, a fare la sua fortuna, è stata una trilogia cinematografica uscita tra il 1998 e il 2004, che tra l'altro ha contribuito a modificare il canone del personaggio. Se pensiamo a questo antieroe, figlio di un umana e di un vampiro (perlomeno nella storia originale), non riusciamo a comprendere immediatamente quale può essere il legame con la Marvel. Oscuro, violento e cinico, questo guerriero dell'ombra, votato all'assassinio di succhiasangue, è un outsider rispetto al panorama fumettistico di riferimento, ma ha comunque avuto diversi momenti di gloria tra le pagine, entrando tra l'altro in un gruppo esoterico particolarmente potente (con Doctor Strange come leader) ovvero i Figli della Mezzanotte. Dopo quasi 20 anni dall'ultimo film su Blade ovvero Blade: Trinity - senza poi menzionare la disastrosa serie targata Spike - ecco che il personaggio sta per tornare in un lungometraggio dedicato, pienamente parte dell'MCU e previsto per il 2024, con Mahershala Ali (Green Book, Moonlight) ad incarnare il protagonista. Detto questo, in piena produzione in corso, il progetto sembra già essere andato alla deriva, con diversi elementi che è opportuno segnalare.
Il confronto necessario con la vecchia trilogia
Partiamo con il dire che è davvero difficile parlare di questo nuovo lungometraggio marvelliano senza tirare in ballo la già citata trilogia cinematografica che ha avuto un grande successo commerciale con i primi due film, diretti rispettivamente da Stephen Norrington (The Last Minute, La leggenda degli uomini straordinari) e Guillermo del Toro (La fiera delle illusioni, Il labirinto del fauno). Nonostante il terzo capitolo della tripletta filmica non abbia replicato la calorosa accoglienza degli altri due lungometraggi, nel complesso questa piccola saga ha diversi meriti, avendo dapprima contribuito alla nascita dei moderni cinecomic, oltre che ispirare un immaginario decadente e crepuscolare ripreso da altri progetti. Come non dimenticare, tra l'altro, la strepitosa interpretazione di Wesley Snipes (L'arte della guerra, Game of Death) che ha dato anima e corpo alla trilogia. Ecco che quindi la nuova pellicola parte già con un onorevole precedente che per quanto può essere diverso dal nuovo progetto, rappresenta comunque un punto fermo dal quale ripartire.
Una sceneggiatura che non funziona
Il cuore del problema di Blade è stato segnalato, durante la produzione, dallo stesso Mahershala Ali come hanno riportato diverse indiscrezioni. A quanto pare, lo stesso attore protagonista, di fronte alla sceneggiatura completa, a settembre 2022, non è stato per nulla soddisfatto del risultato finale. A detta dell'artista, infatti, oltre ad essere un copione molto breve (circa 90 pagine) c'erano poche scene d'azione e nemmeno particolarmente entusiasmanti. Ciò avrebbe portato al coinvolgimento di Beau DeMayo (Moon Knight, The Witcher) che sarebbe intervenuto prontamente a riscrivere lo script. Un ostacolo che avrebbe richiesto di recente anche l'intervento dello sceneggiatore Nic Pizzolatto (True Detective, I magnifici 7) che ha lavorato con Ali nella terza stagione di True Detective. Mentre ci viene da pensare che è stato lo stesso attore a coinvolgerlo, una cosa è certa: il copione continua a richiedere riscritture frequenti e questo sicuramente non è un buon segno.
Blade, Mahershala Ali avrebbe chiesto numerosi cambiamenti nello script
Tra riscrittura e cambi registici
La modifica continua di una sceneggiatura oltre chiaramente a segnalare una mancanza di obiettivi narrativi chiari e anche una qualità non particolarmente brillante, può vedere, come nel caso di Blade, il coinvolgimento di più mani nella riscrittura del testo. Quando ci sono diversi autori nella stesura e nell'aggiustamento di un progetto, è inevitabile che tale film avrà suggestioni multiformi con un'idea fondante sempre meno coerente e organica. Il rischio è proprio quello di finire in un caos narrativo in cui non c'è un fine preciso nella scrittura. Anche il cambio registico attuato a due mesi dall'inizio riprese, con Bassam Tariq (Ghost of Sugar Land, These Bird Walk) sostituito da Yann Demange (Dead Set, Lovecraft Country) non giova di certo al lungometraggio che mette in evidenza anche una difficoltà di comunicazione tra registi e produzione. La tradizione ci insegna che continue modifiche alla direzione dell'opera, oltre ad essere costose, contribuiscono attivamente a rendere la pellicola più sfilacciata e meno solida.
Il collegamento "mancato" con Eternals
Non ci dimentichiamo, inoltre, che l'unico aggancio attualmente valido al Marvel Cinematic Universe pensato per Blade è un collegamento che abbiamo visto in Eternalsdi Chloe Zhao (Nomadland, The Rider - Il sogno di un Cowboy). Nella post-credits del cinecomic, vediamo Dane Whitman (Kit Harington) impossessarsi di una spada mistica appartenuta ai suoi antenati (anticipando la sua trasformazione in Black Knight) con la voce di Blade in sottofondo che gli chiede se è pronto a brandirla. Oltre al fatto che il riferimento, per chi non conosce i fumetti de La Casa delle Idee, è piuttosto complicato da intercettare, bisogna tenere in considerazione che, dopo l'accoglienza non proprio esaltante di Eternals, sembra che la presenza di Harington all'interno di Blade sia stata piuttosto ridimensionata. Una scelta, che, ancora una volta, influisce direttamente sul lungometraggio perché tale collegamento "mancato" rischia di compromettere il collante iniziale tra l'opera e l'MCU, facendo apparire il film come qualcosa di esterno.
Un posizionamento difficile nell'MCU
Chiudiamo la nostra analisi di Blade facendo notare che l'opera, tra l'altro, non ha un posizionamento ben definito all'interno del mondo cinematografico e seriale de La Casa delle Idee. Se già il legame debole con Eternals non aiuta bene il pubblico ad identificare, già dall'inizio, il film in quanto non comprende come possa far parte del canone MCU, un altro problema è dettato dal contenuto e stile della pellicola. Se effettivamente verrà rispettato il fumetto in tutte le sue parti, saremo in presenza di un prodotto più maturo e oscuro rispetto agli altri prodotti del Marvel Cinematic Universe. Un elemento sicuramente positivo in quanto accresce la varietà dell'universo supereroistico esplorando temi maggiormente dark, ma a livello progettuale è difficile da gestire perché, ad ora, non ha un posizionamento ben preciso nel piano strategico di Kevin Feige. In definitiva, speriamo quindi che tutte queste criticità evidenti del cinecomic siano risolte nel corso della produzione e che il cacciatore di vampiri sia libero di esprimere al meglio tutta la sua potenzialità scenica.