Black Out 2: le location e le ispirazioni della serie raccontate da Fabio Resinaro e Nico Marzano

I due registi hanno spiegato quanto sia stato difficile girare tra le valli del Trentino Alto-Adige. la seconda stagione della fiction è su Rai1.

Alessandro Preziosi e Marco Rossetti in Black Out 2.

Un giallo tra i ghiacci del Trentino. Questa è Black Out 2 - Le verità nascoste, la seconda stagione della serie prodotta da Eliseo Entertainment e Rai Fiction in collaborazione con la Trentino Film Commission. La sceneggiatura riprende il mistero precedente per aggiungerne uno nuovo, e provare a sbrogliare il bandolo della matassa. Sicuramente non è facile se poi i protagonisti sono bloccati all'Hotel Cima Paradisi, coi soccorsi in arrivo che però potrebbero avere ben altre intenzioni verso gli ospiti della struttura.

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Arrivano i soccorsi... forse

Allora, siamo andati ad indagare dietro la complessa realizzazione di un unicum nel panorama fiction italiano. E lo abbiamo fatto insieme a coloro che ne hanno preso le redini della regia: Fabio Resinaro e Nico Marzano che già avevano lavorato insieme nella serie Sky Il Grande Gioco.

Black Out 2: l'Hotel e le location del Trentino

L'albergo al centro della storia della serie Rai è in realtà Villa Welsperg residenza privata degli omonimi conti. Le valli in cui è stata girata la fiction sono quelle del Primiero, Vanoi e Sagron Mis, tra gennaio e marzo 2024.

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Una scena della seconda stagione

Il duo racconta: "L'approccio alla montagna da tutti i punti di vista, anche da chi la affronta e vive ogni giorno, è la parola rispetto. Perché decide lei e penso che l'abbiamo affrontata nel modo giusto spingendo i nostri limiti sia produttivi, sia fisici per quanto riguarda gli interpreti. Abbiamo girato in posti fino a 2000 metri d'altitudine, e il carrozzone che si porta dietro una troupe cinematografica o televisiva non è esattamente piccolo. Abbiamo cercato di restituire agli occhi dello spettatore quello che è il fascino suggestivo ma anche la difficoltà dei paesaggi mozzafiato. Il cast interpreta la fatica e le emozioni ma a volte li abbiamo veramente portati al limite estremo. A volte è soddisfacente portare la verità e non solo la verosimiglianza nella narrazione".

Del resto, Marco Rossetti ha rischiato di finire in un crepaccio e Alessandro Preziosi di rompersi il menisco, come ci hanno raccontato gli stessi interpreti: "Li spingevamo a fare sempre di più, a cascare con le motoslitte. Ma ne siamo usciti tutti sani e salvi (ridono). Dicevamo 'Ne facciamo un'altra?' anche dopo l'infortunio, col produttore che ci guardava attonito (ride)". Ci verrebbe da commentare: come Muccino in Call My Agent: 'Questa la vedo moscia'.

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In cabina di regia per la ficton Rai

Fabio Resinaro & Nico Marzano sono dovuti subentrare rispetto alla prima stagione. Un'altra sfida dietro la telecamera: "Le seconde stagioni sono sempre difficili per vari motivi, uno di questi è proseguire una storia che è stata cementata da altri, in questo caso Riccardo Donna. Noi abbiamo cercato di portare avanti il nostro punto di vista, il nostro angolo visivo, in ciò che era già fissato; di portare ciò che ci interessano di più anche a livello semantico. La cosa importante è saper rispettare il lavoro fatto dagli sceneggiatori, che sono il cuore pulsante di una serie televisiva. Crediamo di essere riusciti a mantenere tutte quelle linee sentimentali e di rapporti interpersonali portandole in quella che è una narrazione più d'azione e thriller. Crediamo di aver trovato un giusto equilibrio".

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Black Out. Il regista Nico Marzano sul set della seconda stagione.

Ci vuole chimica anche dietro la macchina da presa, non solo davanti: "Pur venendo da gusti cinematografici molto simili, siamo molto complementari nel lavoro. Come una storia romantica. Una bromance. Lavoriamo individualmente sul set ma l'aspetto più importante è sempre l'appoggio e la condivisione del punto di vista dell'altro, per poi arrivare a fare le nostre scelte. Un lavoro che ha completato il nostro approccio singolo". Speriamo solo che l'altro Fabio (Guaglione, che con il primo ha diretto Mine e Ride) non sia geloso (si scherza).

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La forza della seconda stagione di Black Out sono le verità nascoste del sottotitolo: "È interessante e stimolante quando parti da una rosa ben costruita nella prima stagione di racconti che hanno milioni di possibilità - gli autori si devono essere molto divertiti a tirare le fila di tutto per portarle ad una conclusione, o quello che sembra tale".

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Marco Rossetti e Rike Schmid in una sequenza

Continuano poi: "Anche noi registi in fondo. Tutto può essere ribaltato da una parte o dall'altra, nei rapporti qualitativi tra i personaggi. Ciò che è positivo può sembrare negativo e viceversa. Ognuno di loro però si muove per un proprio bisogno di bene personale rispetto ai propri cari. Anche i personaggi più biechi lo fanno per proteggere le persone che amano. Questo è un po' il fil rouge della serie".

La seconda dovrebbe essere l'ultima stagione della serie ma il duo sarebbe felice di tornare nuovamente a lavorare insieme, per alzare ancora l'asticella in un panorama fiction molto più statico.

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Ispirazioni filmiche

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Alessio Vassallo è una delle new entry delle nuove puntate

Quando si ha a che fare con la serialità di genere spesso si hanno delle reference. Dice Marzano: "Io e Fabio abbiamo gusti molto simili e variegati ma anche opposti a volte. Affrontando questo progetto non ci siamo mai messi a tavolino a dire 'Hai presente quello? Replichiamolo' come era capitato nell'esperienza precedente del Grande Gioco. Qui siamo andati molto liberi di farci influenzare da quelle che sono le nostre memorie cinematografiche. Qualunque storia tra i ghiacci e di isolamento - senza andare a scomodare i grandi maestri - è di grande ispirazione come tema. Da Cast Away a Revenant, due poli opposti, sono sempre qualcosa a cui diamo un occhio e un orecchio ma non necessariamente delle ispirazioni nette e dirette".